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Il racconto schock di Poborsky: “Ho rischiato di morire per una malattia misteriosa”

L?ex giocatore della Lazio e della Repubblica Ceca tre anni fa ha rischiato la vita per una malattia misteriosa. Ricoverato d’urgenza in ospedale è stato indotto in coma e poi sedato con forti antibiotici: “Non riuscivo a parlare, i muscoli del viso erano paralizzati, ero tutto gonfio”. Forse colpa di una zecca nella sua barba.
A cura di Alessio Pediglieri
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Karel Poborsky è un nome molto noto nel calcio italiano. Ha legato la sua storia calcistica con i colori della Lazio ma è anche ricordato dai tifosi nerazzurri. Fu lui a segnare ben due gol in quel famoso 5 maggio che costò l'amarissimo scudetto all'Inter, con Ronaldo e Zanetti che finirono in lacrime. Oggi, il trequartista ceco ha 47 anni, si è ritirato da tempo dal mondo professionistico del pallone ma è tornato a far parlare di sè con una straordinaria intervista al The Guardian. Straordinaria perché solo un paio di anni fa, era quasi impossibile pensare che sarebbe riuscito a raccontare la sua tragica avventura, conclusasi fortunatamente a lieto fine. 

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Il dramma nel 2016

Nel 2016, infatti, Poborsky era stato costretto ad andare d'urgenza in ospedale dove è stato ricoverato e dove è rimasto per diverse settimane sotto cure intensive. Senza sapere il motivo della sua patologia. "Se fossi arrivato in ospedale un giorno più tardi, questa intervista non sarebbe mai uscita. Mi hanno messo in coma indotto" racconta l'ex giocatore. Una misteriosa malattia che lo aveva colpito e per la quale ha rischiato di morire.

La paralisi facciale

I motivi ancor oggi sono senza spiegazione. L'unica che lo staff medico ha provato a dare è che Poborsky sia stato infettato da una zecca che si era nascosta nella sua barba e che lo aveva punto: "Dopo essermi svegliato, mi hanno chiesto quale fosse il mio nome. Non potevo però parlare perché i miei muscoli facciali erano paralizzati.  Ho trascorso tre settimane in quarantena in ospedale sotto potenti antibiotici e non potevo mangiare e dovevo tenere gli occhi coperti perché ero molto sensibile alla luce"

Il gol più bello

Fortunatamente, la paralisi e il gonfiore sono spariti, senza apparente motivo. E non sono più tornati. Un'avventura che oggi a distanza di tre anni Poborsky può raccontare con il sorriso sulle labbra. Il gol più bello, dopo quelli all'Inter in quel 5 famoso maggio e quelli con la Repubblica Ceca che arrivò fino in finale a Euro 96

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