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Il Bayern ci ricorda quanto il nostro calcio sia ancora piccolo piccolo

La pesantissima sconfitta dei giallorossi in Champions League, ci desta dalla piacevole illusione di essere finalmente allo stesso livello delle migliori d’Europa. Nulla di più sbagliato. C’è ancora tanto da lavorare per crescere. E adesso tocca alla Juventus.
A cura di Alessio Pediglieri
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Il Bayern Monaco ci ha rimesso al nostro posto, insegnandoci la lezione più importante: che nel calcio nulla si inventa da un giorno all'altro. Così la clamorosa scoppola giallorossa subita all'Olimpico in Champions League dalla squadra di Guardiola ci ha ridestato dalla piacevole illusione in cui c'eravamo cullati nelle prime uscite stagionali in Europa. I campioni di Germania hanno ribadito chi comanda, quale sia il reale livello che bisogna raggiungere per dire la propria quando il calcio si gioca ad altissimi livelli. Senza ridimensionarci, perché già poco o nulla c'era da rendere più piccolo di quanto non lo siamo già. Perché se è vero che i tedeschi hanno disputato la partita perfetta, è pur realistico e giusto sottolineare come la Roma di Garcia non abbia sbagliato la partita ma abbia semplicemente espresso il suo solito calcio. Che in Italia fa anche la differenza ma che a livello internazionale palesa tutti i limiti di un movimento che deve ancora far tanta strada per arrivare a livelli di sufficienza.

Non ha sbagliato nulla Rudi Garcia, inserendo in campo una squadra votata alla propria ideologia di gioco, verticalizzazioni e velocità. Un modo di esprimere il proprio calcio che in Italia ha dato anche i suoi ottimi frutti, confermando come i giallorossi siano la crème della Serie A insieme alla Juventus. Il treidente Iturbe-Totti-Gervinho dava più garanzie e duttilità dell'inserimento di Florenzi o Destro o dello scontinuo Ljajic. A centrocampo hanno giocato i migliori, in difesa i giocatori titolari. Insomma, quella dell'Olimpico è stata la miglior Roma che si potesse schierare e che non ha commesso alcun errore imperdonabile. Ha semplicemente e drammaticamente dimostrato di essere ad un livello inferiore al Bayern Monaco che ha giocato una partita perfetta da un punto di vista della disciplina tattica e della pulizia tecnica. Una lezione in grande stile, senza travolgere l'avversario ma dimostrandogli come si giochi a determinati livelli.

Dopo l'euforia contro il CSKA – ma anche con il Malmoe per la Juventus, già di par suo ridimensionata dalla trasferta di Madrid – e le buone impressioni espresse a Manchester  – contro un City che però dopo 3 incontri vanta il misero score di 2 pareggi e 1 sconfitta – il test-match col Bayern ha rimesso le cose a posto. Come quando a scuola dopo aver preso un buon voto pur senza studiare ci si prova a ripetere ritrovandosi con un bel ‘3' in pagella. Perché anche nel calcio non basta l'entusiasmo e l'applicazione – che pur sono le basi – ma serve studiare, crescere, migliorarsi. E ciò non si fa in tre settimane di apprendistato in Champions League. Garcia lo sapeva prima e lo sa anche adesso. Ci ha soltanto sperato.

Per assurdo che ben venga pure la goleada del Bayern. Potrebbe essere la scossa giusta che permetta alla Roma di ricordare di doversi sudare secondo dopo secondo in Europa e sperare in una qualificazione che se avverrà arriverà comunque per il rotto della cuffia. Le batoste nel recente passato del nostro calcio sono servite e molto. Quella di Firenze l'anno passato della Juventus sconfitta 4-3 dopo aver dominato. Una sconfitta che ha scosso i bianconeri da quel momento inarrestabili. E la stessa Roma che dalla gara di Torino persa tra mille polemiche ha dimostrato pronta reazione contro il Chievo, tanto da gridare allo scudetto.

Adesso si aspetta la Juventus che è attesa dalla difficile trasferta greca contro l'Oympiakos. Probabilmente per i bianconeri sarà meno dura e umiliante la sfida coi greci ma il pericolo è dietro l'angolo, così come le brutte figure. Già a Madrid con l'Atletico è arrivato il primo scivolone europeo, rimettendo (quasi) le cose a posto e riconsegnando la miglior squadra italiana nell'apprendistato di chi sogna di diventare grande. Il girone dei bianconeri è molto più semplice di quello giallorosso eppure la sensazione è che se dovesse arrivare la sconfitta nessuno ne resterebbe stupito oltremodo. Un po' come quando si prova a guardare fuori da una finestra troppo alta: ci si mette in punta di piedi e si sbircia fuori per sentirsi grandi, anche se non lo si è e si deve lasciare che il tempo faccia il proprio corso per crescere. E anche molto.

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