Fieri degli Azzurri, a testa alta in campo

Italia-Germania non si smentisce mai: troppa storiografia e troppi precedenti tra le due nazioni per poterla considerare una gara normale. E anche la gara di Bordeaux nei quarti di finale degli Europei di Francia, non è stata da meno. Anzi è andata in scena un'altra contesa destinata a lasciare un segno – se non un solco – nella storia. 120 minuti non sono bastati per decretare un vincitore, dopo le reti nei tempi regolamentari di Ozil e Bonucci, lo hanno fatto i rigori peraltro portati ad oltranza sino al diciottesimo di Boateng (già autore del primo gol agli ottavi contro la Slovacchia). Come nostra consuetudine, dunque, proviamo a mettere in fila ciò che ha funzionato e ciò che no.
Tre cose che hanno funzionato
1. La disciplina tattica: dove non arrivano i singoli, può farlo un gruppo ben allenato. Anzi indottrinato. L'assenza di De Rossi è molto pesante, ma Conte disegna una squadra equilibrata, con tanti protagonisti votati al sacrificio e soprattutto in grado di andare oltre i propri limiti. Parolo centrale non è affatto dispiaciuto.
2. Pellé (peccato che ha rovinato tutto col rigore): lo avevamo già inserito tra le note positive della gara con la Spagna al di là del gol, dobbiamo ripeterci anche questa volta. Prestazione maiuscola, da uomo squadra capace di ripiegare sin sulla trequarti difensiva per alleggerire la pressione avversaria e far salire il baricentro azzurro; in più tiene spesso impegnata la difesa completamente da solo e va vicino al gol. Di lui, però, si ricorderanno dell'atteggiamento spavaldo avuto in occasione del rigore.
3. Il reparto arretrato: concentrati, attenti nelle chiusure e nella gestione della palla, cattivi quando serve, ma anche eleganti e tempestivi. Il blocco Juve è come il cemento a presa rapida e tenuta stagna: entra subito in partita, non molla l'osso sino alle battute conclusive e ad eccezione della sbavatura del gol – arrivata per un errore maturato sugli esterni – porta la gara al 120′.
E tre no…
1. Florenzi: dispiace indicare un singolo, ma dopo l'ottima prestazione contro la Spagna, "canna" completamente la prestazione. Da tre suoi errori (due di appoggio a metà campo, l'altro tardando la salita per la tattica del fuorigioco) nascono altrettante azioni da gol tedesche: sulla prima rimedia con un intervento sulla linea "alla Holly e Benji", sulla seconda arriva il gol di Ozil e sulla terza deve metterci una pezza contro il tacco ravvicinato di Gomez.
2. Troppo leziosi: quando la palla gira veloce e tutti si muovono negli spazi, la manovra scorre fluida; al contrario, quando i tocchi si moltiplicano, gli automatismi si inceppano e il gioco ne risente in maniera netta. In più di un'occasione gli azzurri hanno mancato l'ultimo passaggio che avrebbe spalancato la via della porta.
3. Il gioco sugli esterni: questa volta la manovra è stata meno ariosa e gli esterni molto meno incisivi che contro la Spagna. Questa squadra ha bisogno di maggior dinamismo e velocità di quanto visto a Bordeaux.