62 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Iaquinta urla la sua innocenza: “La verità verrà fuori, con l‘ndrangheta io non c’entro”

L’ex attaccante campione del mondo 2006, dopo la condanna a due anni nel processo “Aemilia”, si è sfogato davanti alle telecamere di Italia Uno: “Sono sicuro al 100% dell’innocenza di mio padre. Credo nella giustizia e lotterò fino alla fine. “Mio padre è calabrese, anche io sono calabrese, sono di Cutro. Essere di quel paese non vuol dire che tu sia ‘ndranghetista. Hanno fatto di tutta l’erba un fascio”.
A cura di Alberto Pucci
62 CONDIVISIONI

La prima intervista televisiva, dopo la condanna a due anni subita al termine del primo grado del processo "Aemilia", Vincenzo Iaquinta l'ha rilasciata alle "Iene". L'ex attaccante di Udinese, Juventus e della Nazionale campione del mondo del 2006, si è infatti ribellato alla decisione del Tribunale di fronte alle telecamere di Italia Uno: "Sui giornali si parla solo di me e mio padre. Ci sono state 119 condanne, ma non le hanno nemmeno citate – ha esordito Iaquinta – Ci sono altri due gradi giudizio e la verità verrà fuori per forza".

Immagine

"Sono sicuro al 100% dell’innocenza di mio padre. Credo nella giustizia e lotterò fino alla fine. A essere famosi ci sono i pro e i contro. I giornali mettono solo: due anni a Iaquinta per ’ndrangheta, maledizione! Solo sentire la parola ‘ndrangheta mi fa paura". Condannato per "reati di armi" e per aver lasciato al padre Giuseppe (condannato a 19 anni) armi legittimamente detenute e munizioni, Iaquinta ha così nuovamente rivendicato la sua innocenza.

Immagine

La paura di Iaquinta

"Non ho mai parlato prima, perché avevo fiducia in questa giustizia – ha spiegato l'ex giocatore a Giulio Golia – Ho aspettato, però adesso basta. E' arrivato il momento di far capire alla gente che mio padre non c'entra niente in tutto questo. Veramente, è innocente. Sono veramente stanco di questa situazione. Dopo la condanna, sono arrivato a casa e ho trovato i miei bambini che piangevano. Mia madre che è malata di tumore da 4 anni, ma un cuore ce l'ha questa gente o no? Ce l'ha un cuore?".

"Mio padre è calabrese, anche io sono calabrese, sono di Cutro – ha concluso Iaquinta – Essere di quel paese non vuol dire che tu sia ‘ndranghetista. È questo che non capisco. Hanno fatto di tutta l'erba un fascio. La ‘ndrangheta a me non interessa. È una cosa che nella mia famiglia deve stare lontana perché non fa parte di noi. Ho paura a parlare solo di ‘ndrangheta. Non c’è cosa più brutta di venire marchiato col nome della ‘ndrangheta".

62 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views