Il fratello di Higuain: “Se giochiamo senza arbitro forse vinciamo lo scudetto”
"Se giochiamo senza arbitro forse possiamo vincere lo scudetto. Abbraccio a tutti e forza Napoli sempre". Non è stato il tecnico Sarri e nemmeno un calciatore del Napoli a pronunciare queste parole, durissime, contro la direzione di gara relativa alla partita col Milan. L'autore del tweet che ha alimentato le proteste è Nicolas Higuain, fratello e agente del Pipita rimasto a secco anche contro i rossoneri. Il pareggio del San Paolo ha lasciato l'amaro in bocca, i partenopei hanno perso una grande occasione per effettuare il contro-sorpasso alla Juventus e tornare in vetta alla classifica. Il palo centrato da Mertens è stato come spargere sale sulle ferite. L'espulsione di Sarri avvenuta nella ripresa (74′, per proteste) pure ha fatto gridare allo scandalo. "Sinceramente non ho capito il motivo della mia cacciata – ha poi ammesso ai microfoni di Mediaset nel dopo gara -. Mi lamentavo per le perdite di tempo del Milan in occasione delle rimesse. Un portiere non può perdere quasi un minuto ogni volta che deve rinviare da fondo campo".
Il Napoli rallenta la marcia, frena clamorosamente in casa dove finora aveva fatto razzia di punti (10 vittorie, 2 pareggi) e deve guardarsi alle spalle: la Fiorentina ha ridosso a -5 il distacco dal secondo posto e lunedì prossimo c'è lo scontro diretto del ‘Franchi' in calendario, confidando che ad arbitrare un match così delicato sia un fischietto più all'altezza della situazione. A giudicare dalle parole su Banti di Livorno, la conduzione di gara ha destato molte perplessità. A Sky Sport, infatti, il tecnico azzurro ha puntato l'indice anche contro un'altra decisione apparsa molto dubbia e che avrebbe inficiato l'azione dalla quale scaturisce il pareggio di Bonaventura: "C'era un fallo su Hysaj – ha aggiunto Sarri -. E da lì ci siamo innervositi e siamo diventati troppo contratti. Mi spiace per i tifosi perché il San Paolo era bellissimo". Il nervosismo, la tensione, l'ansia da risultato: è forse questa la maggiore debolezza dei partenopei che si ritrovano a dover rincorrere una Juve che non mostra cedimenti.