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Frustalupi e il piccolo Cesena in Europa

Secondo appuntamento con la rubrica “Il calcio fa bene alle ossa”. Dopo aver vinto lo scudetto alla Lazio, Mario Frustalupi va a Cesena e porta i romagnoli in Coppa Uefa. Il racconto di quelle due gloriose stagioni.
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Un campione nella squadra che ha ispirato il Borgorosso Football Club. Succede anche questo nel calcio italiano degli anni Settanta. Succede che Mario Frustalupi, il “nano sapiente” nell'illuminante definizione di Gianni Brera, antipersonaggio per eccellenza, a 34 anni accetta una scommessa difficile per un calciatore con la sua storia: trasferirsi al Cesena.Per quel fisico minuto Fulvio Bernardini lo scarta a un provino con la Lazio. Ma in questa storia fatta anche di grandi incontri e destinazioni non tutte descritte, sarà proprio “Fuffo” a lanciare in serie A l'orvietano Frustalupi in quella Genova che si vede solo dal mare, alla Sampdoria. Passa otto splendide stagioni in blucerchiato, in cui conosce anche Carla, che diventerà sua moglie, durante una gara di sci. Nel 1970 la grande occasione: l'Inter, la sua squadra del cuore, lo chiama per sostituire Luisito Suarez. In due anni vince uno scudetto e perde una finale di Coppa Campioni contro l'Ajax di Crujff, ma Invernizzi lo tiene spesso in panchina e nell'estate '72 Moratti lo vende alla Lazio. Il suo destino si ripete. Anche a Roma arriva al posto di un giocatore amatissimo, Peppiniello Massa. Roma lo accoglie con indifferenza, Mario Corso lo saluta con molti rimpianti. “Quando Frustalupi venne ingaggiato dalla Lazio, io ho s ostenuto che quello sarebbe stato, a lungo andare, il più importante colpo del mercato. Adesso credo che siano tutti a darmi ragione. Ma io non sono un indovino, sono uno che il calcio lo conosce abbastanza per poter definire Frustalupi un campione”.

Lazio, scudetto poi via – “Frusta” però, un campione non si è mai sentito. È l'uomo che si prende tutte le responsabilità, che spegne i contrasti nelle faide fra clan della Lazio delle pistole negli spogliatoi. È il polo alternativo di Chinaglia, che una volta arriva a chiedere a Maestrelli di tenere in panchina Frustalupi che non l'aveva servito in profondità nel finale a San Siro contro il Milan. Dopo quel primo storico scudetto, con la malattia di Maestrelli la magia si perde. Lenzini, mal consigliato, sceglie come allenatore Corsini. Per il nuovo tecnico, Frustalupi è un giocatore finito. Finisce così a Cesena in cambio di Paolo Ammoniaci e Francesco Brignani, orgoglioso della laurea in economia, già pupillo di Liedholm a Varese, con una domanda per tutti sulla crisi economica o sulle borse, che in biancoceleste giocherà solo 11 partite.

Il Cesena di Marchioro – A Cesena il presidente Manuzzi ha chiamato in panchina Pippo Marchioro, allenatore in anticipo sui tempi, che si avvale di uno psicologo e importa le sedute di training autogeno già sperimentate a Como: previsto anche l'ascolto delle sinfonie di Bach e Beethoven. L'obiettivo, spiega a inizio stagione, è il decimo-undicesimo posto, lo “scudetto dei poveri”. La squadra poggia sull'esperienza in porta di Lamberto Boranga, che ancora gioca a 67 anni nella Seconda categoria umbra e detiene anche il record del mondo di salto in lungo over60, e su due registi arretrati. In mezzo Frustalupi e dietro lo stopper, da libero, Cera, già colonna del Cagliari scudettato di Scopigno e Riva. Le due stelle illuminano una squadra di gregari dediti, Mariani e Urban, 8 gol in stagione, Bertarelli e De Ponti, Oddi e Rognoni.

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Inter e Roma ko – Frustalupi si prende una personale soddisfazione alla prima giornata: è 0-0 a San Siro contro l'Inter che ha epurato quasi tutti i vecchi campioni (hanno resistito solo Mazzola, Vieri, Facchetti e Boninsegna). I risultati superano le aspettative. Frustalupi avvia con un destro chirurgico dal limite il 2-0 alla Roma, e su rigore il 3-3 del Comunale contro la Juve, messa alle corde in casa per 81′ e salvata solo dal tiraccio di Gentile. Alla terz'ultima di andata Danova e De Ponti maltrattano il Milan: il 2-1 finale è ancora più netto nella sostanza di quanto non dica il punteggio.

In Europa – Più complicato l'avvio del girone di ritorno, segnato dalla sconfitta 3-2 in casa con l'Inter. Non basta il rigore di Frustalupi, implacabile dal dischetto come contro il Verona e la Sampdoria. In primavera però la squadra di Marchioro rifiorisce, piega la Juve con doppietta di Bertarelli che non aveva ancora mai segnato in stagione, e chiude sesta, a pari punti col Bologna ma con una differenza reti migliore. Il Napoli vince la Coppa Italia e libera un posto in Europa: il Cesena va in Coppa Uefa, altro che scudetto dei poveri.

Sogno Magdeburgo – Il sorteggio però non è proprio dei migliori. L'urna di Zurigo oppone il Cesena al Magdeburgo che ha in bacheca tre campionati, due coppe di Germania, e l'unico trofeo internazionale per una squadra della Ddr, la Coppa delle Coppe vinta due anni prima sul primo Milan di Trapattoni. È una squadra di panzer, il blocco forte della nazionale. È la squadra di Jurgen Sparwasser, il centravanti dal cognome operaio, “colui che risparmia sull'acqua” che ha deciso il Bruder-Duell, il derby fra le due Germanie, ai Mondiali, e che poi passerà da allenatore dall'altra parte del Muro, all'Eintracht Francoforte. Il Cesena è accompagnato da 800 di tifosi con tagliatelle, salami e sangiovese in valigia, che hanno speso 200 mila lire, quasi quattro mesi di stipendio, per vedere una squadra non capoluogo di provincia sfidare una grande d'Europa. “Peggior inizio non ci poteva toccare; sulla carta soltanto un miracolo potrebbe salvarci” commentava Manuzzi dopo il sorteggio. “Sarebbe già bello venirne fuori dalla trasferta in Germania con un risultato di 1-0 o 2-1 in nostro sfavore”.  All'Ernst Grube, il 15 settembre 1976, andrà anche peggio: 3.0, con Oddi espulso per un fallo a gioco fermo. Al suo posto, allo stadio La Fiorita, gioca Batistoni. E il Cesena sogna davvero, soprattutto in quei 19 minuti che vanno dal gol del 2-0 di Pepe al 2-1 firmato Sparwasser che cancella le speranze di miracolo. Il Cesena vince 3-1 ma chiuderà la stagione all'ultimo posto.

Miracolo Pistoiese – Frustalupi ha davanti un altro viaggio e una città da far cantare. Ultima tappa Pistoia. Ha subito un infortunio muscolare, e va dal presidente per rescindere il contratto: i soldi vuole guadagnarseli sul campo. Milani rifiuta e “Frusta” porta la Pistoiese alla prima storica promozione in serie A. Gioca da capitano la stagione 1980-81 e segna il suo ultimo gol all'Avellino. È sempre il migliore in campo, finché contro il Catanzaro litiga con l'arbitro per la distanza della barriera su un calcio di punizione. Viene espulso e squalificato per sei giornate. È il momento di dire basta. A Pistoia resta e apre una concessionaria Lancia. E sarà proprio a bordo di una Thema, alla vigilia di Pasqua, che troverà la morte presso Ovada, travolto da una Golf che per ragioni mai chiarite veniva dalla carreggiata opposta. Si spegne così il campione che non credeva ai miracoli, ma li sapeva fare. Anche in provincia.

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