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Finita la pacchia, il piano della Uefa per fermare lo strapotere dei petroldollari

Tetto agli stipendi, una tassa per gli ingaggi e un equilibrio più severo in termini di bilancio e mercato. E’ il nuovo Fair Play finanziario della Uefa per porre un freno alle spese pazze (l’estate folle del Psg) e agli escamotage di mercato (da Neymar al caso Mbappé) con l’obiettivo di limitare il deficit economico, introdurre una luxury tax e rendere più efficace il salary cup.
A cura di Maurizio De Santis
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Tetto agli stipendi, una tassa per gli ingaggi e un equilibrio più severo in termini di bilancio e mercato. E' il nuovo dossier della Uefa che si prepara a inasprire le regole del Fair Play finanziario con due obiettivi: anzitutto, riequilibrare i valori della competizione tra club evitando che a farla da padrone sia solo il denaro; porre un freno alle campagne acquisti faraoniche, spesso frutto di escamotage burocratici  per aggirare le norme della Federazione, limitando il deficit economico generato dai trasferimenti a meno di 100 milioni di euro.

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Il nuovo piano. Le linee guida del dossier sono state rivelate dal quotidiano francese Le Parisien che ha sottolineato come il presidente della Uefa, Ceferin, abbia pronta una riforma dell'attuale sistema in senso più restrittivo. Freno alle follie di mercato, sì a un regolamento che aumenti la competizione tra squadre in Europa così da evitare che a fare la differenza sia solo la capacità di spesa.

Cosa significa? Il governo del calcio continentale non vuole che si verifichino più situazione come nell'estate scorsa quando il Paris Saint-Germain pagò 222 milioni di euro al Barcellona per prendere Neymar (garantendogli un contratto da oltre 36 milioni netti a stagione) e poi s'inventò l'espediente del ‘prestito con obbligo di riscatto' fissato a 180 milioni per differire il peso dell'affare Mbappé sui conti della società. Tutto questo senza effettuare (o quasi) cessioni.

Il deficit tra entrate e uscite. Un'ipotesi improponibile in base alle nuove direttive per effetto delle quali il margine di rosso tra entrate ed uscite dovrà necessariamente assottigliarsi: se un club vorrà comprare giocatori per 400 milioni di euro allora dovrà mettere in agenda anche operazioni tali da agevolare cessioni del valore di almeno 300 milioni.

Tasse, equità e redistribuzione, le novità. In Cina esiste già: è la cosiddetta Luxury Tax e obbliga tutti i club che effettuano operazioni di mercato al di sopra di 6 milioni a corrispondere anche il doppio della somma restante in tasse. Un esempio? Il caso recente di Nainggolan: se il Guagzhou lo avesse acquistato dalla Roma per 50 milioni lo avrebbe pagato 94 milioni (6 milioni più il doppio – 88 – della cifra restante, 44). La Uefa, dunque, pensa a una percentuale sugli stipendi e/o sul cartellino dei giocatori da versare al sistema per la propria ricchezza.

Cosa comporta? Se una società chiude una trattativa importante, acquistando un calciatore per 100 milioni allora dovrà corrispondere alla Federazione una cifra compresa tra il 10% (10 milioni) e il 100% (altri 100 milioni). I soldi verranno poi redistribuiti in base a un criterio di equità ancora da definire. Stesso discorso per il tetto agli stipendi, il cosiddetto Salary Cap, che va rimodulato per favorire la competitività. In base al limite attuale un club non può spendere più del 70% del suo fatturato per gli ingaggi. Un limite variabile poiché un club può alzare l'asticella delle proprie spese aumentando i propri ricavi, alimentando di fatto il divario con le altre società.

Limiti e sanzioni più severe. Tra quelle allo studio il nuovo Fair play finanziario potrebbe introdurre pesanti limitazioni alle rose e alle operazioni di calciomercato. In questo senso la Uefa ritiene opportuno prevedere limiti agli acquisti nelle finestre di mercato, una migliore e differente regolamentazione dei prestiti, porre un limite ai giocatori tesserabili da una singola società così da evitare casi di club che abbiano sotto le propria egida centinaia di calciatori egemonizzando il mercato e le trattative.

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