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Figc, Fiona May scagiona Tavecchio: “Non mi sento usata dalla federazione!”

Dopo aver accettato la proposta del presidente federale, l’ex atleta azzurra respinge le insinuazioni e difende con forza il suo nuovo ruolo all’interno della Figc.
A cura di Alberto Pucci
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Il calcio ha deciso: Fiona May come Cécile Kyenge, l'ex ministro dell'integrazione del governo Letta. La nuova coordinatrice della commissione antirazzismo della Figc, dopo aver accettato l'incarico propostole da Tavecchio, ha partecipato alla conferenza "Respect Diversity", organizzata dall'Uefa per sostenere la lotta alle discriminazioni. Nel summit di Roma, l'ex saltatrice azzurra, di origini britanniche, ha risposto piccata a chi gli chiedeva di non farsi coinvolgere nel presunto "giochino" organizzato dal nuovo governo della federazione: "Io usata dalla Figc? Assolutamente no – ha ribadito con forza – Sono un consigliere, una componente importante e sono sicura che non mi stanno usando. non c'entro nulla con l'incidente diplomatico di Tavecchio, perché ancora non c'ero. Con me lui si è dimostrato una persona squisita.". Fiona May non presterà soltanto la sua immagine e la sua credibilità per promuovere la lotta contro il razzismo, ma porterà avanti anche una serie di progetti che coinvolgeranno anche le scuole e i bambini.

Le confessioni di Fiona – Davanti a cronisti e ai molti personaggi del calcio europeo presenti al summit romano, Fiona May ha raccontato alcuni particolari relativi alla chiamata di Tavecchio: "Sono rimasta sorpresa quando mi hanno offerto questo incarico – spiega l’ex campionessa azzurra di salto in lungo – Il calcio mi ha sempre interessato e mi ha fatto molto piacere che me lo abbiano chiesto, dopo le polemiche di questa estate. Non ho avuto gravi problemi con il razzismo, anche se me lo sono beccato due volte, in Inghilterra e in Italia. Sono stata molto fortunata, perché quando ho iniziato a rappresentare l'Italia, nell'Atletica leggera, sono stato circondata da molto affetto". Lo stesso affetto che, ora, Fiona chiede per i giocatori di colore, spesso vittime di beceri cori offensivi in tutti gli stadi: stranieri e, soprattutto, italiani.

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