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Il Besiktas accusa il Milan: “Trattare Sosa senza il nostro consenso è un crimine”

Il presidente del club turco, spazientito dalle voci di mercato relative al suo trequartista, minaccia Galliani e conferma le intenzioni della sua società: “Non vogliamo cedere il giocatore”.
A cura di Alberto Pucci
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Nonostante non ci sia di mezzo una cifra iperbolica, l'acquisto di José Ernesto Sosa non sarà certo facile per il Milan. Dopo aver ascoltato le lamentele del giocatore, che vuole lasciare a tutti i costi lasciare la Turchia perché preoccupato per la sua incolumità personale, il presidente del Besiktas ha ribadito la volontà del club bianconero e minacciato l'ad rossonero Adriano Galliani. In occasione della presentazione ufficiale di Gökhan Gönül, difensore che il Besiktas ha appena prelevato dal Fenerbahce, Fikret Orman ha chiarito ai giornalisti presenti la posizione della società di Istanbul: "Ritengo che Sosa stia prendendo in giro la nostra intelligenza – ha ringhiato il numero uno del club – Ha paura dopo gli attacchi? I terroristi hanno colpito anche a Parigi, a Donetsk c’è la guerra e c'è stato l’11 settembre. Quello del terrorismo è solo un pretesto".

La paura e la rabbia

Il giocatore argentino ex Napoli, nei giorni scorsi aveva parlato della sua situazione attraverso un lungo comunicato: "Ho chiesto al Besiktas di cedermi perchè sto attraversando momenti difficili con la mia famiglia – ha spiegato Sosa – La realtà è che mia moglie ha paura di vivere a Istanbul ed io ho anche paura per le mie figlie. L’attacco terroristico all’aeroporto ci ha toccato da vicino, i miei rappresentanti erano lì due ore prima che accadesse il tutto. E da questo, io e la mia famiglia abbiamo preso la decisione di lasciare Istanbul. Ho due figlie e vogliamo proteggerle prima di tutto. La mia priorità è la mia famiglia e viene prima del calcio". Una motivazione che nonna convinto Fikret Orman: "La verità è che vuole andare al Milan – ha concluso il presidente – Noi non vogliamo cederlo e trattare un giocatore sotto contratto, senza il nostro consenso, è sia moralmente che soprattutto legalmente un crimine".

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