Il Napoli affonda a Londra, è il punto più basso della stagione
Il Napoli di Anfield, il Napoli scintillante e autorevole di Parigi, dove sono finiti? All'Emirates si è rivista per almeno un'ora la squadra senza qualità e "cazzimma", che ha pagato errori individuali e di posizione. Hysaj e Mario Rui sbagliano 20 passaggi in due, gli azzurri difendono troppo bassi e manca velocità nel recupero palla, nel ribaltare il gioco alle spalle del centrocampo avversario. La squadra di Ancelotti, in cui sparisce anche Mertens e Callejon fatica a tenere Kolasinac, non sfrutta i punti deboli dell'Arsenal e ne esalta le caratteristiche migliori. Permette a Ozil di ragionare negli ultimi trenta metri e alle mezzali di inserirsi da dietro con troppa libertà: che i gol siano arrivati grazie a Mertens e Torreira, pur con deviazione di Koulibaly, non è un caso.
Il Napoli manca sulle fasce
Ancelotti parte con la coppia leggera Insigne-Mertens per formare vantaggio competitivo alle spalle del centrocampo dei Gunners. Emery ripropone titolare Torreira, che scherma la difesa e fa ripartire il gioco. L'ex Sampdoria, molto cresciuto con Valverde, affianca Ramsey. Ozil agisce dietro Aubameyang e Lacazette. Il Napoli completa più passaggi a fine partita, ma la presenza dell'Arsenal nella trequarti offensiva è doppia come quantità di appoggi: 23 a 6 i tocchi a segno in area di rigore. Ruiz, Hysaj e Maksimovic sviluppano più passaggi di tutti. L'albanese appoggia 17 volte verso Callejon, 13 verso Maksimovic, 11 per Allan e Ruiz. Il suo contributo insistito nell'avvio dell'azione dimostra, però, come l'Arsenal chiuda bene le linee di passaggio per i due centrali del Napoli e ostacoli la costruzione da dietro degli azzurri. Un limite evidente tanto più nel primo tempo, con l'attacco leggero, che rende il lancio lungo immediato un'opzione comunque poco considerata.
L'Arsenal comincia in attacco e come ci si poteva aspettare sale con i due esterni di centrocampo, Kolasinac e Maitland-Niles, che garantiscono ampiezza e moltiplicazione delle linee di passaggio. I Gunners pressano alti per ostacolare la costruzione bassa del Napoli. Gli azzurri spaventano l'Arsenal una prima volta con un'azione paradigmatica delle intenzioni disattese, che si sviluppa nel corridoio interno di sinistra, fra il quinto di centrocampo e il terzo di difesa: il taglio di Zielinski crea le condizioni per il cambio di gioco verso la fascia destra, e alle spalle dell'esterno, contro una difesa a tre, una situazione di questo tipo può diventare un'arma per sbilanciare la difesa. un'arma che però il Napoli non riesce a usare: nel primo tempo si riduce a tre anticipi contro undici, a dispetto del maggior numero di contrasti e di passaggi all'intervallo.
Il vantaggio di Ramsey, paradigma del gioco dei Gunners
Koulibaly, protagonista di una doppia chiusura su Ramsey e Maitland-Niles, guida una difesa che in avvio si ostina anche troppo a giocare il pallone da dietro. Proprio su un appoggio troppo leggero dalla difesa di Mario Rui, troppo distratto nelle verticalizzazioni, l'Arsenal costruisce il contropiede del vantaggio. Ramsey prende palla, l'ex Empoli scivola e rimane preso in mezzo mentre Maitland-Niles ha troppo campo sulla fascia destra. E' un'azione tipica dei Gunners, che creano superiorità nei corridoi. Il terzino diventato esterno di spinta offre un appoggio morbido per Lacazette che in area mette Ramsey in condizione di concludere.
Le difficoltà del 4-4-2
Il Napoli sembra un po' bloccato. Insigne prova a venire incontro per dare l'avvio all'azione e cercare poi di mandare Callejon, coinvolto in 14 reti nelle ultime 16 presenze in Europa League, all'uno contro uno con Nacho. Pressa abbastanza basso il Napoli, che avvia le transizioni da lontano e non riesce con continuità a contrastare la superiorità numerica dei tre centrali di centrocampo dei Gunners contro i due allineati nel 4-4-2 di Ancelotti. Un assetto vicino, nella configurazione della seconda linea, al 4-4-2 del Manchester United che, peraltro, si è scoperto vulnerabile proprio sulla fascia sinistra nel primo tempo in campionato.
La posizione di Ramsey, che in campo si muove tanto in appoggio di Callejon, scopre la fascia centrale. Lo spagnolo distribuisce più palloni di tutti nel primo tempo, ma non è un caso se Ozil riesca a direzionarne 11 negli ultimi 30 metri.
Attacco leggero
La presenza dei due attaccanti leggeri sembra togliere ai registi del Napoli un po' di sicurezza nel cercare il lancio lungo alle spalle del centrocampo avversario. L'Arsenal invece ha linee di passaggio libere e mezzali che vengono facilmente dentro. Torreira, uno dei giocatori che più si è evoluto con Valverde, raddoppia con deviazione di Koulibaly. Ma è troppo morbido il primo contrasto di Fabian Ruiz, e comunque lo sviluppo dell'azione è il risultato di un Napoli dalle linee poco compatte che consente all'Arsenal di far bene quel che gli riesce meglio.
Subisce troppo la partita la squadra di Ancelotti, che però quando recupera presto il pallone fa comunque capire di poter avere spazi da sfruttare alle spalle dell'esterno avversario, nel corridoio interno, soprattutto nelle occasioni in cui Zielinski riesce a tagliar dentro e dialogare con Insigne. Ma serve un pressing più deciso, un assetto meno schiacciato verso la propria area, per far funzionare i ribaltamenti del gioco.
Ancelotti chiede ai difensori di salire, ai centrocampisti di chiudere prima su Ozil che, pur senza giocate appariscenti, offre una direzione di verticalizzazione veloce e ha fatto ripartire il gioco nelle azioni pericolose dei Gunners. Il Napoli invece fatica a uscire palla al piede, anche quando Allan si abbassa a formare il primo triangolo con i due difensori centrali.
Insigne, piccola illusione
Anche Callejon, quando l'Arsenal fa uscire il pallone dalla difesa, è spesso troppo interno, e sui lanci lunghi Kolasinac può ricevere troppo libero sulla trequarti: uno scenario da cui nasce al 40′ l'azione che porta i Gunners vicini al 3-0. In quella zona, però, la prima volta che lo spagnolo riesce davvero a dettare la profondità, il Napoli costruisce la migliore azione della partita: tocco dietro e Insigne, scoperto a centro area, calcia alto.
Nel secondo tempo il Napoli, senza cambi di formazione, inizia con un approccio diverso almeno come interpretazione e posizione in campo. Gli azzurri attaccano con più frequenza alle spalle di Monreal, centrale di sinistra nella difesa a tre. L'Arsenal, che completa 70 passaggi a 49 nella trequarti offensiva dopo 10 minuti della ripresa, rallenta il ritmo della circolazione di palla, ma gli azzurri lasciano ancora troppi gradi di libertà a Ozil mentre i Gunners individuano prima e meglio l'avversario da seguire in fase di pressing per facilitare il recupero alto del pallone.
Entra Milik per Mertens
Serve un grande Meret per evitare il 3-0. I tanti, troppi errori in disimpegno del Napoli portano facilmente l'Arsenal a creare situazione di 2 contro 1 o di 3 contro due sulla trequarti. Agli azzurri sembrano mancare la fluidità e la velocità per portare velocemente il pallone negli ultimi venti-trenta metri dove comunque l'Arsenal qualche spazio lo lascia quando l'esterno di centrocampo viene superato. I Gunners pressano e coprono il campo, in non possesso, meglio nella metà campo avversaria che in difesa.
Entra Milik per Mertens, cambio logico per dare più profondità e diverse opzioni offensive. Cambia anche Emery: fuori Lacazette e Ozil, dentro Iwobi e Mkhitaryan. I Gunners si dispongono con due giocatori nei corridoi, i due nuovi entrati, con Aubameyano riferimento offensivo avanzato.
Cambiano le configurazioni tattiche, non lo scenario della partita. Kolasinac ha troppo spazio dietro Hysaj e ancora solo un Meret superlativo tiene il Napoli in partita. Ma la presenza sulle diagonali di passaggio continua ad essere inefficace e le coperture preventive, in campo aperto, restano ampiamente migliorabili. Ounas e Younes, dentro per Insigne e Ruiz, portano qualche contributo di inventiva fra le linee. Ma cambia poco.