Guardiola il filosofo, Mourinho il perfezionista: tutto sul duello che deciderà la Premier
La bellezza del calcio, diceva Guardiola “dipende dall'allenatore. Mi sembra che Mourinho preferisca il risultato allo spettacolo”. Ognuno, replicava lo Special One, “ha il suo stile di gioco che dovrebbe essere rispettato. Il calcio può essere spettacolare in molti modi”. La dicotomia radicale fra i duellanti del calcio mondiale che emergeva così nel 2014 racconta due possibili vie verso lo stesso traguardo, due colori, due lati della stessa ossessione per la vittoria. Vincere attraverso l'utile, vincere attraverso l'estetica della squadra perfetta. Comunque, soprattutto, vincere. “In questo”, ammette oggi Guardiola, “io e Mourinho siamo gemelli”.
Guardiola il filosofo
Guardiola è un filosofo che indica una via, che spiega le ragioni del percorso. “Al Barcellona sono stato scelto” ha detto in un discorso al Parlamento catalano. “Anche le mie conoscenze le ho ereditate da tutti gli allenatori che ho avuto in passato e che mi hanno insegnato qualcosa. Di mio posso dire che amo quello che faccio. E nelle nostre carriere succede tutto in quei momenti in cui amiamo far quel che facciamo”.
Lo spagnolo ha impiegato del tempo per affinare la massimizzazione delle virtù individuali in nome dell'obiettivo collettivo. Una strada che percorre attraverso la difesa dei suoi giocatori e la condivisione del sapere.
Mourinho il perfezionista
Anche Mourinho, il più amato dai giornalisti, sembra condividere molto. Parla tanto ma dice solo quel che vuole che gli altri ascoltino. Orienta la narrazione, nasconde da pokerista pensieri e convinzioni. È un pensatore e uno stratega, che non è esente da errori ma fatica ad ammetterli. Mourinho il tattico, scrive Ed Smith su New Statesman è l'esempio dello stile machiavellico che nella comune vulgata rappresenta il tratto dei vincenti.
Ma cos'è il successo nello sport, si chiede. “Le vittorie, i titoli, le bacheche piene? Vero fino a un certo punto. Anche la versione opposta, che lo sport sia divertimento, è largamente incompleta: se vuoi solo divertire sei un clown, se cerchi solo la bellezza sei un ballerino”. Siamo uomini o ballerini, direbbero i killers. Mou, però, non è affatto in ginocchio a cercare una risposta. Ballerino non lo è mai stato. Leader sì, in questo vero gemello di Guardiola. Leader nel senso profondo di Henry Miller, leader che non ha bisogno di guidare, a cui basta indicare la strada.
Sterling e Martial, i jolly per la vittoria
La strada, nel derby, anche per due squadre di impostazione fortemente identitaria, passa per un reciproco adattamento. Mou, senza lo squalificato Pogba, potrebbe riproporre Herrera o Matic per contenere il movimento delle mezzeali del City, De Bruyne su tutti. Ha passato un decennio, lo Special One, a studiare come snaturare il guardiolismo in campo. Fare densità in difesa, aspettare e provare a contrattaccare, funziona come dimostrano le partite contro Feyenoord, Huddersfield Town, Southampton e West Ham United. Non a caso, nelle ultime tre partite di Premier il City ha tenuto una media di “soli” due gol a partita rispetto ai 3.33 delle prime 12 partite.
Sané e Sterling hanno contribuito, fra gol e assist, a 29 delle 62 reti di squadra ma in questa sfida troveranno una difesa compatta non lascerà troppo spazio di manovra con i due terzini molto bloccati. Anche Sterling, che ha toccato un pallone in area ogni 8,38 minuti, più di tutti in Premier, dovrà interagire di più con le mezzeali nell'occupazione degli spazi di mezzo. Più rigide anche le istruzioni per Rashford e Martial, che hanno contribuito alla metà dei gol dello United. Martial, pur non essendo un'ala classica, aumenta le soluzioni in ampiezza e sfrutta gli spazi che si creano con gli inserimenti da dietro per tagliare verso il centro.
Mou, ovvero l'arte di dettare il gioco in difesa
Mou avrà dalla sua Young e Valencia, che da novembre hanno servito più assist dei due leader del City, che prevedibilmente saranno più disciplinati e si spingeranno avanti solo fino al punto da cui far partire un cross efficace senza cercare con insistenza di saltare l'uomo per evitare di disallineare l'assetto difensivo in transizione.
Mou lascerà al City il controllo del possesso con l'obiettivo di deviare il flusso verso zone più fredde, e giocarsi due atout: il lancio lungo per saltare la prima linea di pressing e i calci da fermo. Ognuno col suo stile, opposti e gemelli, sulla personale strada verso la vittoria.
I più pagati d'Inghilterra
In questo e nel valore dell'ingaggio, 290 mila sterline a settimana più bonus. Il portoghese, rivela il Sun, starebbe trattando per un rinnovo quinquennale da 65 milioni di sterline. Mou, uno degli allenatori più ricercati dagli sponsor, aggiunge contratti commerciali per un'altra decina di milioni di sterline grazie agli accordi con Heineken, Hublot watches, Jaguar, BT Sport, Adidas, Atlantis hotels, Lipton Tea, EA Sports.
I bonus legati ai risultati, però, hanno fatto la differenza l'anno scorso. Tutto considerato, nel 2016-2017, rivela France Football, Mourinho ha intascato il doppio dello spagnolo (28 milioni di euro contro 14,5).
United, bilancio record
I risultati sportivi, le vittorie in League Cup e in Europa League hanno spinto i ricavi dello United al 30 giugno 2017 fino a 581.2 milioni di sterline (+12,8% rispetto al 2016). Non certo secondario nel fatturato dei Devils l'accordo monstre per i diritti tv della Premier League che ha fatto crescere questa quota di introiti nelle casse dello United del 38,2% rispetto al precedente campionato (£194.1 milioni).
Il ritorno in Champions League, con l'attivazione dei conseguenti bonus, e l'arrivo di Romelu Lukaku, Nemanja Matic e Victor Lindelof hanno elevato il monte ingaggi del 12%, una fetta di spesa da 69,9 milioni di sterline solo nel terzo trimestre, fino al 30 settembre.
Guardiola fa crescere ricavi e costi
Anche il Manchester City ha spinto il fatturato a 473,4 milioni di sterline (+21% rispetto al 2016), ma la cifra risente del fatto che solo per questo esercizio vengono considerati 13 mesi per equiparare la chiusura del bilancio a quella delle altre squadre che compongono il City Football Group. Nello stesso periodo i costi per gli ingaggi si impennano da 197.6 a 264.1m milioni di sterline. La cifra, per quanto alta e destinata a salire nel prossimo esercizio visto che questo non contempla l'arrivo in rosa di Benjamin Mendy, Kyle Walker e Danilo, rimane comunque sotto il 60% degli introiti, una percentuale tutt'altro che insostenibile.
“Vogliamo vincere giocando un bel calcio” ha spiegato il chief executive Ferran Soriano. “Il nostro è un business che crea profitti: non abbiamo debiti finanziari e i ricavi sono cresciuti per il nono anno di fila”. È il principio alla base del City Football Group, lo strumento di soft power degli Emirati che punta a costruire una rete di squadre di successo nel mondo in grado di garantire flusso di cassa nel lungo periodo, quando si ridurranno le risorse di petrolio e gas.
United e City, dove i soldi fanno la felicità
Ma i soldi non sono certo un problema. In estate Mourinho è diventato il primo ad aver superato il milione di sterline sul mercato in carriera secondo l'analisi del Sun che considera il cambio con la valuta britannica al momento della transazione. Guardiola, però, gli è già vicino. Lo spagnolo ha fatto spendere 859 milioni di sterline alle sue squadre, ma in poco meno della metà delle stagioni.
E la tendenza potrebbe crescere. Perché la Premier League è il campionato che paga meglio i giocatori, per la prima volta l'ingaggio medio ha superato le 50 mila sterline a settimana. E a Manchester la media è la più alta della lega: £100.792 a settimana allo United, £100.691 al City. È tutta una questione di soldi, direbbe il Gordon Gekko, il resto è conversazione. Dissertazione sulla più importante delle cose poco importanti della vita.