Giovinco e Chiesa fuori dalla Nazionale, perché Ventura non li convoca?
Tre sberle dalla Spagna nel tempio del “Santiago Bernabeu” di Madrid e tutti a casa. Una sconfitta secca quella rimediata dall’Italia di Ventura in quella che era stata già definita la partita dell’anno, contro le “furie rosse”, in vista di una tranquilla qualificazione al prossimo mondiale in Russia nel 2018. E invece così non è stato. Sotto i colpi di Isco (doppietta) e Morata, gli azzurri dell’ex tecnico del Torino, sono riusciti a rendersi pericolosi dalle parti di De Gea sono in due occasioni. Approccio sbagliato alla gara? Modulo troppo spregiudicato e spavaldo per affrontare gli spagnoli?
O semplicemente c’è anche la mano dell’allenatore in alcune scelte poco congrue al tipo di gara che ci saremmo aspettati tutti di vedere e che invece è finita per essere una vera tragedia sportiva? I motivi sarebbero tanti, ma allora chi al posto di un impalpabile attacco, di Verratti o di Spinazzola, forse non ancora così maturo da affrontare gare di tale importanza? Proviamo a vedere 5 non convocati che potrebbero, in futuro, rendere la nostra Nazionale di calcio meno prevedibile e assente in campo nei match fondamentali contro le big d’Europa e del mondo.
La determinazione di Acerbi in difesa
Con Chiellini infortunato e Barzagli a mezzo servizio, la difesa è stata messa spesso sotto pressione nell’arco di tutti i 90 minuti giocati dall’Italia contro la Spagna. Il solo Bonucci ha dovuto fare spesso gli straordinari sostituendosi anche ai suoi compagni di squadra, provando ad andare a chiudere ogni buco lasciato dagli azzurri. E allora con un centrale mancino fuori, perchè non considerare l’idea di portare con sé nella spedizione a Madrid Francesco Acerbi? Il centrale del Sassuolo, 29 anni, nonostante la stagione disastrosa dei neroverdi, ha conservato un rendimento rispettabile.
Se la squadra avesse viaggiato su altre dinamiche, sarebbe potuto servire davvero a questa Italia. Bravo e pulite nelle chiusure, determinato e agonisticamente cattivo nei contrasti e capace di saper giocare sia in una difesa a tre che in una retroguardia a quattro. Per lui, lo scorso anno, in 38 presenze in Serie A, anche la bellezza di quattro gol realizzati. Non pochi per un difensore a cui Ventura avrebbe dovuto dare una chance importante come questa.
Chiesa: l’arma in più di questa Italia
Serviva all’Under 21 di Gigi Di Biagio e ci mancherebbe altro. Provando ad evitare incidenti diplomatici, Ventura però avrebbe anche potuto puntare a convincere l’ex Roma a cedere alla Nazionale maggiore Federico Chiesa. In una gara così importante, con la volontà dello stesso Ct di volerla giocare con il 4-2-4, l’esterno dell’attacco della Fiorentina, avrebbe potuto fare davvero comodo nell’uno contro uno. Ventura avrebbe potuto sfruttare la sua velocità e la voglia di emergere e di farsi notare da parte di questo ragazzo che al Bernabeu protagonista lo era stato già nella gara amichevole giocata dalla Viola contro il Real Madrid lo scorso 23 agosto.
Purtroppo però, in Italia, quando si parla di un diciannovenne, appare immediato ragionare in termini attendisti: maturerà, si farà le ossa, può mettersi in fila ad aspettare. E pure le prestazioni di questo calciatore si sono elevate – oltre che per livello intrinseco – per la poliedricità: il figlio d’arte può giocare in varie posizioni, dall’esterno offensivo ad ultimo di un centrocampo a cinque e non solo. La sua incredibile duttilità tattica sta palesemente velocizzando la crescita di un percorso che va dritto nella direzione della completezza.
Gli esclusi dall’attacco azzurro
La “danza” di Zaza è ormai un ricordo
Ha lasciato l’Italia intera con l’immagine della sua folle rincorsa sul dischetto, in occasione della sfida ai rigori contro la Germania negli ultimi europei francesi del 2016. Simone Zaza da qual momento in poi è scomparso dai radar azzurri. Eppure, prima di quell’errore dagli undici metri, nonostante non venisse impiegato molto nella Juventus, l’ex attaccante del Sassuolo cercava sempre di dare il 100% in campo mostrando anche doti che pochi calciatori hanno nelle proprie caratteristiche.
La grinta, la capacità di prevedere sempre un secondo prima la giocata del difensore da contrastare, la forza esplosiva e quella sana dose di follia che l’ha portato anche a realizzare un gol pazzesco in Liga, nella sua nuova avventura al Valencia, durante la gara giocata al “Mestalla”, la stagione scorsa, contro il Real Madrid di Cristiano Ronaldo. Insomma, con Eder e Gabbiadini convocati, Zaza avrebbe dovuto avere almeno il merito di sedere sulla panchina e magari fare posto ad uno fra Immobile e Belotti, praticamente mai visti e chiusi nella morsa della difesa spagnola.
Balotelli stuzzica la fantasia
Scagliarsi contro di lui è facile. I colpi di testa di Mario Balotelli fuori dal terreno di gioco sono stati tanti fin dall’inizio della sua carriera, quando era ancora giovanissimo. Balo si sa, ha un carattere difficile, forse debole, fragile. Ha sempre bisogno di essere sostenuto e valorizzato dai tecnici che si sono susseguiti sulle panchine delle varie (tante) squadre che Super Mario ha cambiato durante la sua carriera.
Ventura l’ha detto fin dall’inizio che l’avrebbe tenuto in considerazione, ma fino ad ora, nonostante ben 15 gol e 1 assist totalizzati nell’ultima Ligue 1 stagione 2016/2017 che hanno consentito al suo Nizza di raggiungere i preliminari di Champions League, poi persi contro il Napoli, la chiamata non è ancora arrivata. Le sue prestazione evidentemente non sono ancora una prova sufficiente per scuotere il nostro Ct sperando che un domani possa farci rivedere nuovamente Balotelli in campo, magari con la stessa grinta e determinazione vista in quell’europeo del 2012 quando da solo sconfisse la Germania in semifinale.
Giovinco: la “formica atomica” che scalpita
“È un vero peccato che un calciatore con le sue qualità e il suo fiuto del gol non venga chiamato. Giovinco sa essere decisivo in tanti modi, compresi i calci piazzati. È titolare nel suo club ed è una stella assoluta della Mls. Non capisco perché le attuali riserve azzurre siano in panchina al posto suo, ma purtroppo la storia ultimamente è sempre la stessa”. Le parole di Andrea D’Amico, procuratore di Sebastian Giovinco, sono più che comprensibili. La “formica atomica” ex Parma e Juventus, ora asso e uomo più rappresentativo dei canadesi del Toronto Fc nella Mls (54 gol e 37 assist in 83 partite di regular-season) sta diventando un vero e proprio caso. Un calciatore che a dire il vero sa rendersi davvero pericoloso ad ogni modo.
Imprevedibile e capace di dare uno scossone vero e proprio alla squadra, Giovinco è diventato una vera e propria star del Toronto e non pensa minimamente a tornare in Italia e rischiare magari di finire in panchina in un top club. Già negli ultimi europei 2016, quando alla guida degli azzurri c’era Antonio Conte, Giovinco disse di non aver mai sentito Conte e che sicuramente non l’aveva preso in considerazione per la sua scelta di andare a giocare in Mls.
Dal punto di vista tecnico il calciatore non si discute e lo ripetiamo, con Gabbiadini ed Eder attualmente in panchina come alternative a Immobile e Belotti, almeno due di questi tre attaccanti, compreso Giovinco, meriterebbero di rimanere a casa? La risposta non è così difficile.