Harakiri Lazio, quattro minuti costano una stagione: fuori dall’Europa League
Doveva essere un trionfo, una pratica da assolvere senza grossissimi problemi per riabbracciare una semifinale europea che mancava da tanti, troppi anni, ben 15. E invece, alla Red Bull Arena, catino nel quale nessuno riesce a passare da 501 giorni, la Lazio abiura una stagione europea quasi perfetta e dice addio, nella settimana della Roma semifinalista in rimonta contro il Barcellona in Champions, al sogno di conquistare l’Europa League.
Un sogno coltivato dall’andata, nutrito e poi cresciuto con la firma, esterna, di Immobile al 55’ ma che poi s’infrange in pochissimi istanti: Dabbur, al 56’, e poi quattro giri di orologio, infatti, spaccano in due la contesa ed anche il morale laziale con Strakosha e compagni vittime di un blackout letale. Dal 76’ in poi, si spegne l’interruttore e la lucidità, la classe, la voglia e le sortite offensive inzaghiane muoiono lentamente con la squadra italiana brava ad andare in gol in 31 occasioni in questa Europa League, incapace da quel preciso, e purtroppo memorabile istante, di creare grattacapi al portiere Walke.
Quattro giri di orologio letali
In una settimana europea che non ha lesinato emozioni con remuntade riuscite ed altre, svanite per un soffio, la Lazio si iscrive dalla parte sbagliata della storia. Nella settimana che ha incensato il cuore giallorosso capace di avere la meglio dei top player del Barcellona, i biancocelesti, in meno di 4 minuti, buttano alle ortiche una qualificazione fino ad allora ampiamente alla portata (e pure meritata).
La rete, peraltro bellissima di Immobile, infatti, è l’inizio della fine e del monologo dei padroni di casa. Dopo pochi momenti dalla svolta, dallo 0-1, Dabbur, con l’ausilio di una deviazione, batte Strakosha ed impatta, anche sul piano psicologico, la contesa.
Ma il 72’ è il minuto chiave del match e, dunque, della qualificazione, del ‘5 maggio' laziale. Luis Alberto, dopo una splendida accelerazione di Felipe Anderson che taglia in due la difesa, si trova davanti a Walke per la rete, definitiva, dell’1-2 ma lo spagnolo, fino a quel momento migliore in campo, calcia con superficialità trovando la figura dell’estremo difensore tedesco.
Su capovolgimento di fronte, immediato e repentino, Haidara calcia da distanza siderale, l’albanese Strakosha non si oppone al meglio e consegna il vantaggio alla compagine di Marco Rose: 2-1.
È la rete che taglia le gambe alla Lazio.
Palla sul dischetto del centrocampo, pronti, via, ma al 74, 120 secondi circa dopo, ’ è 3-1. Hee Chang Hwang in maniera fortuita si trova la palla della qualificazione nella sedici metri avversaria e, con la calma di chi non ha molto da perdere, ci prova battendo, ancora una volta, il portiere avversario: è buio profondo.
Una oscurità che non sarà più squarciata da alcun lampo con la rete, su corner, di Lainer a dare il colpo del Ko alla Lazio che esce distrutta dalla sfida di questa sera dando un calcio al secchio del latte di una manifestazione, sino ad allora, davvero interpretata al meglio, senza sbavature e solo due, ininfluenti, sconfitte.