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Giocatori senza stipendio e sfrattati da casa, Pro Piacenza in C senza garanzie economiche

Un club in piena crisi economica e sull’orlo del fallimento manda in campo appena 8 calciatori: sette ragazzi di 18 anni e un massaggiatore perché giochino a ogni costo pur di evitare la radiazione alla quinta rinuncia consecutiva. In Serie C capita anche questo. Sdegno a parte, la domanda è: com’è stato possibile che una società senza adeguate garanzie fideiussorie sia stata iscritta al campionato?
A cura di Maurizio De Santis
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E adesso cosa succede? Il giorno dopo il 20-0 subito dalla Pro Piacenza a Cuneo il mondo del calcio ha alzato la voce commentando con sdegno quanto accaduto domenica pomeriggio. Un club in piena crisi economica e sull'orlo del fallimento manda in campo appena 8 calciatori: sette ragazzi di 18 anni e un massaggiatore perché giochino a ogni costo pur di evitare la radiazione alla quinta rinuncia consecutiva. In Serie C capita anche questo.

Bisogna riformare tutto il sistema calcio italiano – ha ammesso il numero uno della Lega Pro, Francesco Ghirelli -. Quei ragazzi sono andati in campo solo per mantenere la regolarità. Siamo l'unica Lega che è passata da sola da 90 a 60 squadre, con una autoriforma di tre anni fa. E questa situazione non è più accettabile.

Partita annullata? Sì, c'è questa possibilità, fa sapere il presidente. Si attendono le decisioni del Giudice Sportivo che può di fatto invalidare l'esito dell'incontro per la violazione del principio di lealtà considerata la situazione grottesca venutasi a creare. Intanto, la Federcalcio ha inflitto 8 punti di penalizzazione in classifica al Pro Piacenza, così come al Cuneo, al Matera e alla Lucchese, per la mancata presentazione di una regolare garanzia fideiussoria.

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Calciatori senza stipendio e sfrattati dalle loro abitazioni

A raccontare il calvario della Pro Piacenza è stato anche Dario Polverini, oggi alla Virtus Verona. In un post pubblicato su Instagram il difensore 31 enne, ex di turno, ha spiegato alcuni retroscena della vertenza facendo riferimento anche ad aspetti privati e spiacevoli della vita dei calciatori.

Mezzo stipendio nel mese di agosto, giocatori sfrattati dalle proprie abitazioni, famiglie con figli in difficoltà, allenatori e dirigenti idem, settore giovanile ai minimi termini e tanto tanto altro sono le verità che qualcuno non sa – si legge nel post -. Quel 20-0 è stato un duro colpo per tutti quelli che in quasi 100 anni di storia quella maglia l'hanno onorata dalle categorie più basse fino alla Lega pro. Con 7 ragazzini in campo più un massaggiatore quella maglia è stato terribilmente offesa. Pensavano di risolvere quei problemi che loro non hanno vissuto un solo minuto. Quei genitori che magari pensavano fosse la svolta per la carriera dei loro ragazzi e oggi si trovano a dover spiegare al mondo la loro cara ingenuità.

Il miraggio estivo della promozione in B

Dalle stelle alle stalle… dal sogno proclamato di puntare alla Serie B con una campagna acquisti importante fino al crac. E' la storia della Pro Piacenza passata nelle mani della Seleco di Maurizio Pannella pur non avendo le reali garanzie economiche per chiudere questa operazione. Com'è stata possibile una cosa del genere? Perché hanno permesso alla società di iscriversi? Come ha fatto mercato e composto una rosa di ben 33 giocatori con un tetto ingaggi fuori parametro? La risposta è nel disastro odierno.

Assocalciatori, Tommasi: Dov'erano i genitori di quei ragazzi?

A prendere posizione sulla vicenda è stato anche Damiano Tommasi, presidente dell'Assocalciatori. Quanto accaduto a Cuneo è come rigirare il coltello nella piaga ed è la cartina di tornasole di un calcio – quello italiano – avvitato su sé stesso e sulla spartizione dei diritti tv in A ma carente in molti altri aspetti organizzativi.

Ma i genitori dov'erano? I dirigenti? 20-0 è giocare con la dignità di altri – ha scritto su Instagram Tommasi -. Nelle categorie professionistiche non è ammissibile iniziare una partita senza la squadra al completo! Si devono cambiare le regole? Cambiamole al più presto perché se aspettiamo il buon senso di ‘dirigenti' e ‘imprenditori' del calcio sarà sempre peggio.

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