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Il rimpianto di Boateng: “Con un’altra testa, sarei stato titolare 10 anni nel Real Madrid”

L’ex giocatore del Milan, alla vigilia della sfida di Champions League contro il Liverpool, ha parlato della sua carriera e dell’esperienza positiva di Milano insieme ad Ibrahimovic: “Nel giro di due mesi divenni il prediletto dei tifosi rossoneri. Zlatan è un leader, non ho mai incontrato una persona più ambiziosa. Se perde in allenamento, non ti parla per quattro giorni”.
A cura di Alberto Pucci
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Dopo aver festeggiato il successo nella Liga con la maglia del Barcellona, il suo quinto trionfo personale dopo quelli conquistati in Germania, Inghilterra e Italia, Kevin Prince Boateng ha parlato della sua crescita professionale in un'intervista esclusiva concessa a Dazn. "La testa è fondamentale, ma l'ho capito troppo tardi e ovviamente ora me ne pento – ha spiegato il ghaneseE' un mio rimpianto. Mi sarebbe piaciuto avere, quando avevo 18 anni, un agente o un parente capaci di guidarmi, di farmi capire certe cose e invece ho sbagliato da solo. Se avessi preso le decisioni giuste sicuramente sarei stato titolare nel Barcellona, o magari avrei giocato 10 anni nel Real o nel Manchester United".

A poche ore dalla semifinale di Champions League contro il Liverpool, Boateng ha anche commentato il lavoro di Jurgen Klopp: tecnico che ha avuto alle sue dipendenze l'ex Milan quando era ancora al Borussia Dortmund: "Sa perfettamente cosa fare per convincere i giocatori a morire per lui. Ha una grande capacità di esaltare i calciatori che allena, riesce a far sentire importanti tutti e la squadra darebbe il sangue per lui. Lo ha mostrato a Dortmund e ora lo sta confermando a Liverpool".

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Il Milan e Zlatan Ibrahimovic

Tra i tanti allenatori e giocatori che Kevin Prince Boateng ha incontrato in carriera, Zlatan Ibrahimovic è uno di quelli che più lo ha colpito. Insieme allo svedese, fu uno dei protagonisti dell'ultimo scudetto del Milan targato Massimiliano Allegri: "Nel giro di due mesi divenni il prediletto dei tifosi. Sono sempre stato un giocatore a cui piace fare qualcosa di spettacolare, ma le cose migliori che ho fatto a Milano furono le battaglie in campo".

"Quando entrai nello spogliatoio del Milan il primo giorno, Ibrahimovic mi chiamò per nome. Ho solo pensato ‘Wow, lui conosce il mio nome' – ha concluso l'attaccante del Barcellona – Siamo andati subito d’accordo. Zlatan è un leader, non ho mai incontrato una persona più ambiziosa. Se perde in allenamento, non ti parla per quattro giorni".

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