Inter, Kily Gonzalez non molla e torna in campo a 40 anni

Per la serie "a volte ritornano", torna a calcare i campi di gioco Kily Gonzalez, ex giocatore di Boca Juniors, Valencia ed Inter. L'argentino, dopo le ultime esperienze con Rosario Central ed il San Lorenzo, ha deciso di indossare nuovamente le scarpette da gioco, dopo tre anni di inattività. Una scelta coraggiosa, e figlia di una passione infinita per il calcio, che ha portato Kily Gonzalez ad accordarsi con il Crucero del Norte, società che milita nella Serie B argentina. La conferma del ritorno in campo dell'ex interista, è arrivata tramite annuncio ufficiale, via Twitter, del club che ha sede a Posadas: città di 250.000 abitanti situata nell'Argentina nord-orientale. Kily Gonzalez, nella sua brillante carriera, oltre ad aver giocato e vinto con la maglia della nazionale albiceleste (Oro alle Olimpiadi 2004), ha gioito anche in Liga, con il Valencia (Supercoppa nel 1999 e titolo nel 2001/2002), e successivamente con l'Inter di Roberto Mancini, con la quale ha vinto Scudetto, 2 Coppe Italia e 1 Supercoppa Italiana.
L'arrivo a Milano – Kily Gonzalez arrivò nel capoluogo lombardo nell'estate del 2003, dopo ottime stagioni passate in Spagna con il Valencia. Hector Cuper, l'hombre vertical chiamato a risollevare le sorti dell'Inter, spinse per l'arrivo del connazionale, dopo l'infelice campionato del 2002 (famoso per il 5 maggio e le lacrime di Ronaldo) ed il secondo posto nella stagione successiva, alle spalle della Juventus campione d'Italia. Con il tecnico argentino, Kily Gonzalez riuscì a convivere fino all'ottobre del 2003 quando, dopo una sconfitta rimediata a Brescia, il tecnico fu esonerato e successivamente sostituito da Alberto Zaccheroni. A far scendere i titoli di coda sull'esperienza milanese di Cuper, in quella stagione, fu soprattutto il derby perso malamente contro il Milan di Kakà e Shevchenko: sfida passata alla storia per le scintille tra Kily Gonzalez e l'ex numero 22 rossonero e per il primo gol, nella stracittadina milanese, proprio di Ricardo Kakà.