I Leicester italiani: dal Cagliari di Riva al Verona di Bagnoli
C'è stato un tempo in cui anche il campionato italiano ha potuto sfoggiare i suoi "Leicester". Vittorie a sorpresa provenienti dalla provincia. Periferie al potere in grado di ribaltare gerarchie e sovvertire pronostici. I precedenti più fulgidi rispondono ai nomi di Cagliari, nel campionato 1969-70, Verona, nel 1984-85 e Sampdoria, nel 1990-91. Imprese che hanno tratti distintivi comuni: la forza del gruppo, arricchita da individualità che grazie anche a quel successo hanno poi spiccato il volo e condottieri valorosi in panchina, abili strateghi e gestori di personalità spesso complicate.
Il Cagliari di Rombo di Tuono
Allenata da Manlio Scopigno, nella stagione 1969-70, la squadra sarda si aggiudicò lo scudetto grazie a una formazione che poteva contare su elementi in grado di far grande anche la Nazionale: da "Rombo di tuono" Gigi Riva al portiere Enrico Albertosi, con il valore aggiunto del brasiliano Nené. Il Cagliari chiuse il campionato (a 16 squadre) con 45 punti, quattro più dell'Inter e sette più della Juventus prime inseguitrici, in virtù di 17 vittorie e appena 2 sconfitte, con il secondo miglior attacco del campionato (42 reti contro le 43 della Juventus) e la difesa meno battuta (appena 11 al passivo). Riva si aggiudicò anche il titolo di capocannoniere con 21 reti e al Mondiale messicano dell'estate successiva il ct azzurro Ferruccio Valcareggi convocò ben sei elementi di quella squadra: Albertosi, Domenghini, Gori, Riva, Niccolai e Cera.
Il Verona dei miracoli
Era in A da appena un triennio il Verona, allenato da Osvaldo Bagnoli, che nel 1984-85 riuscì a iscrivere il suo nome nell'albo d'oro del campionato. Una squadra giovane, che in estate, la società aveva rinforzato con due "prodotti" scelti in occasione del precedente Europeo: il tedesco Briegel e il danese Larsen. La squadra chiuse a quota 43, con il Torino di Radice staccato di quattro punti e l'Inter di Castagner a -5. Nelle fila gialloblù militavano anche elementi che poi hanno scritto altre pagine importanti del calcio italiano: dal mitico portiere Garella a bomber Galderisi (risultò il miglior realizzatore con 11 gol), sino al capitano Tricella, poi passato alla Juventus e al regista Antonio Di Gennaro, convocato anche per i Mondiali del 1986. A risultato raggiunto, il centrocampista Volpati commentò: "Oggi non ci rendiamo conto di quale impresa abbiamo realizzato, ma sarà il corso del tempo a farcelo capire". Parole quanto mai lungimiranti.
La Sampd'oro dei gemelli del gol
Quello della Sampdoria del 1990-91 è forse più degli altri citati un successo costruito nel tempo. Da grande squadra. La società di Paolo Mantovani, infatti, aveva da alcuni anni affidato la squadra a un personaggio carismatico e variopinto del calibro di Vujadin Boskov, capace di gestire un gruppo dalle forti personalità e di farlo crescere sotto il profilo personale e del rendimento sportivo. I blucerchiati raggiunsero così lo scudetto dopo essere passati per la vittoria della Coppa Italia dell'anno prima e nella stagione successiva sfiorarono anche la Coppa Campioni, persa al supplementare contro il Barcellona. Nelle sue fila militavano elementi del calibro di Mancini e Vialli, i ribattezzati "gemelli del gol", Pagliuca e Vierchowod, Lombardo e Mannini, oltre agli stranieri Cerezo, Michajylycenko e Katanec. Chiuse il campionato (a 18 squadre) con 51 punti, cinque più di Milan e Inter.