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Il fratello di Kean tranquillizza la Juve: “Raiola non vuole portarlo via”

Giovanni Kean, anch’egli calciatore, rassicura l’ambiente bianconero sul futuro del fratello Moise, che paragona a Henry, Tevez e Balotelli.
A cura di Alessio Morra
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Da tanto tempo si parla di Moise Kean, giovanissimo attaccante della Juventus che ha sempre segnato gol a raffica nei campionati giovanili, e che negli ultimi mesi pare abbia avuto anche importanti offerte da club inglesi – si è parlato spesso dell’Arsenal. Le sue qualità erano e sono sotto gli occhi di tutti e in particolare del tecnico bianconero Allegri che lo ha fatto già esordire in Serie A e in Champions League nemmeno a sedici anni e nove mesi. Kean è diventato il primo calciatore nato negli anni 2000 ad aver esordito in entrambe le competizioni ed ha realizzato così un doppio splendido record. Il fratello Giovanni, che ha sette anni in più e fare pure lui il calciatore (milita in Serie D), prova a rassicurare l’ambiente bianconero dicendo che Kean non lascerà la Juventus. Perché questo non è l’intento principale di Raiola: “I tifosi devono stare tranquilli: Raiola non vuole portarlo via. Se avesse voluto lo avrebbe già fatto”.

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Nell’intervista rilasciata a ‘La Gazzetta dello Sport’, Giovanni Kean paragona il fratello a ben tre calciatori: Henry, Tevez e Balotelli. Secondo lui Moise ha qualcosa di tutti e tre:

Lui è un misto interessante. Un po’ pantera alla Henry. Poi come grinta mi ricorda Tevez: è proprio la voglia feroce di possedere la palla. Se ce l’ha un altro, lui lo rincorre ovunque per strappargliela. Sotto porta, invece, è freddo come Balotelli. Mario è il suo idolo, ma vi assicuro che in campo sono diversi: Moise si sacrifica, è generoso perché gliel’ha insegnato la Juventus. Lo hanno fatto diventare una bestia e forgiato nella mente: è nel club giusto per esplodere.

Da bambino i colori bianconeri non erano i più belli per Kean, che aveva un debole per le capriole di Martins e simpatizzava per il Milan: “Da piccolo amava le capriole di Martins all’Inter. Poi nostro zio, milanista sfegatato, gli ha trasmesso un po’ di tifo rossonero. Ovvio che ora ci sia solo la Juventus”. Giovanni racconta che lui e suo fratello Moise non hanno avuto un’infanzia semplice, perché il papà li abbandonò quando erano piccoli e la madre è stata costretta a fare i salti mortali per crescerli da sola:

Nostro padre ci ha lasciato e si è fatto un’altra famiglia. Per anni è stato assente, una chiamata ogni quattro mesi, niente affetto quando serviva: non si fa così, ci si può separare, ma i figli restano e non sono giocattoli. Mia madre fa l’infermiera, ha fatto salti mortali per non farci mancare nulla. Nei pomeriggio da solo Moise ha sofferto, ma il calcio lo ha aiutato. Ciccio Grabbi, ex Juve e tecnico delle giovanili, è il suo padrino di battesimo: lo portava in vacanza con la famiglia per farlo distrarre un po’.

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