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Il calcio italiano del terzo millennio: povero, indebitato e litigioso

E’ una bagarre continua e su qualsiasi argomento: dalla sede per la finale di Coppa Italia, all’inizio del prossimo campionato, fino agli stage azzurri pre-Europei; dalla spartizione dei diritti tv, alla costruzione di nuovi stadi, agli incarichi federali. Presidenti contro il Coni, Federcalcio contro la Lega, l’Aic che procede avanti da sola e la Nazionale abbandonata a se stessa.
A cura di Alessio Pediglieri
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Serie A litigi e dispetti

Poco da dirsi – Dovrebbe essere l'anno zero del nostro calcio, quello della ripartenza dopo le tossine delle sentenze di Calciopoli, del primo stadio italiano di proprietà, del ritorno al vertice della grande decaduta Juventus, del contratto collettivo a difesa dei diritti dei calciatori, dei codici etici azzurri e dei saggi federali che supervisionano la liceità delle azioni di tutti i tesserati, dei conti non più in rosso costante per il Fair Play Finanziario oramai alle porte.
E invece, è il solito vecchio litigioso calcio.

Serie A tra i dispetti

Moralità: la parola d'ordine con cui riempirsi la bocca – L'ultima riunione di Lega, ma non solo, ha dato il ‘La‘ per nuove polemiche e vecchi dispetti tra i vari componenti del mondo calcistico italiano nessuno escluso, in un dedalo di bisticci difficile anche da dipanare per chi vorrebbe capire cosa stia accadendo. Mai in passato ci sono stati così tanti contrasti contemporanei tra le varie parti in causa, in un ‘tutti contro tutti' davvero imbarazzante.
E ogni argomento o pretesto è degno di lamentela, in una sequela infinita di persone sempre più scontenti che guardano solamente al proprio tornaconto, nessuno escluso. Nemmeno il presidente del Coni, Gianni Petrucci, che critica i presidenti dei club di serie A proprio perchè non sanno ‘guardare al di là del loro naso' per poi scadere nello stesso errore, alludendo al suo disappunto di lasciare al presidente Lotito la carica federale da quando è stato condannato dal tribunale di Napoli sulle vicende di Calciopoli. Senza avere il coraggio di dirlo apertamente ma ribadendo le sue accuse sui ‘presidenti che vorrebbero dare lezioni di moralità quando sono i primi a non averla‘ (capito, Lotito? ndr); parole precedentemente proferite in un altro contesto, cioè nella lite cl presidente Agnelli sulla rivendicazione bianconera dello scudetto 2006 e del titolo revocato del 2005, perseguita dal club bianconero fino alla giustizia ordinaria.
Oggi, che con la Juventus si sono ricuciti gli strappi, Petrucci sfrutta le proprie parole decontestualizzandole e usandole per mero tornaconto, mentre con Giancarlo Abete ha incassato un pesante ‘no' dai grandi club per l'inizio del campionato a metà agosto.

Serie A non vuole campionato a metà agosto

Campionato a ferragosto? No, grazie – Oggetto del contendere, il voler limitare al massimo i problemi durante l'inverno che in questa stagione hanno rischiato di falsare pesantemente il campionato con gare sospese e numerosi rinvii per neve, ghiaccio ma soprattutto inagibilità dei vetusti impianti sportivi.
Troppi gli accordi e i contratti già firmati con gli sponsor e troppe anche le trasferte e le amichevoli programmate da tempo, studiate con i rispettivi esperti di marketing per sfruttare l'estate battendo cassa in ogni dove (soprattutto all'estero, tra Estremo Oriente e Oltreoceano). Accordi che hanno rispedito al mittente – con tanti saluti anche alla volontà di Platini di volere uniformare tutti i principali campionati continentali entro il 2014 evitando disparità di inizio, pause e fine, tra Paesi dell'Est con il resto d'Europa – la richiesta della Figc di anticipare il fischio d'inizio. I grandi club hanno portato avanti la tesi che il prossimo anno non si avrà congestione di impegni, non ci saranno Europei, Olimpiadi né altri tornei che impongono come quest'anno una marcia forzata ai limiti del possibile. L'inizio sarà fissato per il 26 agosto. Il calendario prevede tre turni infrasettimanali, il 26 settembre, il 31 ottobre e l'8 maggio, mentre la sosta invernale è fissata dal 23 dicembre al 5 gennaio.
Prima sosta per la Nazionale nel weekend dell'8 e 9 settembre.  Così si inizierà nell'ultimo weekend agostano, proprio come quest'anno con soddisfazione dei presidenti che vincono la loro personale battaglia con la Federazione che li accusa di guardare solamente ai propri interessi. Come se, ad esempio, la decisione folle di far disputare la Supercoppa Italiana in Asia, voluta e stipulata dalla Figc, sia invece una scelta sensata e ponderata.

Serie A no stage azzurri

Sì al contratto collettivo, no agli stage azzurri – Presidenti che litigano sulla data di inizio con la Federcalcio, ma anche Assocalciatori che riesce a strappare il famoso rinnovo del contratto collettivo con i cambiamenti richiesti e che portarono allo sciopero di inizio stagione. I presidenti in riunione di Lega a Milano hanno dato l'ok, preventivo per evitare altre serrate controproducenti e nel frattempo hanno osteggiato la richiesta della Nazionale (e quindi della Federcalcio) di dare disponibilità a stage pre-Europei da qui al prossimo maggio.
Impegni troppo ravvicinati, con la stagione che entra nel vivo e per cui nessuno è disposto a rischiare più di quanto non sia già stato stabilito ad inizio anno. I club da sempre sottolineano come ci siano pochi interessi economici rivolti a loro vantaggio nel dover favorire la Nazionale: così nessuno ha dato la propria disponibilità a dare i ‘nazionali' a Prandelli che dovrà rinunciare, ancor prima di averli avuti, a piccoli importanti incontri con i prossimi protagonisti di Ukraina e Polonia.
Con buona pace anche della possibilità di provare in extremis le condizioni dei vari Rossi e Cassano, da sempre auspicati rientri dell'ultimo momento.

Serie A lite per l'Olimpico

La guerra dell'"Olimpico", l'ultimo pretesto – Una guerra totale che si esplica anche nella bagarre scatenata dal presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis il quale ha posto un suo personale veto a disputare la finalissima di Coppa Italia all'Olimpico di Roma. Una cornice ritenuta inadatta al patron partenopeo che con quel provocatorio "giochiamo a Milano" ha aperto una frattura con le istituzioni calcistiche che, in modo piccato, hanno risposto come la finale si disputerà regolarmente in Capitale come da regolamento.
Anche se, sempre con regolamento alla mano, un vizio di forma c'è sulla sede: la Federcalcio avrebbe dovuto ratificare l'Olimpico con un comunicato ufficiale entro la conclusione del doppio match delle semifinali di Coppa Italia, cosa non avvenuta visto che si parla dello ‘Stadio Olimpico di Roma‘ solamente nel momento in cui si comunica alle società coinvolte sulla modalità della vendita dei tagliandi. Da un lato, dunque, De Laurentiis che si infila in una mancanza veniale e dall'altro una Figc che si trincera dietro ad un regolamento che comunque sancisce come la finale unica della coppa nazionale si disputi nello stadio della Capitale, senza doverlo ribadire ogni volta.

E all’orizzonte le nubi nere che prevedono uragani sulla questione Calciopoli con la Juve che rivuole ben due titoli, la annosa discussione sulla ripartizione dei diritti tv che ha visto fratturarsi l’asse Milan-Juventus-Inter, e il Fair Play Finanziario con le sue costrizioni economiche che non ammetteranno ulteriori ritardi o concessioni.
In un calcio italiano che assomiglia sempre più ad un galeone di ammutinati.

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