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Hope Solo: “Rinuncio alle Olimpiadi, solo per un figlio”

Il virus Zika spaventa anche il portiere della nazionale femminile di calcio degli Stati Uniti: “Non vorrei mai affrontare il rischio di avere un figlio malato”.
A cura di Alessio Morra
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Il virus Zika fa paura agli americani. Il comitato olimpico statunitense infatti nei giorni scorsi ha ufficializzato che gli atleti preoccupati per la propria salute a causa del virus dovrebbero prendere in seria considerazione la rinuncia alle Olimpiadi di Rio 2016. Il presidente della federazione Scherma, Donald Anthony, ha dichiarato: “Il Comitato Olimpico ha stabilito come linea di principio che qualunque atleta non se la sente di andare in Brasile può rinunciare. Le donne in gravidanza o coloro che stanno pensando di avere un bambino possono non andare a Rio”. E oggi il portiere della nazionale femminile di calcio Hope Solo ha ventilato la possibilità di rinuncia: “Ora come ora, non andrei alle Olimpiadi. Non vorrei mai affrontare di avere un figlio malato”.

Hope Solo, una delle calciatrici più famose al mondo, è sposata con l’ex campione dell’NFL Jerramy Stevens e ha apertamente paventato la possibilità di rinuncia ai Giochi Olimpici nell’intervista concessa a Sport Illustrated, perché non vuole correre il rischio di avere un bimbo non sano: “Non vorrei affrontare il rischio di avere un bambino malato. Non so quando quel giorno arriverà per Jerramy e me, ma personalmente mi riservo il diritto ad avere un bambino sano. Nessun atleta in competizione a Rio dovrebbe trovarsi di fronte a questo dilemma. Già le atlete donne devono fare delle scelte che gli atleti professionisti di sesso maschile non lo fanno. Accettiamo queste scelte particolari in quanto donne, ma non accetto di essere costretta a prendere la decisione tra gareggiare per il mio paese e sacrificare la salute di un bambino, o di stare a casa e rinunciare ai miei sogni e obiettivi come atleta. Le Olimpiadi dovrebbero essere un ambiente sicuro per ogni atleta, maschi e femmine che siano. Le atlete non dovrebbero essere costrette a prendere una decisione che potrebbe sacrificare la salute di un bambino”.

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