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Ibra verso l’addio al Milan? Galliani e quel 99,9% non convincono il tifo rossonero

Quante probabilità ci sono che Zlatan Ibrahimovic, lasci il Milan? Neanche mezza, secondo quel “volpone” di Adriano Galliani, che ha voluto tranquillizzare i tifosi parlando di un 99,9% di chance che, lo svedese, rimanga a Milano. Ecco perchè, quella percentuale va letta al contrario.
A cura di Alberto Pucci
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Milan vs Barcellona - Zlatan Ibrahimovic

La storia insegna – Nel calcio, dicono, i "numeri" non mentono mai e, quasi sempre, certificano e giustificano vittorie e sconfitte. C'è chi, della statistica e del suo significato, ne ha fatto una ragione di vita e continua a leggere numeri e ad interpretarli. Ma c'è anche chi, di quei numeri, ne fa un'utilizzo improprio, formulando percentuali poco credibili. E' il caso, tra i tanti, di Adriano Galliani che, nelle ultime ore, si è divertito a dare in pasto a stampa e tifosi il suo "punto di vista" sulla permanenza di Zlatan Ibrahimovic al Milan, dopo gli ammiccamenti del PSG di Leonardo. Evidentemente, il mini-tour sulla "Love Boat" è stato talmente rilassante da far dimenticare al dirigente rossonero la storia ed il curriculum vitae del "soggetto" in questione. Quel "rimane al 99,9%", riferito allo svedese, pare infatti decisamente "debole" se riavvolgiamo il nastro e riascoltiamo le dichiarazioni, rilasciate in passato, da Ibra e dal suo procuratore Mino Raiola. Così come risultano preoccupanti, i tentativi di rasserenare l'ambiente dell'ad rossonero: le stesse frasi e le medesime percentuali, infatti, vennero utilizzate per le cessioni illustri di Shevchenko e Kakà. A furia di trasferimenti eccellenti, però, il tifoso del Milan non solo si è fatto "il pelo sullo stomaco", imparando ad interpretare e leggere correttamente numeri e parole dell'Adriano rossonero, ma si è anche abituato all'idea che i giocatori vanno e vengono, e che le bandiere non sventolano più dai tetti di Milanello, dai tempi di Baresi e Maldini.

Il gatto, la volpe e Pinocchio – Associare i nomi, ai protagonisti di questa favola rossonera, è davvero un gioco da ragazzi. Sembra evidente che, in questo caso, il ruolo di Pinocchio (inteso come simpatico bugiardo e non come burattino di legno) corrisponda perfettamente alla sagoma di Ibra (e non solo per il naso). Era il 2004, quando l'attaccante sbarcò a Torino urlando ai quattro venti: "Esiste solo la Juventus, per me. Rimarrò quì per sempre". La storia d'amore con la Torino bianconera, durò, due anni: tempo di vincere quei due "famosi" scudetti che mancano (giustamente) all'appello di ogni tifoso juventino. Fu proprio "Calciopoli", a spingere Ibra lontano dal capoluogo piemontese. Agosto 2006: Ibra viene avvistato sul Naviglio milanese, sponda nerazzurra. L'incipit del romanzo è dolce, come una fetta di Panettone: "Da piccolo tifavo per l'Inter. Sono arrivato in una squadra molto forte, il mio futuro è qua!". Altri due anni di gol e successi, prima con Mancini e, poi, con il suo "mentore" Mourinho. Due stagioni e poi via, verso la Spagna, non prima di aver dichiarato: "Diventerò il capitano dell'Inter!". Non è dato a sapersi se sia stato Zanetti ad accompagnare il compagno all'aeroporto di Malpensa, per l'imbarco verso Barcellona. Di sicuro, ci furono solo le sue parole all'arrivo in terra catalana: "Barcellona è il sogno della mia vita".

Guardiola e Ibrahimovic

I sogni son desideri – Spesso, purtroppo, ciò che desideriamo non trova riscontro nella realtà. Zlatan se ne accorge, quasi subito, durante la sua permanenza al Barcellona. Altro che sogno, per lui diventa un'incubo, specialmente in Champions dove i blaugrana sbattono contro il muro interista, tirato su dallo Special One ed escono in semifinale.

“ Zlatan Ibrahimovic? Per lui parla il palmares, è un vincente! ”
Adriano Galliani
La "leggenda" dell'Ibra predente in Europa, comincia proprio da quella doppia partita con l'Inter: via lo svedese, arriva la coppa. Nel 2010, infatti, passa al Milan ignaro della festa che, qualche mese dopo, si sarebbe scatenata sulle "Ramblas" per la vittoria in Champions League. "Sono venuto per vincere tutto", urla lo svedese a tutto San Siro. Ci riuscirà solo in campionato. In Europa, neanche a parlarne, ovviamente. I difensori cominciano a prendergli le misure, così come i tifosi ed i giornalisti che alla frase:"Il Milan sarà la mia ultima squadra, poi smetterò di giocare", si danno di gomito e sorridono. L'ultima dichiarazione è di qualche giorno fa: "Non vado al PSG, sto bene al Milan". Dopo due stagioni rossonere, con una terza alle porte, ricomincia la solita "manfrina": va o resta?

Estate rovente – Quella che è alle porte, si preannuncia un'estate di calciomercato rovente. Per lo svedese e per il Milan. Nonostante le ultime dichiarazioni di Ancelotti: "A noi, Ibra non serve", la telenovela andrà avanti fino a fine Agosto. Se non sarà il PSG, c'è da scommetterlo, sarà magari il Chelsea o il Real Madrid di Mourinho, fresco di rinnovo, che in queste ultime settimane, si erano fatti avanti con proposte, più o meno, concrete. I fatti, sono noti a tutti: Ibra vuole vincere e comincia ad avere qualche perplessità (legittima, tra l'altro) sul progetto rossonero, il Milan ha bisogno di "rimettere in bolla" il suo bilancio e Allegri, negli ultimi mesi, non sembra più così innamorato del suo numero undici (o dieci, che dir si voglia). Se tanto, dà tanto ai tifosi del Milan, il suo addio, parrebbe più che un'ipotesi remota. Si è detto: tra i due (lui o Thiago Silva, alias: il nuovo Baresi) meglio sacrificare Ibra. E se fossero tutti e due a partire? A dar retta a Galliani, entrambi hanno il "99,9%" di possibilità di restare a Milano. C'è da credergli, secondo voi?

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