I tifosi dell’Inter: “Koulibaly bugiardo. Striscioni anti-razzisti? Una pagliacciata”
Koulibaly piccolo uomo. Gli striscioni anti-razzisti del club? Solo una pagliacciata. E così che i tifosi nerazzurri – quelli assiepati nella Nord – attaccano la società per come ha gestito la sanzione del giudice sportivo comminata per i cori razzisti rivolti al difensore centrale del Napoli. A scandire la serata tragicomica di San Siro, oltre alla prestazione opaca e alla sconfitta della squadra di Spalletti, ci sono anche le parole dei sostenitori più caldi, intransigenti che proprio non distinguono la differenza tra sfotto' (anche pesante) e un insulto
Ha accettato supina, negando la possibilità di assistere a partite per le quali era già stato pagato il biglietto – si legge nella nota pubblicata sulla fanzine della Curva all'indirizzo della dirigenza -. E contro il Sassuolo ha tappezzato il Meazza con striscioni "BUU", una pagliacciata fatta e finita, ridicolo.
Concetto semplice, no? E se proprio risulta difficile sintonizzarsi sulla stessa lunghezza d'onda c'è altro che fa arrivare il messaggio forte e chiaro. Nel mirino c'è (ancora) il calciatore di colore del Napoli, etichettato come uno che fa la sceneggiata per nascondere proprie responsabilità.
A noi del razzismo non ce ne frega un bel niente, noi andiamo allo stadio per tifare i nostri giocatori, siano neri come Keita, meridionali come D'Ambrosio, sloveni come Handanovic o argentini come Lautaro. Koulibaly per noi è solo un piccolo uomo che ricorre a bugie per lavarsi la coscienza. Fosse stato bianco, giallo o blu ci saremmo comportati alla stessa maniera.
E gli ululati nei confronti di Koulibaly, cosa erano? La ricostruzione che viene fatta dagli ultrà della Curva è una sorta di arringa difensiva all'insegna del ‘non avete capito niente ma solo frainteso tutto'. Basta dare un'occhiata a come spiegano quella situazione tanto spiacevole quanto biasimevole.
San Siro ha fischiato Koulibaly per un gesto inaccettabile (gli applausi dopo il rosso) – si legge ancora -. Poi finisce la partita e qualcuno dice di aver sentito ‘buu' o qualcosa del genere. Sicuramente è vero, qualcuno lo avrà fatto, ma allo stadio non è stata così chiara e fastidiosa. Da lì è partito il processo.