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FIGC, Tavecchio: “Contro le scommesse? Che si muova anche il Coni”

Il numero uno della Federcalcio replica alle accuse di scarso controllo sul malaffare delle scommesse e sui problemi per i diritti tv tirando in ballo il Comitato Olimpico che deve dettare le linee guida da seguire e applicare.
A cura di Alessio Pediglieri
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A quasi un anno dal suo insediamento alla presidenza della Federcalcio, Carlo Tavecchio prova a fare un primo bilancio che per lui è positivo e soprattutto un resoconto in cui dovrebbero valere più i fatti delle parole e delle illazioni dei suoi detrattori. Sotto il tiro incrociato del calcio scommesse e dello scandalo dei diritti tv, il numero uno che ha preso il posto di Abete, rilancia tutte le accuse ai mittenti, coinvolgendo nella discussione anche il Coni di Malagò che dovrebbe essere più presente e puntuale nel prevenire i problemi del calcio italiano.

La Figc, sostiene Tavecchio, vigila e controlla ma sulla "tendenza" al malaffare non può fare miracoli, perché se è vero che ha molti poteri è pur soggetta al Coni e a regole e sovrastrutture cui deve tenere conto: "Il calcio è socialità ed è di indirizzo strategico, una componente determinante nel sistema politico italiano. Non lo si può sempre offendere per fatti che non ci competono. Abbiamo sempre monitorato le scommesse e la Lega Pro lo sa, segnalando sempre a chi di dovere. Abbiamo 30 squadre che hanno fatto porcherie ma vi ricordo una monotonia ridicola del Paese. Nell'Ottanta entravano con le Alfette negli stadi, nel '90 arrivavano altre scommesse, nel 2006 arrivava Calciopoli. Siamo un popolo monotono e ripetitivo anche nel delinquere, non solo nelle cose serie".

Chi deve fare di più secondo Tavecchio non è la Figc bensì dal Coni di Malagò: "Il calcio genera 6 miliardi di euro nel sistema, e milioni di persone. Voi pensate che i nostri 10 milioni sono scevri dei problemi di un Paese di 60 milioni? La delinquenza che sta nei 60 milioni forzatamente sta anche nei 10, non può non starci, è un fatto aritmetico. Il Coni ci dirà quali procedure sono più semplici per applicare la giustizia, per bloccare subito queste situazioni. Non siamo organi di polizia, ma di spettacolo e sport. Siamo servi di tutti, ma schiavi di nessuno".

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