Il crollo del Barcellona e il cambio della guardia in Europa
Giù il sipario – I ‘marziani' del Barcellona di Pepe Guardiola hanno alzato bandiera bianca. Il Chelsea è riuscito a conquistare la finale di Champions League eliminando i favoriti e i campioni in carica in un doppio confronto dove il cinismo e l'esapserazione tattica di Di Matteo hanno avuto la meglio sui catalani e il loro irraggiungibile possesso palla. Il 2-2 del Camp Nou ha un significato più esteso di quanto non sembri: non è solo una mancata qualificazione ad una finale che era già scritta, ma è anche un metaforico passaggio di consegne di chi per due lustri ha comandato in Spagna, in Europa e nel mondo e che oggi si ritrova a fine di un ciclo. E come il Barcellona, ciò sta avvenendo anche nei più importanti campionati del Vecchio Continente.
Il tradimento della Pulce – E' presto per celebrare il funerale degli azulgrana di Pepe Guardiola, ma è un dato di fatto che con il pareggio di ieri sera, unito alla sconfitta dell'andata a Stamford Bridge, nel Barça si sia rotto qualcosa nel perfetto giocattolo costruito attorno al fenomeno Messi, re dei Record e principale "colpevole" del fallimento in Champions League. Il calcio è questo: il risultato è tutto. Davanti ai due legni colpiti dalla "Pulce" ( il primo con il clamoroso – e alla fine decisivo – rigore mandato sulla traversa, il secondo nel forcing finale con un rasoterra che Cech ha deviato con l'unghia del medio sul palo), davanti al mancato ‘guizzo' di fosforo che ha permesso in altre occasioni di lanciare sotto porta i compagni o segnare reti decisive, sono scomparsi d'improvviso tutti i record e i numeri da circo che l'argentino aveva mietuto fino a quel momento.
Leo Messi con il volto nascosto dalla maglia azulgrana davanti al 2-2 finale segnato dal Nino Torres (a proposito, una vendetta perfetta per lo spagnolo del Chelsea) è l'emblema di un Barcellona che getta la spugna. Rabbia, amarezza, forse anche lacrime amare celate alle telecamere e soprattutto la consapevolezza di aver fallito e deluso. Intendiamoci: Messi non è diventato d'improvviso un mediocre giocatore; resta il solito decisivo campione capace di segnare oltre 40 reti in Liga, di essere ancora il Top Scorer dell'attuale Champions, di essere tra i più grandi di sempre nella storia del Barcellona a soli 24 anni.
I limiti dei marziani – Ma contro il Chelsea, soprattutto – se si vuol essere onesti qualcosa si era visto anche contro il Milan che al contrario degli inglesi non era riuscito a far suo solo il risultato – si sono visti tutti i limiti degli attuali campioni del Mondo in carica. Nel momento in cui Messi non ha carburato, attorno a sè non c'è stato nessuno in grado di fare la differenza, è sembrato per alcuni tratti – davanti al muro eretto da Di Matteo, ad oltranza, sulla linea dell'area di rigore – che il classico "tichitachi" dei giocatori catalani fosse una sorta di semplice ‘torello' sterile, inutile, più che un pregio e uno stile di gioco – per una sera – il proprio limite. Mai un tiro improvviso dalla distanza, mai un'incursione a centroarea per concludere in porta nel più classico ‘discesa-cross in area-gol' che resta l'Abc del gioco del calcio.
Un limite che si scontra ancora una volta con l'oltre 75% di possesso palla finale ma anche con i soli 6 tiri nello specchio della porta di Cech (e due gol) contro i 4 del Chelsea (e altrettanti reti). Per non parlare delle scelte di Pep Guardiola, per una sera, sbagliate e obbligate: senza un attaccante classico in avanti (per intenderci alla Drogba o alla Torres, oppure alla Ibrahimovic) i vari Fabregas, Sanchez, Cuenca non hanno mai saputo superare la difesa Blues. Anche la volontà di partire con una formazione che vedeva il giovanissimo Cuenca titolare, senza puntare sull'altro elemento della ‘cantera' Tello (di certo più esperto e rodato) non ha convinto anche se la fortuna (o la sfortuna) ci ha messo del suo con l'infortunio al 37′ di Piquet, le parate epiche di Cech, quel rigore sulla traversa di Messi.
I cicli nel calcio: il cambio della guardia – Adesso il Barcellona si ritrova senza più nulla in mano: doveva essere l'anno del ‘Triplete' (sarebbe stato il secondo) invece si ritrova oramai fuori dalla Liga, fuori dalla Champions. La finale di Copa del Rey con l'Atletico di Bielsa, adesso, fa più paura e non sarà una formalità. C'è un cambio della guardia, dunque, nell'egemonia azulgrana. A farla da padrone – in attesa di capire cosa succederà nella sfida contro il Bayern – è il Real Madrid di Josè Mourinho. Dopo sfide impari e figuracce in Spagna, i blancos di Madrid hanno vinto il ‘Clasico' con Cristiano Ronaldo, quello della probabile svolta a favore del Real che sta andando a vincere una Liga dopo anni di dominio incontrastato del Barcellona. Anche se il Real dovesse fallire con il Bayern, resterebbe in mano a Mourinho un anno ‘zero' da cui poter ripartire e aprire un ciclo (sempre che il portoghese al terzo anno non vada via da Madrid come fece già con il Chelsea e con l'Inter).
Perchè il calcio, come la vita, è fatto di cicli. Più o meno lunghi ma sempre con un tramonto. Quello del Barcellona, crediamo, sia ancora lontano ma con questo ridimensionamento importante e un Guardiola che tra due mesi ha chiuso il contratto e non ha ancora rinnovato, qualcosa nell'aria dice che ci saranno forti cambiamenti in casa catalana. Cicli che stanno cambiando anche nel resto d'Europa. il Bayern Monaco, il pluridecorato club tedesco, non è riuscito a scardinare la nuova egemonia del Borussia Dortmund campione di Germania per due volte consecutive. Negli ultimi 10 anni proprio i Bavaresi erano stati padroni assoluti vincendo 5 Bundesliga e lasciando solo le briciole agli avversari. oggi non più. Come sta accadendo in Italia dove il cambio della guardia è rappresentato dalla Juventus che si è infilata prepotentemente tra Inter e Milan. I nerazzurri negli ultimi dieci anni, soprattutto nel dopo Calciopoli, hanno dominato la scena nazionale e il Milan dall'anno scorso è riuscito a tornare al successo in Serie A con un titolo che mancava da 7 anni. per ripresentarsi da favorito anche in questa stagione, senza tener conto proprio dei bianconeri che rappresentano la svolta nuova.
Una svolta che potrebbe capitare anche in Inghilterra, dove il Manchester City potrà giocarsi le proprie chances nella sfida diretta con il padrone della Premier League, rappresentato dal Manchester United: per i ‘citizens' la sfida diretta in casa di questo weekend a -3 dallo United dirà se anche oltremanica ci sarà un cambio della guardia. Cosa già accaduta anche in Ligue1 in Francia dove se il Lione dei record (7 campionati vinti di fila) da un paio di stagioni è rientrato nei ranghi, non c'è più un vero padrone del campionato e l'ultima novità è rappresentata dal Montpellier capace di tenere testa al plurimilionario PSG degli sceicchi.