Il Real Madrid nelle mani di Mourinho, sempre più manager e meno allenatore

Che Josè Mourinho non lasci nulla al caso è cosa nota ed evidente. Così come è evidente che nessuno che abbia mai lavorato al suo fianco lo abbia fatto per caso. Tutto studiato e analizzato nei min imi particolari dentro e fuori dal campo, in partita e nella preparazione settimanale. E' questo il motivo per cui, la notizia clamorosa che è arrivata da Madrid lascia intendere che anche questa volta, la battaglia l'ha vinta Josè Mourinho da Setubal che ha ottenuto dal presidente Perez le chiavi della Casa Blanca.
HASTA LA VICTORIA – "Abbiamo dato la nostra fiducia a Mourinho, e l'esperienza di questa stagione ci ha dimostrato la necessità di una nuova organizzazione del club che dia autonomia all'allenatore evitando disfunzioni con una direzione generale con un chiaro carattere sportivo". Queste le parole di Perez alla stampa ufficiale del Real Madrid il 25 maggio 2010.

Una data fondamentale perchè segna la presa di possesso delle merengues da parte del tecnico portoghese: "È stato deciso di rescindere la relazione contrattuale che il club ha con Valdano, come primo passo nel processo di riorganizzazione che porteremo avanti nelle prossime settimane" ha continuato Perez, confermando la vittoria dello Special One. "C'erano due persone di spiccato carattere sportivo che non stavano in sintonia, sarebbe ridicolo negarlo. La giunta direttiva ha deciso la soppressione della direzione generale, alla cui testa stava Jorge Valdano. Per questo motivo abbiamo deciso la rescissione della relazione contrattuale che avevamo con lui". Punto. A capo. Con un colpo di coda finale che sa di consacrazione definitiva: "Mourinho non ci ha imposto nessuna condizione: solo chiede una autonomia nel settore sportivo simile a quella dei club inglesi".
LA NASCITA DELLO STAFF – Dopotutto, da sempre Mourinho ha imposto il suo diktat ovunque sia andato, ripagando con risultati e successi che oggi lo insignano dell'allenatore migliore al mondo. L'esempio più eclatante è legato ad un rapporto che parte da lontano. Molto lontano, visto che parliamo di Rui Faria, da sempre tra i più fidati uomini dello Special One. La formazione di Faria nasce non a caso al Barcellona di Van Gaal, nel dopo-Robson, con Mou che faceva da assistente in prima squadra al tecnico olandese. Un rapporto di fiducia talmente alto e stretto che sin da subito ebbe un seguito importante: quando Mourinho decise di lasciare il club azulgrana per andare ad allenare il più modesto Uniao de Leiria, portò con sè proprio Faria, nell'aprile del 2001, come preparatore atletico e video analista della squadra.

Faria e Mourinho diventano pian piano inseparabili: nel 2002 quando lo Special One arriva al Porto per vincere campionati e Champions League, Rui Faria è sempre al suo fianco. Un binomio che in patria si avvale di altri grandissimi collaboratori che formeranno ben presto uno staff qualificato e invicibile per Mourinho. Oltre a Rui Faria, nel 2003 si affiancano alla guida tecnica di Mourinho anche il brasiliano Baltemar Brito, e i connazionali Villas Boas e Silvino Louro. Un quintetto che rederà storica l'avventura del Mago di Setubal sulla panchina dei Dragones tra il 2002 e il 2004, anno in cui approda al Chelsea di Abramovich.
TUTTI A LONDRA, DA ABRAMOVICH – Non a caso, quando Mourinho lascia da campione il Porto per arrivare in Inghilterra in Premier League, non solo presenta ad Abramovich una lista di giocatori ‘graditi' che il manager e patron russo non mancherà di comprare a suon di sterline, ma pone come primo veto l'assunzione in blocco del suo gruppo di lavoro.

Insieme a lui, arrivano a Londra tutti: Brito, Villas Boas, Faria e Louro. Uno staff che oramai si conosce a menadito e che non manca di stupire e confermarsi a livelli che fanno di Mourinho lo ‘Special One'. Al suo primo anno sulla panchina dei Blues va a vincere la Premier League (titolo che al club mancava da cinquant'anni), si aggiudica poi la Carling Cup. Nel 2005-2006 Mourinho conquista la Community Shield e rivince nuovamente la Premier League per il secondo anno consecutivo. Nella stagione 2006-2007, conquista "soltanto" la FA Cup contro i Red Devils del Manchester United e la Coppa di Lega contro l'Arsenal, fino all'epilogo del 20 settembre 2007 quando viene esonerato dal Chelsea per insanabili contrasti proprio con il presidente Abramovich, ma anche per l'allontanamento di Rui Faria dallo staff tecnico del club. Ma dietro l'angolo è già pronta la sfida tutta italiana con l'Inter.
L'ECCEZIONE BEPPE BARESI – E così, nell'agosto 2008, lo Special One approda in serie A con i colori nerazzurri e inizia l'epopea dei ‘tituli' conclusi con l'esplosione nel 2010 dello storico ‘triplete' nerazzurro. Mourinho pone gli stessi veti di sempre: il suo diktat sono sia giocatori, sia uno staff che lui conosce a menadito.

Addirittura all'Inter va oltre: il rapporto con Massimo Moratti lo porta ad un passo nel diventare un vero e proprio ‘manager' inglese, sul livello e la figura di Sir Alex Ferguson. Ad Appiano fa costruire uno studio dedicato all'allenatore, fa cambiare le foto alla Pinetina, si avvale sempre più del suo fido interprete Eladio Parames. Non un nome a caso, perchè proprio Parames oggi portavoce e capo ufficio stampa dello Special One, non è altro che un dirigente societario ai tempi del Mourinho allenatore del Leiria. Tutto torna, tutti tornano. Ma all'Inter, incredibilmente, Mourinho permette all'Inter di lasciare Beppe Baresi quale vice allenatore: altra mossa azzeccata perchè in un colpo solo, Mourinho accontenta la società, lo stesso ex mediano nerazzurro già in seconda con Roberto Mancini e si fa ben volere anche dai tifosi dando spazio, fiducia e considerazione ad una ‘stella' dell'Inter. Ma all'Inter avviene anche un altro cambiamento: nel giugno del 2009, Villas Boas prova a camminare con le proprie gambe lasciando l'Inter per allenare l'Academica in Portogallo. verrà sostituito da Josè Morais. Non è nemmeno lui un nome nuovo: con Morais infatti, Mourinho aveva già lavorato nel 2000 nella piccola parentesi del Benfica.
PADRONE DEL REAL MADRID – I successi all'Inter e la successiva scelta di andare al Real Madrid non hanno mai cambiato le richieste di Mourinho alla Casa Blanca: giocatori da acquistare, staff da confermare.

Così, nell'estate del 2010, da eroi del ‘Triplete' Mourinho e i suoi uomini approdano tra le merengues da eroi assoluti. Lo Special One non tarda a confermare tutto il suo gruppo composto da: Rui Faria,come preparatore atletico; Josè Morais, come vice allenatore; Silvino Louro, come preparatore dei portieri; Eladio Parames portvoce ufficiale e capo ufficio stampa. Uomini fidati, forse troppo per un club che ha già in alcuni nomi, persone che hanno una storia radicata all'interno del Real e che – forse – si sentono turbati e minacciati da un tecnico che punta alla direzione manageriale assoluta. Come Jorge Valdano, mentore di Florentino Perez ai tempi della rielezione del presidente e direttore generale del club e dg già nel quadriennio 2000-2004. Gli attriti con Mourinho sono noti, con le dichiarazioni dell'argentino ad un Mourinho che si era messo in silenzio stampa perchè "aveva preferito mettersi un po' in disparte, visto il baccano attorno a lui" e la pronta risposta di Mou attraverso Parames: "Mourinho parlerà quando lo riterrà opportuno. Valdano non è il suo portavoce". Fino alle minacce di Mourinho di andarsene a fine stagione per incomprensioni all'interno del club e per la lotta interna verso il suo operato con l'ostracismo sul mercato in entrata e in uscita (emblematiche le posizioni di Benzema e Adebajor) che hanno portato il presidente Perez a sconfessare se stesso con la notizia di questi giorni del licenziamento di Valdano e un'autorità di Mourinho sempre più presente e ingombrante. Caduto l'ultimo alibi, però, adesso il Mago di Setubal dovrà dimostrare di tornare a vincere, battendo il Barcellona in Spagna e tutta la concorrenza in Europa. Per non fallire. E dare ragione al bomber della Quinta del Buitre.