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Inter, che disastro al debutto: in 5 punti le ragioni del flop

La sconfitta all’esordio dei nerazzurri guidati dal nuovo tecnico Frank de Boer, in trasferta a Verona contro il Chievo, è stata forse la sorpresa più grande di questa prima giornata del campionato di Serie A. Ecco tutte le ragioni della debacle interista.
A cura di Valerio Papadia
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Frank de Boer in panchina durante il match contro il Chievo Verona
Frank de Boer in panchina durante il match contro il Chievo Verona

Sulla carta, la partita sembrava già scritta. L'Inter di Frank de Boer si presenta al Bentegodi ad affrontare il Chievo Verona come una delle possibili candidate, insieme alle solite Roma e Napoli, per cercare di interrompere l'egemonia della Juventus. In campo però, come spesso accade, il pronostico viene completamente ribaltato e i padroni di casa si impongono per 2-0. Merito sicuramente di un Chievo in grandissima condizione, che copre bene, corre, si propone sulle fasce e costruisce gioco, facendo insomma quello che avrebbe dovuto fare l'Inter. I nerazzurri sbagliano tutto o quasi, offrendo una prestazione collettiva davvero incolore, a prescindere dai meriti dell'avversaria. Al di là dei cambi al vertice e in panchina e le telenovelas di mercato, ecco i motivi del tracollo.

Il modulo

Prima ancora del fischio d'inizio, a saltare all'occhio è il modulo scelto da de Boer: un insolito 3-4-1-2, che poi, in effetti, si è trasformato in un 3-5-2. Imporre il proprio stile di gioco è quello che si richiede ad ogni allenatore, soprattutto quando ci si aspetta una svolta dopo un avvicendamento in panchina, ma stravolgere completamente il meccanismo tattico instillato a fatica dal predecessore, è sembrata una mossa azzardata. Il tecnico olandese aveva avuto occasione di provare il modulo soltanto nell'amichevole contro il Celtic di qualche giorno fa ed è sembrato scriteriato riproporlo in una difesa, già in difficoltà, per niente abituata ai meccanismi dei tre uomini nel reparto difensivo e contro un'avversaria che gioca ormai a memoria. Le ali non hanno mai avuto modo di incidere e la copertura difensiva è risultata inadeguata contro un Chievo che ha dominato il gioco sulle fasce. L'utilizzo di un 4-3-3 sarebbe stato preferibile, con l'utilizzo di terzini ed esterni d'attacco, per dare equilibrio alla squadra durante le due fasi.

La scelta dell'undici

E' perfettamente normale che, ad inizio stagione, quando si è reduci dai pesanti carichi di lavoro pre-stagionali e non tutti hanno ancora i 90 minuti nelle gambe, la condizione fisica non sia ottimale. Proprio per questo, soprattutto contro un Chievo che fa della corsa e delle ripartenze un punto di forza, sarebbe forse stato meglio schierare dall'inizio giocatori che hanno dimostrato di avere già essere già in una discreta forma. E' il caso ad esempio di Perisic, reduce da una stagione e da un Campionato Europeo di altissimo livello con la Croazia.

Una difesa da calibrare

Complice sicuramente la disposizione tattica inusuale, la difesa nerazzurra ha troppe volte paventato delle difficoltà anche in situazioni potenzialmente innocue, facendosi sorprendere troppo spesso tra le linee. Tutto il reparto è apparso in ombra, per colpa anche di prestazioni individuali non proprio brillanti. Ranocchia è troppo spesso in ritardo o fuori posizione, ma anche l'esperto Joao Miranda si perde l'uomo in qualche occasione. Oltre alla già citata difesa a tre, poco congeniale agli uomini e al contesto di gioco di ieri sera, ha pesato anche l'assenza di Murillo, squalificato, che l'anno scorso, soprattutto nella prima parte della stagione, aveva formato una solida coppia centrale proprio con Miranda.

Il solito centrocampo privo di idee

Il fallimento della scorsa stagione era stato imputato soprattutto alla scarsa capacità nel costruire azioni di gioco degne di questo nome, colpa di un centrocampo di quantità piuttosto che di qualità. Per questo motivo, l'Inter è corsa ai ripari acquistando il trequartista argentino Ever Banega, giocatore tecnico e in grado di dare una scossa alla finalizzazione offensiva. Non ci si può aspettare che l'argentino, comunque chiamato a fare da collante tra il centrocampo e l'attacco, svolga però tutto il lavoro. Banega non deve però essere un giocatore di movimento, ma colui che detta l'ultimo passaggio, e non può quindi barcamenarsi per tutta la mediana andando a prendere il pallone all'altezza del cerchio di centrocampo per poi accollarsi tutta la manovra. Avrebbe bisogno di aiuto dai suoi compagni di reparto ma Medel, sempre generoso e grintoso, non è all'altezza del compito, mentre Kondogbia, dopo un inizio incoraggiante, appare spaesato.

Un attacco ancora evanescente

Il nuovo acquisto Candreva, a causa anche dei compiti da terzino affidatigli da de Boer, risulta impalpabile, fantasma del giocatore a cui siamo abituati, che corre sulla fascia, salta l'uomo e dispensa cross. Perisic, subentrato al suo posto, è chiamato a svolgere lo stesso ruolo e quindi il suo contributo è pressoché identico: nullo. Le due punte, Eder e Icardi, pressano fino a quando ne hanno l'energia, ma non ricevono palloni degni di nota, anzi, sono loro che spesso devono andarseli a cercare.

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