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Il derby di Roma e quei protagonisti che hanno lasciato il segno

Ieri Di Canio, Nedved, Montella e Del Vecchio…oggi Klose, Hernanes, Lamela e, ovviamente, Francesco Totti. Storie e protagonisti di una partita che vale la stagione e la supremazia cittadina.
A cura di Alberto Pucci
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francesco totti in azione nel derby di andata

Cuori di Roma – E' la sfida numero 135 della storia e oggi, come allora, rimane sempre la madre di tutte le battaglie calcistiche capitoline. E' il derby di Roma, non una partita qualsiasi ma bensì 180 minuti (calcolando andata e ritorno) di gioia e dolori, di contestazioni e sfottò, di lacrime di felicità e di emicranie post partita. Roma-Lazio è partita che unisce ma che, soprattutto, divide. Spacca famiglie, rovina amicizie, potrebbe addirittura far saltare matrimoni tanto è importante la passione sportiva ed il colore del tifo nella Capitale. La stracittadina romana è una storia infinita di gol, polemiche, tristi episodi di violenza ed una serie innumerevole di "facce da derby" che, nel corso degli anni, hanno marchiato a fuoco il curriculum della partita più importante che il "Cupolone" abbia mai visto. Per loro, i protagonisti assoluti del derby, molto spesso la città si è divisa. Basta sintonizzarsi su una delle tante radio romane, che sette giorni su sette diffonde il verbo di una o dell'altra squadra, per capire cosa vuol dire la fede verso i colori giallorossi e biancocelesti e comprendere il delirio che genera una possibile vittoria nella sfida: unico risultato contemplato nell'immaginario di ogni tifoso di Roma e Lazio. La stracittadina va vinta. Il pareggio darebbe le stesse emozioni di un bacio dato alla sorella, figuriamoci la sconfitta che, probabilmente, obbligherebbe molti appassionati a non uscire di casa per giorni. Pollice alto o pollice verso, si vince o si perde: senza mezze misure e senza compromessi. Lo racconta la storia, lo ricordano i protagonisti principali di questa sfida.

La prima rivoluzione – I primi malumori, e le prime contestazioni pubbliche, nacquerò alla fine degli anni cinquanta quando Fulvio Bernardini, bandiera della Roma, passò dall'altra sponda del Tevere e quando tale Arne Selmossen (manco fosse Messi!) cambiò maglia svestendo quella della Lazio e indossando quella giallorossa. Non fu il primo a compiere il clamoroso gesto, ma rimase l'unico nel corso degli anni (ed è tale anche adesso) ad aver segnato con entrambe le squadre nella stracittadina: 2 gol con la Lazio e 3 con la Roma. Oggi, come oggi, tale affronto non verrebbe più digerito e, probabilmente, non basterebbero un paio di pulmini della "celere", come accadde con Selmossen, per placare la rabbia degli ultrà feriti. Nell'ideologia 2.0, del tifoso di oggi, la bandiera (ammesso che ne esistano ancora) può sventolare solo per un colore ben preciso. Dalla A di Aquilani fino alla Z di Zarate, dall'inizio del nuovo millennio ad oggi, la stracittadina romana ha avuto protagonisti attesi e non. Uomini che con le loro giocate, la loro forte personalità e, spesso, il loro discutibile e contrastante carattere, hanno riempito le prime pagine dei giornali. Riavvolgere il nastro e assistere nuovamente ai loro gol, alle loro giocate e, anche, alle loro "cassanate" (prendiamo a prestito l'aggettivo dedicato ad Antonio, per spiegarci meglio) è come tornare al cinema per vedere (volentieri) un film già visto, per il quale vale la pena pagare nuovamente il biglietto.

In principio fu Montella – Ad inaugurare il nuovo millennio, segnando il primo gol nel derby del marzo 2000, fu Vincenzo Montella. Prima giocatore e poi allenatore, l'aeroplanino ha sempre avuto nel cuore le sorti della ex squadra: "Vivevo la partita prima di giocarla. Un pezzo di cuore è rimasto a Roma". Città, sponda romanista, che ha imparato ad amarlo grazie ai suoi gol, spesso decisivi nei derby. Alessandro Nesta, vecchia bandiera laziale, ricorderà per sempre la serata del marzo di due anni dopo e del "pokerissimo" di Vincenzo. Reti decisive ma anche inutili, come quella di inizio 2000 che, per sua sfortuna, fu solo un prologo alla vittoria laziale che venne firmata da due "icone" del tifo biancoceleste: Nedved e Veron. L'attuale dirigente bianconero e la "Brujita" argentina, segnarono un'epoca storica per la Lazio e diventarono il simbolo di una squadra vincente nella stagione 99/00… giusto il tempo di passare il testimone ai cugini che, l'anno dopo con Capello in panchina, conquistarono il tricolore. Gran merito di quella stagione giallorossa fu di Gabriel Omar Batistuta. Indimenticato a Firenze, quanto a Roma, il mitico "Batigol" mandò in delirio una tifoseria intera con le sue "smitragliate" e diventando spesso attore principale di partite infuocate come quella dell'ottobre 2002 dove, nel 2 a 2 finale, ci furono anche i gol di Del Vecchio e  Stankovic: altri eroi di molte stracittadine.

Di Canio e Cassano – Tra i tanti protagonisti, come non citare Paolo Di Canio e Antonio Cassano. L'allenatore del Sunderland, entrò di prepotenza nella storia del derby nel lontano 1989 quando, dopo il gol decisivo, si tolse lo sfizio di esultare sotto la curva romanista: un gesto che mai venne scordato dagli ultrà giallorossi. Il barese fu, invece, decisivo nell'edizione del marzo 2003 (quando pareggiò la rete di Stankovic) e in altri derby. Meno in quello del gennaio 2005, dove riuscì a preggiare il gol di Di Canio ma non ad evitare la sconfitta. Il derby di Roma ha poi scoperto protagonisti inattesi come Julio Baptista (decisivo nell'1 a 0 del novembre 2008), Zarate, Mexes e l'attuale bianconero Lichsteiner: tutti in gol solo una volta nella partitissima. Derby che poi, più recentemente, ha consacrato giocatori come Vucinic, Rocchi, De Rossi, Hernanes, Lamela e Klose. Un folto gruppo di grandi giocatori. Stelle di grande valore che, anche questa sera, ruoteranno intorno al Dio Sole di questa grande partita: Francesco Totti… il giocatore che incarna, meglio di tutti, lo spirito di quella che dovrebbe essere solo una partita di calcio ma che, spesso, viene purtroppo vista come una battaglia tra seguaci di opposte religioni.

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