Gattuso cambia e schiera un Milan a 2 punte con Paquetà. E’ la soluzione migliore?
Il messaggio è chiaro. Dietro le parole di facciata, le critiche di Leonardo sul mancato utilizzo di Paquetà nascondono, ma nemmeno troppo, un desiderio di cambio di modulo. Piatek, ha detto Gattuso in conferenza stampa ieri, è sembrato isolato contro la Sampdoria. “Il problema è che prendere gol dopo pochi minuti, o secondi, non aiuta a trovare varchi in avanti” ha spiegato. I due indizi inducono a pensare che, spontaneamente o no, il tecnico possa passare a un modulo a due punte.
I problemi del 4-3-3
A gennaio, secondo Gattuso il Milan non aveva ancora l'equilibrio per reggere le due punte con Piatek centravanti. Nell'ultima versione del 4-3-3 ha trovato una sua dimensione Bakayoko, che il tecnico aveva definito come “un vertice basso atipico perché ti salta e ti punta con la sua fisicità. In fase di interdizione ha imparato molto, all’inizio sbagliava attaccando sempre la zona centrale ora è più un tergicristallo e si allarga”.
Ma resta una certa difficoltà nel portare il pallone negli ultimi venti metri, nella creazione delle occasioni. Nelle ultime quattro partite, i rossoneri hanno creato una grande opportunità contro la Samp e due contro Inter, Chievo e Sassuolo. Resta sostanzialmente stabile la quota di passaggi nella trequarti offensiva (117 con il Sassuolo, 121 contro Inter e Sampdoria, 125 contro il Chievo). Ma solo contro i veneti hanno tirato più degli avversari.
In questo momento, ha detto il tecnico, “non bisogna focalizzarsi solo sull’attacco. Tutta la squadra è poco fluida, occorre che tutti diano qualcosa in più. Piatek nel primo tempo era molto isolato ma nel secondo tempo no, siamo arrivati spesso con tre-quattro tocchi negli ultimi 20 metri”.
La poca fluidità si traduce in 216 conclusioni da fuori, appena dieci meno dei tiri dall'interno dell'area nel corso della stagione. Solo cinque volte, il Milan ha raggiunto a fine partita una quota superiore ai due expected Goals: contro il Cagliari all'andata e al ritorno, contro l'Atalanta, il Chievo e la Sampdoria a San Siro nella prima parte del campionato, e contro la Spal per l'ultima volta a febbraio.
Paquetà trequartista: gli effetti possibili
Finora Gattuso ha schierato Paquetà da mezzala, e questo l'ha portato a mantenere una dimensione più bloccata, frenata. Contro il Chievo, ha coperto una porzione di campo ristretta, si è limitato a galleggiare sul corridoio interno ma lontano dall'area. Quando in quel ruolo ha arretrato Calhanoglu, come contro la Sampdoria, il turco si è mosso e ha distribuito lungo un'area più vasta, con una maggiore libertà di interpretazione del ruolo.
Portare Paquetà in una posizione per lui più naturale, da trequartista potrebbe da un lato condurre al sacrificio di Suso, che pure nell'ultimo periodo, auto-confinato in un ruolo da ala classica che si limita alla presenza disciplinata senza gli scatti e i tagli verso possibili spazi da aprire, non ha certo brillato per contributo offensivo. Suso, nella veste che Gattuso gli ha ritagliato un po' su misura, funziona nella logica di una squadra che sfrutta l'ampiezza. In una configurazione col centrocampo a rombo, in cui serve più verticalità nel corridoio centrale con i terzini spingono da dietro, in mezzo servono giocatori con passo e caratteristiche diverse, più incursori che gestori creativi del pallone.
Piatek e Cutrone insieme
Lo spagnolo, però, potrebbe anche accentrarsi e agire da seconda punta intorno a Piatek. Perché non è scontato affatto che il polacco e Cutrone possano trovarsi bene insieme. Non per la poca familiarità di Piatek con un modulo a due punte, al Genoa aveva un secondo attaccante che gli girava intorno, quanto per similarità di approccio e aggressione dello spazio. Nessuno dei due è un centravanti associativo. Sono più concentrati sull'area e la finalizzazione, anche se dietro non c'è una manovra particolarmente densa o complessa. Quando giocava con Higuain, però, i movimenti fuori linea del Pipita e la ricerca di spazio di Cutrone anche lontano dall'area finivano per disperdere la manovra e ridurre la densità in area a meno di inserimenti delle ali o degli interni di centrocampo.
Optare per un attacco con due punte classiche, che avrebbe il vantaggio teorico di aumentare il peso potenziale all'interno dell'area, renderebbe più dispendioso il ruolo di Paquetà perché rispetto alla configurazione attuale il Milan rischierebbe di avere un uomo in meno nella prima fase di pressing per il recupero del pallone. E insieme dei due terzini, chiamati a giocare a tutta fascia per evitare che si creino scollamenti con i due attaccanti e che le marcature troppo strette sul brasiliano possano rendere più prevedibile lo sviluppo del gioco.
La tentazione della difesa a tre
L'altra opzione per provare ad aumentare la presenza offensiva senza perdere quanto di buono costruito in termini di equilibrio nella copertura e nelle transizioni, è la difesa a tre, magari accentrando Rodriguez come terzo sul centro-sinistra per lasciare come tornanti giocatori di gamba abituati ad essere inseriti in un centrocampo a cinque come Calabria o Conti da un lato, quando tornerà dall'infortunio, e Laxalt dall'altro. Potrebbe essere meno produttivo, in quest'ottica, pensare a Rodriguez come tornante a sinistra, a meno che dall'altro lato non ci sia un esterno molto più offensivo che possa consentire alla squadra di scivolare facilmente di scivolare verso una linea a quattro in fase di non possesso. Altrimenti si rischia di avere due terzini che si abbassano per indole e vanno a comporre una difesa a cinque che allunga la squadra e non risolve gli attuali problemi.