Helmuth Duckadam, l’eroe di Siviglia che fece piangere il Barcellona
“Avevo sempre sognato di giocare una finale il cui esito dipendesse da me”. Helmut Duckadam quel sogno lo realizza il 7 maggio del 1986. Sono ancora lontani i giorni di Timisoara, i giorni del fucile in spalla sulle barricate mentre il Conducator Ceauşescu finiscono catturati e giustiziati il giorno di Natale del 1989. è la sera della finale di Coppa dei Campioni. A Siviglia, la Steaua Bucarest affronta il Barcellona. Ceauşescu teme un esodo di massa e chiude le frontiere. Sulle tribune del Sánchez-Pizjuán, un migliaio di rumeni deve vedersela con 60mila catalani. Ma le partite si giocano e si vincono in campo: e lì si gioca in undici contro undici.
Generazione d'oro – La Steaua è nel suo periodo migliore, e non è un caso che Valentin, il figlio maggiore (ma adottato) del dittatore entri anche nelle decisioni e nella gestione del club. Ma gli appoggi politici non spiegano del tutto la serie di 104 partite consecutive di Prima divisione senza sconfitte, i cinque campionati e le quattro coppe nazionali di fila. C'è il merito di Ioan Alexandrescu che ha messo sotto contratto il meglio della nuova generazione rumena. Oltre a Ducadam, arrivano via via Majearu, Iovan, Belodedić (di origine serba), Balint, Bumbescu, l’ungherese Ladislau "László” Bölöni, Victor Piţurcă e, nel 1983, Marius Lăcătuş, per tutti Fiara (la Bestia).
Ducadam – Nello stesso anno arriva Helmuth Duckadam, il portiere coi baffi che arriva dalla Transilvania, da Semlac, paesino a mezz'ora dal confine ungherese e a un'ora e mezza dalla Lugoj città natale di Bela Lugosi, il Dracula più celebre della storia del cinema. Ha sangue tedesco: i genitori hanno abbandonato la Germania per trasferirsi in Romania ma nella regione del Banato, un'antica regione sotto il dominio dell'Impero austro-ungarico. Vorrebbe giocare come attaccante, ma ha un'indole pigra e un fisico troppo imponente, quindi finisce in porta a volare da un palo all'altro cercando di emulare Gordon Banks, l'autore della parata del secolo e leggenda del Leicester. Inizia a giocare al Semlacana Semlac, squadra della sua città natale, per poi proseguire nelle giovanili di Sport Gloria e UTA, due squadre di Arad, con cui esordirà nel massimo campionato rumeno. Duckadam è una sicurezza tra i pali: è alto, agile, sicuro nelle uscite con un gran senso della posizione. Viene prima convocato nell’Under 21 di Viorel Mateianu e, successivamente, nella nazionale maggiore allenata da Mircea Lucescu, con cui colleziona due presenze. Puntuale, nel 1983, il passaggio alla Steaua. In panchina, dall'anno successivo c'è Emerich (Imre) Jenei, che in carriera guiderà la Steaua in sei momenti diversi.
La finale – Il mondo in quei giorni è scosso dal disastro di Chernobyl. La Steaua, che solo pochi giorni prima ha potuto tornare ad allenarsi di sera, mantiene la stessa tattica che l'ha portata fino alla finale: difesa aggressiva, distruzione del gioco avversario, contropiede. Venables, tecnico blaugrana, schiera tre attaccanti (Marcos Alonso, Archibald e Carrasco), ma la difesa rumena regge. La partita scivola via noiosa: è la prima finale nella storia della Coppa dei Campioni in cui non si vedono gol per 120 minuti. Si decide tutto ai rigori, che in semifinale hanno promosso il Barcellona contro il Goteborg. Inizia la serie Majearu, ma il tiro è debole e centrale, Urruticoechea respinge senza problemi. Il primo blaugrana a presentarsi sul dischetto è Alexanco. “Mi immedesimavo nei rigoristi” racconterà Ducadam, “qualcuno lo tiravo anche io in allenamento. Ho pensavo dove avrei calciato al posto suo” e sceglie l'angolo alla sua destra. Il centrocampista basco incrocia a mezza altezza, cerca l'angolo opposto rispetto a Majearu, ma Ducadam interviene a due mani e allontana. “È una partita dove proprio non si devono vedere gol” commenta Nando Martellini.
Capolavoro – “Dopo il primo rigore, fu una battaglia psicologica” ammetterà il portiere. Bölöni sbaglia ancora, Urruticoechea salva di nuovo. Il Barcellona si affaccia sul dischetto con Pedraza. “Ero quasi sicuro che avrebbe tirato nello stesso lato di Alexanco, e così fu” racconta Ducadam. Due su due, 120′ più quattro rigori e ancora nessun gol. Finalmente, il punteggio si sblocca grazie a Lăcătuş che tira di potenza: la palla colpisce la parte inferiore della traversa e finisce in rete. Pichi Alonso Peña, entrato a partita in corso per il deludente Archibald, ha l'occasione del pareggio. L'occasione per chiudere una storia familiare iniziata quasi trent'anni prima. Magari un pensiero lo fa davvero a suo padre, Marcos Alonso Imaz, che nell'estate del 1956, al minuto 67, ha segnato il gol del 3-3 in finale di Coppa dei Campioni e cambiato la storia: non aveva mai segnato prima, segnerà solo una volta dopo, ma resterà l'uomo che ha ridato speranza al Real Madrid e avviato quello che sarà il primo di cinque trionfi consecutivi. Marcos Alonso Peña si presenta sul dischetto con il peso di un padre che ha partecipato al primo titolo delle merengues, con la voglia di dare al Barcellona il suo primo alloro europeo. Ma il destino ha scelto un altro eroe, e non ha spazio per i finali romantici.
Trionfo – “Al terzo rigore, immaginai che Pichi Alonso avrebbe pensato che non mi sarei buttato ancora una volta sulla mia destra. Scommisi quindi che avrebbe tirato alla mia destra e così fece”. Ora i rumeni sembrano liberarsi da un incantesimo. Balint spiazza Urruticoechea: 2-0. Davanti a Marcos Alonso, Ducadam è un gigante. “ Il quarto rigore fu il più difficile” ha detto. “Non ero sicuro se tuffarmi ancora a destra o andare a sinistra. Calcolai che Marcos avrebbe tirato alla mia sinistra”. La conclusione non è impeccabile, la scelta è perfetta. Quattro rigori parati su quattro, non era mai successo e chissà quando ricapiterà. Ducadam alza il pallone, poi nel silenzio gelido se lo lascia cadere alle spalle. È l'ultima festosa immagine dell'eroe di Siviglia.
Mistero – Superman è romeno, titola il giorno dopo il Corriere dello Sport. Al ritorno, ci sono più di 15 mila persone che aspettano la squadra all'aeroporto e altre centinaia di migliaia a scortarli fino allo stadio. Ducadam ora è richiesto anche dal Manchester United, ma meno di un mese dopo cade vittima di una trombosi fulminante. Questa versione, che Ducadam ha confermato anche a La7 nel 2007, però non convince tutti. Di bocca in bocca passa un'altra verità, immotivata ma dura a morire. Re Juan Carlos gli ha regalato una Mercedes, che Valentin Ceausescu vorrebbe. Il gran rifiuto del portiere, così si dice, ha causato la ritorsione, la spedizione punitiva degli agenti della Securitate. Il portiere ha sempre smentito. Ma è solo una versione di comodo per proteggere moglie e figli? Le credenze non si spengono. È anche questo il destino degli eroi.