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Germania, Kevin-Prince Boateng: “Usiamo il Var per identificare i razzisti”

L’ex centrocampista del Milan, da sempre impegnato nella lotta al razzismo, ha lanciato una proposta davvero suggestiva: “Perché non impieghiamo la tecnologia per identificare, buttare fuori questi tifosi dallo stadio e non farli tornare mai più?”.
A cura di Alberto Pucci
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Gli insulti razzisti dello stadio di Busto Arsizio, durante un'amichevole del Milan con la Pro Patria, non li ha dimenticati nessuno. Men che meno il protagonista sfortunato di quell'episodio: Kevin-Prince Boateng. Il 30enne ghanese, tornato in Germania dopo l'esperienza spagnola con il Las Palmas, è tornato a parlare del problema del razzismo nel calcio con una proposta davvero suggestiva: "Siamo nel 2017 e ancora non abbiamo trovato una strada per evitare questi episodi d'intolleranza – ha esordito l'ex Milan, in un'intervista rilasciata al settimanale tedesco "Focus" – Ora nel calcio c'è il Var e perché non utilizzarlo per identificare i cori razzisti, buttare fuori questi tifosi dallo stadio e non farli tornare mai più?".

La rabbia di Boateng

"Ormai con la tecnologia vediamo tutto – ha continuato il centrocampista dell'Eintracht Francoforte – Ci sono sempre casi di razzismo. Sono cose che semplicemente non devono più capitare. Non esistono uomini di prima o di seconda classe, bianco o nero non cambia nulla. Vorrei che il messaggio arrivasse a tutti". Le ultime vittime dei fastidiosi cori di scherno di alcuni tifosi italiani, sono stati i due giocatori del Sassuolo Adjapong e Duncan: offesi e derisi dalla curva della Lazio, durante il match giocato contro i neroverdi all'Olimpico.

Adjapong e gli insulti di Roma

La mano pesante del giudice sportivo, che ha sanzionato la tifoseria biancoceleste con la chiusura del settore a loro dedicato, probabilmente non servirà per mettere un freno a questa deplorevole abitudine italiana: "Ho sentito i ‘buu' razzisti dell'Olimpico, ma quando sono in campo penso a giocare la partita e portare a casa l'obiettivo: tutto il resto non mi interessa – ha spiegato Adjapong dopo la gara – Al mondo di oggi c'è ancora gente cosi': nel 2017 non è possibile fare discriminazioni riguardo al colore della pelle o al sesso".

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