Il caso Red Bull in Europa League, come Lipsia e Salisburgo hanno ‘convinto’ la Uefa
«Nessuna società partecipante a una competizione Uefa può detenere, sia direttamente sia indirettamente, la proprietà di un altro club partecipante alla competizione». È questo il contenuto dell’articolo 5 del regolamento delle competizioni europee. E allora a questo punto la domanda sorge spontanea: com’è possibile che nell’urna dei quarti di finale di Europa League erano presenti sia il Lipsia che il Salisburgo, entrambe di proprietà (formale o informale) del gruppo Red Bull, che addirittura si sarebbero anche potute incontrare tra di loro?
Per rispondere a questa domanda bisogna tornare alla scorsa estate quando grazie ad alcuni “accorgimenti” di carattere formale la Uefa ha deciso che la presenza dei due club nella stessa competizione europea non viola l’articolo 5. Dopo mesi di indagini e documenti spulciati si è arrivati alla conclusione che formalmente non c'è conflitto di interessi perché sono due club diversi.
Gli ‘accorgimenti’ del Salisburgo
Ma in realtà sembra che la regola sia stata solo “aggirata”: nel Salisburgo sono state rimosse dal CdA alcune persone legate alla Red Bull (che avevano anche legami con il Lipsia), fatto dimettere il presidente dello stesso CdA (uomo Red Bull), modificato l’accordo di sponsorizzazione tra il club e il gruppo austriaco, e conclusi i diversi prestiti di calciatori in atto tra le due società. Si aggiunga il fatto che il Salisburgo ha cambiato il proprio logo, prima identico a quello del Lipsia, lasciando un solo toro rosso sullo stemma, contro i due dei “fratelli” tedeschi, che in campo internazionale il suo nome è passato da R.B. Salisburgo a F.C. Salisburgo, e che quando gioca in Europa League lo stadio della società austriaca cambia nome, non più Red Bull Arena ma Stadion, ed ecco che il gioco è fatto.
Per la Uefa la Red Bull è ‘solo’ uno sponsor
Per la Camera Investigativa dell’Organo UEFA di Controllo Finanziario dei Club, in seguito a questi accorgimenti, la Red Bull non è più la proprietaria del Salisburgo, ma ne è lo sponsor principale. Stando così le cose il precedente che nella stagione 2014/2015 vide ammesse contemporaneamente il Wolfsburg, di proprietà della Volkswagen, e la Fiorentina, allora sponsorizzata dalla casa tedesca, ha fatto il resto.
Il paradosso: il Lipsia abbassa la percentuale d’incidenza della Red Bull nel Salisburgo
Nonostante formalmente la questione sia stata risolta resta però un grande paradosso: qualora la sponsorizzazione della Red Bull incidesse per più del 30% dei ricavi del club austriaco vi sarebbe nuovamente il conflitto d’interessi con il Lipsia scongiurato con le modifiche estive, ma questa percentuale è più bassa di quella soglia proprio perché la società tedesca, di proprietà anche formale della Red Bull, ha acquistato dal Salisburgo tanti giocatori (Gulacsi, Keita, Ilsanker, Sabitzer, Bernardo e Upamecano) aumentando di fatto gli introiti derivanti dalle cessioni dei calciatori.
Sarebbe partita vera, ma che imbarazzo per la Uefa
Posto ciò, va detto che qualora le due squadre si incontrassero in un’eventuale semifinale sarebbe partita vera, con entrambe le compagini determinate a vincere: il Salisburgo vorrà dimostrare a “mamma Red Bull” di essere migliore della più coccolata “sorella tedesca”, dall’altra parte il Lipsia vorrà convincere “la mamma” che ha fatto bene a puntare maggiormente su di lei e “togliendo attenzioni” al club austriaco. Ma, nonostante ciò, la Uefa spera che ciò non avvenga, che le due squadre non si incontrino, perché comunque vada a finire per lei sarebbe un grande imbarazzo.