Gerrard: “Totti leggenda, è un campione che non ha mai tradito la maglia”
C'è solo un capitano. Molto più d'un semplice slogan. Molto più del coro che rimbomba nello stadio e scalda i cuori dei tifosi. Molto più dei soldi e della fama, del successo e della sete di vittorie. Chi l'ha detto che per essere protagonisti bisogna stare per forza al centro del palcoscenico e sotto i riflettori? Si può spiccare anche dietro le quinte, questione di punti di vista. E di onore, rispetto per se stessi e per la maglia, per la storia e la tradizione sportiva. Steven Gerrard, bandiera del Liverpool, icona del calcio inglese, è l'esempio tangibile di come il calcio – nonostante le tentazioni del ‘dio denaro' e l'interesse – sappia regalare ancora emozioni bellissime.

"Quando sarò in punto di morte non portatemi all’ospedale, ma ad Anfield. E’ lì che voglio morire", è la frase simbolo dell'ex capitano dei Reds. "Nomadi senza cuore, seguono solo i soldi. E' più un fatto di affari che di passione", gli ha fatto eco di recente Francesco Totti, che ha commentato con amarezza vicende che hanno visto Pjanic e Higuain al centro di polemiche e una campagna acquisti senza quartiere da parte della Juventus. Gerrard e Totti, due esempi di un calcio che (quasi) non c'è più
Totti ha una tecnica eccezionale, è un calciatore fantastico. Il motivo per cui lo rispetto così tanto è perché a Roma tutto il peso grava sulle sue spalle – ha ammesso l'ex Liverpool nell'intervista pubblicata su Facebook dalla società giallorossa -. Totti è il re di Roma. Avendo giocato in una grande squadra come il Liverpool, conosco bene le responsabilità che ti devi assumere e la pressione di dover sempre rendere al meglio e portare a casa i risultati. Ci sono passato anche io, l’ho vissuto sulla mia pelle. A Roma Totti è un idolo e questo comporta inevitabilmente una serie di pressioni. Quindi ho moltissimo rispetto per lui, per la sua continuità nelle prestazioni e per la sua fedeltà alla maglia giallorossa. In Italia è una leggenda.
Credo che solo osservandolo da vicino uno riesca a comprendere quanto sia forte con la palla tra i piedi e nei movimenti tra le linee. Mi ricordo che una volta avevo il compito di marcarlo per poterlo limitare ma lui riusciva sempre a sfuggirmi. Prendeva posizione in maniera molto intelligente, da vero numero 10, e sembrava che la palla fosse incollata ai suoi scarpini. Era molto abile e giocava la palla veramente bene. Per non parlare della sua visione di gioco, riusciva vedere cose in campo che gli altri non riuscivano nemmeno a percepire – ha aggiunto Gerrard -. Ha dimostrato grandissima lealtà ai colori giallorossi e credo si meriti tutti i complimenti che riceve.