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Inter, il VAR e Abisso comodi alibi: sul 3-1 una squadra vera avrebbe chiuso il match

E’ vero, l’errore sul tocco di petto di D’Ambrosio ha condannato l’Inter ad un pareggio ingiusto. Ma al di là della topica di arbitro e moviola, il peccato capitale è stato non aver saputo gestire il doppio vantaggio in un match in cui la Fiorentina ha meritato di più. E ora il Milan è a un passo dal terzo posto.
A cura di Alessio Pediglieri
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Colpa del VAR ha detto Luciano Spalletti, capitanato da un popolo nerazzurro letteralmente infuriato per il torto subito al 110′ minuto di una partita interminabile. "La partita la si era vinta, basta. Senza se e senza ma: non era rigore, è petto. Finisce qui" ha sbottato il tecnico ai microfoni di una esterrefatta Sky insultata di partigianeria di quart'ordine dall'inviperito allenatore nerazzurro.

Con ragione di causa, perché quel tocco di petto di D'Ambrosio grida vendetta e la griderà – crediamo – fino a fine stagione – soprattutto se all'Inter mancheranno quei due-tre punti per accedere alla Champions League. La speranza è che non avvenga tutto ciò ma la realtà e ben differente: il Milan adesso è a -2, la Roma e la Lazio sono sempre lì pronte ad inserirsi per sparigliare il banco.

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Perché il pareggio è un risultato corretto

Tuttavia non è corretto ridurre tutta la partita del Franchi alla decisione di Abisso che fischia un rigore che non c'è a tempo abbondantemente scaduto dopo averlo confermato al VAR in un lasso di tempo che è parso infinito e che – di fatto – ha determinato il tabellino del 3-3 tra Fiorentina e Inter. Un risultato che può essere anche considerato corretto, per il gioco espresso in campo dalle due squadre, al lordo delle decisioni della moviola e del direttore di gara.

La Fiorentina non meritava la sconfitta, anzi. A dire il vero potrebbe anche affermare che il pareggio le sia andato stretto. Senza essere ‘tifosi' come Spalletti ha insinuato nel parterre giornalistico di Sky, ma provando a restare obiettivi, compito arduo in un match in cui è capitato di tutto e il suo contrario: sei gol segnati di cui cinque passati attraverso gli occhi delle telecamere. Un altro annullato, sempre via VAR. Tutte decisioni corrette, tranne l'ultima, determinante.

Il solito difetto di una squadra instabile

Ma stando al gioco, l'Inter è nettamente calata nel secondo tempo quando si è ritrovata la partita in mano grazie alla geniale invenzione di Politano a ridosso dell'intervallo che ha spezzato l'entusiasmo viola e al rigore di Perisic ad inizio ripresa. Una squadra vera, tosta, matura avrebbe condizionato il match sulle proprie corde, gestendo i ritmi, alzandoli o abbassandoli a proprio vantaggio, sfruttando le ripartenze e lo sbilancio avversario.

A crescere e a entrare in partita, invece è stata proprio la Fiorentina che colpita e ferita dai tre gol subiti ha dato fondo al proprio orgoglio e spirito di squadra. Un risultato bugiardo, il 3-1 perché chi era andato più volte in difficoltà era stato il reparto difensivo nerazzurro, incapace di frenare Gerson e Biraghi sulle fasce e l'intesa Simeone-Chiesa al centro. Spalletti si è trovato imbavagliato in mediana, con Nainggolan che ha corso come nei tempi migliori ma era morso da Edimilson e Brozovic incatenato da Gerson.

Più che con l'arbitro "ci si incazzi" con se stessi

E' lì che Pioli si è appropriato del match  e il gol dopo 20 secondi ne era specchio esemplare. Ai punti la Fiorentina ha messo nell'angolo l'Inter e se il risultato fosse stato a favore dei viola poco c'era da recriminare. Quindi, adesso, è vero: si urli e sbraiti contro il VAR, contro Abisso (di nome e di fatto), si recrimini per l'atroce torto subito. Ma ci si incazzi (per dirla come capitan Handanovic) contro se stessi, si tirino fuori gli attributi (alla Simeone) perché il Milan è a 2 punti.

Il calendario è contro l'Inter che dovrà affrontare ancora una trasferta (a Cagliari), poi la sfida di Francoforte (in Europa League), quindi la Spal in casa, l'Eintracht nel ritorno di Coppa e il derby di San Siro. Il Milan, di contro, si appresta alla seconda gara interna consecutiva, contro il Sassuolo e poi (con nel mezzo, la gara d'andata in Coppa Italia all'Olimpico con la Lazio) alla non impossibile trasferta di Verona contro il Chievo. Poi, riposo, in vista del derby.

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