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Francia, George Weah festeggia: il figlio Timothy ha firmato con il Psg

Il terzo figlio dell’indimenticato attaccante africano, il 17enne Timothy, ha sottoscritto il suo primo contratto da professionista con la società parigina. Una soddisfazione enorme per Weah, che a Parigi giocò tre stagioni prima di approdare al Milan.
A cura di Alberto Pucci
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Il sogno è diventato realtà per Timothy: ragazzo di 17 anni, calciatore e in possesso di carta d'identità dal cognome pesante. Dopo George Jr., che mosse i suoi primi passi nelle giovanili del Milan prima di fare la propria carriera, è arrivato il primo contratto da professionista anche per il terzo figlio di George Weah: indimenticato attaccante con le maglie di Paris Saint-Germain e Milan. Proprio il club parigino ha voluto fare un regalo al Pallone d'Oro 1995, facendo firmare il figlio Timothy. L'annuncio ufficiale è arrivato dalla stessa società parigina, che ha dichiarato che "l'attaccante è legato al club della capitale fino al 30 giugno il 2020" e che ha ricordato come il ragazzo abbia brillato nella scorsa edizione della Youth League, segnando anche una tripletta al Ludogorets.

L'esplosione con l'under 17 del Psg

"Sono molto orgoglioso di continuare l'avventura al Paris Saint-Germain da professionista – ha dichiarato Timothy – Faccio parte di un grande club e non vedo l'ora di crescere per poi poter giocare stabilmente in prima squadra". A seguire da vicino la crescita del ragazzo, c'è ovviamente papà George: il primo che ha creduto in lui in tempi non sospetti. Già nel 2015, infatti, Timothy fece vedere tutti i suoi numeri con la formazione degli Under 17 degli ex campioni di Francia. Applausi a scena aperta e valanghe di gol, che gli regalarono i primi commenti entusiastici della critica e del padre: "Non lo dico perché è mio figlio, ma Timothy ha grandi qualità – dichiarò in quell'anno George WeahE' veloce, ha il fiuto del gol, del gioco e rispetta le indicazioni dell’allenatore. Non credo gli pesi il cognome che porta, conosce la mia carriera. E poi gli dico sempre che il talento non basta. Per sfondare bisogna lavorare duro".

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