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FIGC, Malagò: “Se condizionato, Tavecchio potrebbe lasciare”

Lunga intervista del presidente CONI al Corriere: “A Balotelli consiglio di uscire dal suo mondo e confrontarsi con la realtà”
A cura di Giuseppe Cozzolino
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giovanni malago

Non si placano le polemiche attorno a Carlo Tavecchio: il neo-presidente della FIGC, ieri messo sotto indagine dalla UEFA per le sue frasi sugli extracomunitari mangiabanane, potrebbe addirittura fare un passo indietro qualora la pressione su di lui si facesse insopportabili. Lo ha detto senza mezzi termini Giovanni Malagò, presidente del CONI, in un'intervista rilasciata in esclusiva al Corriere della Sera nella quale analizza il momento delicato del calcio italiano, dalle polemiche su Tavecchio a quelle su Mario Balotelli, prossimo ad un passaggio al Liverpool, passando ovviamente per la nomina di Antonio Conte quale nuovo commissario tecnico della Nazionale. "I problemi seguiti alle parole di Tavecchio sono stati davvero tanti", ha spiegato Malagò, "e non mi sorprenderei se anche la FIFA si muovesse. Con Tavecchio ci siamo parlati, sta preparando la sua difesa e mi è parso sereno. Ma se dovesse sentirsi condizionato da eventi come quello della UEFA o da pressione di altro tipo, non mi stupirei se facesse un passo indietro e rassegnasse le sue dimissioni".

"Il suo è un programma coraggioso", ha spiegato ancora Malagò, "ma deve dimostrare di un essere un re "travicello". Non sarebbe nel suo carattere. Quando mi confrontai con lui, mi confidò di voler ingaggiare Conte come commissario tecnico. Gli diedi il mio consenso, ma aggiungendo che ci sarebbero state difficoltà per l'ingaggio. Diceva che le avrebbe risolte rispettando i limiti economici e finanziari della Federazione, ed ha mantenuto la parola coinvolgendo, in modo creativo, aziende private. E conoscendo Conte, è un tipo che non si farà condizionare dallo sponsor". Insomma, fine delle polemiche, almeno per quanto riguarda l'ingaggio del nuovo commissario tecnico, che in massima parte verrà pagato dalla Puma, già fornitore tecnico della Nazionale. Ma anche sulla cancellazione della discriminazione territoriale, Malagò è dalla sua parte. "E' stata una saggia decisione ma comunicata malissimo", ha chiosato il presidente del CONI, "in realtà scatterà una differente sanzione, più mirata e chirurgica, non solo a danno delle società e degli altri tifosi che non c'entrano nulla". Ma un capitolo a parte è riservato invece a Giancarlo Abete che, quando si era affacciata l'ipotesi di un commissariamento in caso di una vittoria risicata da parte di un candidato, replicò a Malagò che doveva essere l'ultima persona a parlare. "Auguro ad Abete di trovare sempre un presidente del CONI in grado di sopportare tutte le pressioni subite in questa vicenda senza farsi condizionare e mantenendo l'indipendenza della Federcalcio. Ho vinto, è vero, la presidenza del CONI per pochi voti, ma battendo Pagnozzi, che era lo strafavorito. Abete dimentica che sono stato eletto alla fine naturale del mandato di Petrucci, mentre la Federcalcio si trattava di un'elezione che avveniva dopo le dimissioni di presidente, vicepresidente e commissario tecnico. E mi fermo qui".

Infine, Malagò chiosa con alcuni consigli: "A Tavecchio, di essere determinato nel perseguire gli interessi generali, e non quelli delle componenti che lo hanno appoggiato, con autorevolezza. A Conte, di non perdere mai quella grinta, quel carattere, quella voglia di vittoria che lo hanno sempre animato. Ed a Balotelli, che è arrivato il momento di uscire dal suo mondo, di rivedere certi atteggiamenti, di confrontarsi con la realtà: avrà solo benefici. In Brasile, dopo la sconfitta con la Costa Rica parlai con gli Azzurri, tutti mi salutarono e con tutti scambiai una parola. L'unico che si mise le cuffie alle orecchie, passò vicino e non mi salutò fu proprio Mario. Ma non per maleducazione o snobismo, ma perché penso davvero che forse non si era neppure accorto che ero lì. O forse per timidezza".

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