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I dubbi del calcioscommesse: dov’è la tolleranza zero davanti a tanti patteggiamenti?

Mentre prosegue il processo di scommessopoli, alcune questioni sembrano restare in sospeso. Abbiamo così deciso di porle noi le domande che nessuno fa. Sono cinque in tutto, siamo arrivati alla quarta, che ha anch’essa diritto ad una risposta. Da parte di tutti. La nostra la potete leggere qui di seguito: siete d’accordo?
A cura di Alessio Pediglieri
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Garantisti fino in fondo, ma non con le fette di salame sugli occhi.
Questo mai, soprattutto osservando attentamente quanto sta accadendo in queste ore attorno al mondo del calcio, in uno scandalo tanto devastante da non lasciare quasi nessuno immune da colpe, o almeno da imputazioni da chiarire e smentire. Nel nuovo corso di "Last Bet" iniziato ufficialmente all'alba di lunedì con perquisizioni e arresti, tanto è accaduto, molto si è detto, altrettanto è stato fatto dagli inquirenti. Massimo rispetto, dunque per le Procure coinvolte, ben tre  (Napoli, Bari e Cremona) e massima attenzione a ciò che si scriverà e dirà in queste ore, con indagini ancora in corso e processi in fase di sviluppo. Eppure, è difficile rimanere in silenzio davanti ad alcune incongruenze che sembrano palesi dove la giustizia sportiva (al momento, in attesa dei provvedimenti penali che andranno avanti parallelamente e in maniera autonoma, con giudizi e sentenze differenti) che rischia di farsi ridere addosso ancora una volta.

Il problema di fondo, si sà è un segreto di Pulcinella: il tempo. Già si stanno facendo i conti con i calendari da preparare per la prossima stagione, con le liste di squadre da consegnare all'Uefa per le Coppe  2012-2013, già si sta lavorando dietro alle quinte per tastare i terreni co glin sponsor anticipando scenari in caso di slittamenti o ritardi a causa dello scandalo tutt'ora in evoluzione. Insomma: il calcio sta dimostrando – se mai ce ne fosse stata la necessità – di essere ostaggio di se stesso, legato mani e piedi a scadenze temporali del proprio business che contrastano con quelle della giustizia. E  il processo iniziato ieri, 31 maggio e con già 21 richieste di patteggiamento accolte ne è una dimostrazione palese, di una incoerenza di fondo che ha già mandato in ‘tilt' il pallone e le sue istituzioni.
In attesa di capire cosa accadrà, cosa la giustizia deciderà e nella ferma convinzione che i processi non si discutono  e come le sentenze vanno rispettati, proviamo a porci cinque semplici domande che oggi, 1 giugno 2012, non trovano risposta e restano a dimostrazione che qualcosa – per l'ennesima volta – non funziona.

4) Perchè la tolleranza zero è finita nel ‘mercato delle vacche' accettando il compromesso in poche ore dall'inizio del processo bis di ‘Scommettopoli'?

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Stop, fermata: scendere – Forse aveva proprio ragione Monti: fermare il calcio per ripulirlo. Una ragione che gli è stata contestata da tutti, soprattutto dagli addetti ai lavori, dirigenti, tesserati, federazione. Che pensasse ad altro, che si vergognasse, che ricordasse che il calcio dà allo Stato 1 miliardo di contributi all'anno e che in caso di stop questi soldi non ci sarebbero. Peccato che la ragione al Presidente del Consiglio l'ha data lo stesso calcio nella giornata del 31 maggio scorso, accettando ad apertura del processo, 21 patteggiamenti e mettendone sotto esame almeno altri 40.
Compromessi e accordi per ridurre i tempi, restando fedeli alla linea di rispettare i calendari, nel fornire all'Uefa un elenco di squadre perchè disputino le Coppe 2012-2013, nel massimo rispetto dei patti con le televisioni i cuoi diritti sostentano il baraccone del calcio, nel tranquillizzare sponsor e contratti multimilionari con fornitori e indotto sull'andamento regolare del sistema.

Il calcio ostaggio di se stesso – Il Presidente del Consiglio aveva teso una mano al mondo del calcio e ha ricevuto un pugno: questo calcio non ha nessuna intenzione di risollevarsi completamente, non ha interesse nel fare davvero piazza pulita, ridando onore e credibilità ad un sistema che vive di scandali quasi in modo quaotidiano. Già a pochi giorni da inizio del processo (il primo, sulle indagini della Procura di Cremona) si sente il fiato sul collo dell'obbligo di impartire sanzioni e penalità in modo quasi subito definitivo per poter scrivere i nuovi calendari, permettere all'Uefa di poter verificare la presunta ‘dignità morale' delle squadre che verranno inserite nell'elenco delle partecipanti alla prossima stagione delle Coppe europee.
Già pendono come spade di Damocle le penali dei contratti chiusi mesi fa con sponsor e pubblicità, fatti di ritiri, amichevoli, nuove maglie, tournèe in giro per l'Italia e il mondo.
Per non parlare dell'ansia provocata dall'attesa interessata delle stesse televisioni che hanno sborsato fior  di milioni a questo calcio per ottenere diritti in esclusiva non certo senza poter programmare palinsesti e campagne catodiche adeguate.

Bocche piene di ‘tolleranza zero' – Insomma, il calcio ha dimostrato senza richiesta alcuna, di essere ostaggio di sè stesso. Ma la tanto decantata "tolleranza zero" urlata a squarciagola da Lega, Federcalcio, Coni dove sta? Abete e Petrucci ne hanno fatto bandiera, accogliendo il plauso di Albertini, Prandelli, Damiani e non solo. Perchè il battimani generale è fuoriuscito dal mondo del pallone riversandosi sull'opinione pubblica che ha accolto con una standing ovation la volontà di essere integerrimi nel punire chi ha sbagliato. Eppure qualcosa stona.
Eccole le parole di Giancarlo Abete non più tardi di due mesi fa. Eravamo all'inizio di aprile, con un campionato ancora da concludersi e una stagione alle battute finali. Il Presidente federale non ebbe dubbi nè tentennamenti perchè si facesse giustizia, rapida e totale.

Chiedo tolleranza zero e processi sportivi in tempi rapidi per fare pulizia e individuare tutte le responsabilità. La FIGC e il mondo del calcio hanno un forte interesse perché al più presto, nel rispetto delle esigenze istruttorie della magistratura inquirente, la Procura della Repubblica di Bari possa trasferire e mettere a disposizione del procuratore federale gli atti dell'inchiesta, in modo da approfondire tutti gli aspetti che riguardano anche violazioni delle norme del Codice di Giustizia sportiva

Dichiarazioni che confermavano la già nota linea intrapresa dal Coni, con le parole di Petrucci, n.1 del Comitato Olimpico che – nel febbraio di quest'anno aveva già dichiarato:

Rispetto l’opera dei magistrati e dunque ringrazio Di Martino per il lavoro che sta facendo. Ma ho sentito anche il presidente della Figc, Abete, e quella dell’ amnistia sportiva è un’ipotesi irrealizzabile. Proprio il Coni  in osservanza al Cio, ha recentemente varato un codice etico per il rispetto dei principi di lealtà e correttezza sportiva, è evidente che non possiamo essere favorevoli all’amnistia. Nel momento in cui vengono alla luce certi episodi, il nostro discorso deve essere chiaro dall’inizio e non dare adito a dubbi o interpretazioni diverse

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La stagione dei pentiti – Invece, sono arrivati i patteggiamenti, i ‘premi' per chi collabora, gli ‘sconticini' per chi ammette eventuali colpe d'illecito ma è pronto a snellire l'iter della giustizia sportiva abbreviandone i tempi e aiutando le procure a chiudere più in fretta possibile il processo permettendo alla Federazione di poter programmare la nuova stagione. Ma si è esagerato: troppi 21 patteggiamenti in poco meno di 12 ore di processo, troppi i compromessi palesi cui l'opinione pubblica ha assistito, troppi i controsensi di una giustizia sportiva dove si sta assistendo all'assurdità del capovolgimento dell'onere della prova. Non sono le procure a dover dimostrare la colpevolezza degli imputati con prove inalienabili, ma sono gli indagati a doversi discolpare dalle accuse – più o meno legittimate. Il boomerang è evidente: pentiti che spuntano come funghi, tutti pronti improvvisamente a fare nomi e cognomi in cambio di una pena limitata, dove è sempre più difficile distinguere il grano dalla crusca, tra chi ha davvero qualcosa da racccontare e chi lo fa meramente per proprio tornaconto.
Tanto che, in una situazione sfuggita subito di mano agli inquirenti sportivi, la Figc è dovuta intervenire per salvare almeno la faccia, o la facciata. Giancarlo Abete ha fatto sapere di voler impugnare i pattegiamenti aprendo una frattura importante con la giustizia sportiva. I vertici federali non sono d'accordo sul modo in cui la Procura ha gestito i primi giorni del processo che ha fatto scandalizzare tanto l'Italia. Così, in queste ore ne vedremo di tutti i colori: dopo la ‘carota' probabilmente Stefano Palazzi dovrà usare il ‘bastone' per soddisfare la Federazione senza creare ulteriori attriti. Anche se lo stessso Procuratore si è difeso per aver applicato un istituto giuridico previsto dall'ordinamento sportivo che non può venire discusso. A confortare questa ipotesi c'è l'articolo 23, secondo comma, del codice di giustizia sportiva che spiega come il patteggiamento è un'intesa tra le parti che si basa su accordi. La Disciplinare, in questo caso, deve solo valutarne la "congruità" (che c'è), e dopo non emette una sentenza ma ratifica l'intesa con un'ordinanza "non impugnabile".
Il presidente della Figc, però, ha ribadito che questa facoltà esiste eccome: l’articolo 33, quarto comma, prevede "nei casi di illecito sportivo come siano legittimati a proporre reclamo anche i terzi portatori di interessi indiretti, tra i quali il Presidente federale".

Effetto boomerang – Dopotutto, quanto accaduto sul finire della scorsa settimana ha creato un problema non da poco: la Disciplinare ha aperto un'autostrada in cui si infileranno tutti i club, soprattutto i più importanti che a quel punto chiederanno e pretenderanno patteggiamenti congrui a quelli ottenuti dalle società minori. Con la conseguenza di penalizzazioni in classfica incongrue ma legittimate. Un esempio? Difficile che non lasci uno strascico importante l'ammenda di 50 mila euro oggi proposte alla Sampdoria e al Siena che sembravano oggettivamente coinvolte per la posizione del tesserari Bertani e Carrobbio e ancor più non resterà senza conseguenze il -6 rifilato ad un Grosseto sul quale pesavano ben 8 imputazioni di illecito sportivo.
Una piccola grande vergogna che si può racchiudere nelle dichiarazioni del presidente della Nocerina, Citarella, direttamente interessato proprio per la mancata retrocessione del club toscano (che avrebbe salvato la società rossonera) e che riportiamo in toto:

"Quella di oggi è una decisione vergognosa. La Federazione ha scritto una delle pagine più brutte del calcio italiano. Sono deluso e amareggiato. Non ce l'ho nè con il Grosseto, nè con l'Ascoli, con nessuna squadra, io punto il dito contro il sistema del calcio in Italia. Non è possibile che squadre a cui sono imputate otto irregolarità vengano dati sei punti di penalizzazione. E' una cosa che non esiste.
La Federazione, oggi, ha creato un pericoloso precedente. L'anno prossimo anche io potrei chiedere ai miei giocatori di commettere otto illeciti, consapevole che i punti di penalizzazione sarebbero soltanto sei. Oggi hanno legittimato l'illecito sportivo. La Corte Suprema potrà decidere qualsiasi cosa, ma io sono sfiduciato nelle persone che dovrebbero rappresentarmi."

Dunque, dov'è questa tolleranza zero e il rifiuto categorico di una amnistia sportiva?

(4 – continua)

Rispondi alla domanda 1) Perchè Criscito escluso dalla Nazionale e Bonucci no?

Rispondi alla domanda 2) Perchè malgrado le prove, Giuseppe Sculli non è finito in carcere?

Rispondi alla domanda 3) Perchè Buffon non va spontaneamente dagli inquirenti?

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