Inter, falsa partenza: un punto in due gare, di chi è la colpa?
Un punto in due partite. Non impossibili, in trasferta contro il Sassuolo e in casa con il Torino. Un punto, mille polemiche: l'Inter dopo 180 minuti è già sotto processo per una falsa partenza che ne ha compromesso se non il campionato – la stagione è ancora molto lunga – almeno la propria credibilità. Un disco già sentito, come ha ammesso (troppo) candidamente anche Luciano Spalletti dopo il pareggio con fischi di San Siro.
Una sorpresa al contrario, dunque: dopo una sontuosa campagna acquisti in cui si sono sfiorati anche colpi da 90 (Vidal e Modric) e dalla quale sono arrivati comunque giocatori di qualità assoluta (de Vrij, Vrasljko, Lautaro Martinez, Nainggolan), il buio. Un black-out improvviso e imprevisto in cui la squadra è finita crollando davanti alla prima difficoltà.
Spalletti e le idee confuse
Un problema di mentalità, di personalità, di carattere. Luciano Spalletti è apparso avere le idee confuse, forse sorpreso tanto e più di molti altri. La struttura c'è, il gruppo è quasi lo stesso dell'anno passato che aveva conquistato a fatica ma con grinta la zona Champions League. Per poi sciogliersi nei primi 180 minuti di campionato, nel momento in cui l'Inter era chiamata a dimostrare chi fosse.
I fischi e il segnale dei tifosi
I -5 punti dalla coppia Juventus-Napoli – in attesa di vedere anche la Roma a braccetto con le due classiche rivali per il tricolore – pesa come una sentenza. E non è una questione di giocatori o di moduli, tutto si riduce alla ‘pazza' Inter, una squadra che è la più feroce nemica di se stessa. Tanto che anche i tifosi, accorsi in massa sia all'abbonamento stagionale sia a San Siro per la prima stagionale, si sono stancati trasformando l'entusiasmo iniziale in sonori fischi.
Anti-nessuno e personalità ridotta
Il pericolo più grave è che Spalletti non è sembrato avere le idee chiare su cosa stia accadendo: ha stimolato l'orgoglio con l'"anti-nessuno", ha ribadito il concetto di "lavorare su se stessi senza guardare gli altri" ma ha anche confessato una disarmante "mancanza di personalità" e una presenza di "pressioni troppo forti" che allarmano.
Bologna, ultima fermata?
Sabato pomeriggio non sarà il Bologna di Pippo Inzaghi – in odore di derby – il primo vero avversario dell'Inter, ma l'Inter medesima. Il tecnico ha abolito il giorno di riposo, ha ricompattato subito le fila, in settimana detterà ancora la linea da seguire e farà le proprie scelte. Che dovranno essere differenti dalle ultime viste le difficoltà di costruire sulle fasce e l'astinenza perdurante in attacco. Non è certo solo colpa sua, ma il riscatto dell'Inter passa per forza dalla gestione del tecnico.