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Firmino, Lallana e squadra corta: ecco i segreti del Liverpool di Jurgen Klopp

La velocità nel passaggio e il movimento senza palla sono dei fattori determinanti per il gioco di Klopp insieme ad una minuziosa preparazione delle situazioni tattiche nelle diverse fasi. L’esplosione di alcuni giocatori che sembravano destinati a rimanere delle “eterne promesse” sta dando una buona continuità di risultati al Liverpool e nel Merseyside si sogna davvero.
A cura di Vito Lamorte
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Si respira una buona aria a Liverpool in questo periodo. I Reds sono primi in classifica e stanno giocando il miglior calcio nella Premier League più interessante e difficile di sempre. Il merito di questo risultato va ricondotto alla guida tecnica di Jürgen Klopp, sbarcato nel Merseyside il 9 ottobre 2015 in sostituzione dell’esonerato Brendan Rodgers. Con una squadra non sua e piena di equivoci tattici la prima stagione in Inghilterra del tecnico tedesco non è stata certo positiva, con l’ottavo posto finale che non è valso l’accesso alle coppe, ma è arrivata la finale di Europa League persa col Siviglia, un mezzo miracolo visto lo stato pietoso della rosa. Ora, al termine del primo mercato fatto in prima persona, si iniziano a vedere gli effetti e i segnali sembrano incoraggianti: il Liverpool sembra avere ridotto il gap e, dopo varie stagioni nell’anonimato, può tornare a sognare. Dalle parti di Anfield il titolo nazionale manca dal 1990, quando il campionato inglese si chiamava ancora First Division: può essere l'anno buono? I Reds sembrano aver trovato una buona continuità di risultati ma le chiavi di lettura di quest'ottimo momento vanno ricercate nell'impostazione tattica che l'ex tecnico del Borussia ha dato alla sua squadra.

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Nel calcio di Klopp è importante la velocità nel passaggio e il movimento senza palla, fattori di imprevedibilità assieme ad una minuziosa preparazione delle situazioni tattiche nelle diverse fasi. Una squadra cortissima, che corre tanto e impone un pressing immediato sulla perdita del pallone, con una difesa alta e delle distanze quasi robotiche fra giocatori, disegnate a tavolino, per poi puntare con foga e in verticale verso la porta.

Firmino & co.

Nella zona offensiva Klopp può contare su giocatori di grande qualità che riescono a scambiarsi continuamente la posizione non dando punti di riferimento ai difensori avversari. Se l'anno scorso il tecnico tedesco aveva iniziato con Sturridge (o Origi) come unica punta e tre trequartisti (Lallana, Firmino e Coutinho), quest'anno le cose sono cambiate e si vedono anche i risultati: via il centravanti classico e due ali in grado di cambiar passo ed entrare nel campo in qualsiasi momento. L'arrivo di Manè dal Southampton gli ha permesso questo cambiamento ma il vero punto di riferimento davanti è Roberto Firmino. Il brasiliano è sempre stato sottovalutato per la cifra spesa all'epoca dai Reds per portarlo in Premier ma con Klopp sta diventando un giocatore importante: è il primo che si muove sia in fase di possesso che non, detta il pressing, fa salire i compagni e creare spazi alle sue spalle per i due esterni o le mezzali che si buttano dentro. Sotto c'è uno dei classici movimenti che fa l'ex Hoffenheim: ricezione di palla spalle alla porta e scarico sul centrocampista meglio piazzato con lancio veloce nello spazio creatosi nella difesa avversaria. In questo caso sarà Sturridge, che in questa gara si è mosso sia da punta centrale che da esterno, a raccogliere il pallone di Henderson e lo appoggerà a Mané che siglerà la rete del 2 a 0.

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Le qualità di Phlippe Coutinho le conosciamo già bene e in questo sistema di gioco vengono messe in risalto ancora di più mentre una delle piacevoli sorprese è Sadio Mané. Velocità, forza e un dribbling ubriacante lo rendono davvero imprevedibile. Il senegalese è un grande atleta prima che un buon calciatore e sotto l'occhio di Klopp non può che migliorare. È molto interessante anche nella fase difensiva  perchè riesce a intromettersi sulle linee di passaggio avversarie e riesce a vincere anche diversi contrasti grazie alla sua fisicità. L'uomo adatto per mettere in pratica il credo di Klopp, ovvero "intensità e velocità di esecuzione".

Lallana, l'uomo in più

L'uomo di cui Klopp non può fare a meno è Adam Lallana. Il nazionale inglese è tornato a giocare ai livelli del Southampton ma in un ruolo diverso e vediamo perché è tanto importante nello scacchiere Reds. Nella vittoria a Stamford Bridge contro il Chelsea la catena di destra, formata da Clyne, Lallana e Mané, ha fatto impazzire Conte: l'ex Saints nato come esterno, viene adattato a mezz’ala e fraseggia perfettamente con Manè con Clyne che va a completare una spina laterale semplicemente devastante: non a caso la maggior parte delle azioni si sviluppano su quella fascia con i Blues che spesso non riescono ad arginare la velocità della squadra ospite, messi in difficoltà dal continuo cambio di posizione tra Lallana e Manè. Questa potrebbe essere una prima chiave di lettura, ovvero l'intercambiabilità dei giocatori.

I movimenti di Lallana nella gara contro l'Arsenal. Fonte fourfourtwo.com
I movimenti di Lallana nella gara contro l'Arsenal. Fonte fourfourtwo.com

Prendendo in esame l'ultima gara contro il Watford, vinta dalla squadra di Jurgen Klopp per 6 a 1, i Reds si sono presentati con i 2/3 del centrocampo titolare con l'unica variante di Emre Can al posto di Wijnaldum, scegliendo la fisicità del tedesco all'atleticità dell'olandese. L'ex Newcastle con Henderson e Lallana compone una delle linee più complete e meglio assortite d’Inghilterra per quanto riguarda l’interpretazione della doppia fase ma non è detto che non si possa cambiare: l'ex tecnico del Borussia Dortmund nella trasferta all'Emirates contro l'Arsenal si è potuto permettere di modificare l'assetto in corso con un 4-2-3-1, portando Wjinaldum a sinistra e Coutinho nella posizione di trequartista con Henderson e Lallana schierati più dietro.

Fonte fourfourtwo.com
Fonte fourfourtwo.com

Difesa unico neo

Joel Matip è il vero punto di riferimento della retroguardia del Liverpool: voluto da Klopp a tutti i costi, sta facendo vedere tutte le sue qualità e anche i compagni di reparto ne traggono beneficio. Lovren è parso molto più sicuro, a parte qualche situazione; con il centrale tedesco così come Clyne, terzino che gioca dalla sua parte. I laterali sono sempre pronti a offendere mentre i centrali, spesso bloccati, partecipano attivamente alla creazione dell'azione offensiva: se al Dortmund era Hummels a raggiungere con assoluta precisione i centrocampisti avanzati o la punta, anche con lanci da 30 metri, a Liverpool il compito di impostare se lo dividono entrambi i centrali. Purtroppo le 14 reti subite in 11 gare non lo fanno risaltare come il reparto meno affidabile dell'impianto di Klopp. Sarà lì che il tedesco dovrà lavorare per fare il definitivo salto di qualità.

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