Qarabag: dove si trova e come si arriva nella città fantasma della squadra azera
Il gruppo C di Champions League che vede protagonista la Roma di Di Francesco quest’anno è una autentica centrifuga di emozioni con almeno tre squadre su quattro a contendersi i due posti che consentono l'accesso agli ottavi di finale della più prestigiosa manifestazione continentale. Il girone, infatti, è nobilitato da molte squadre importanti e di blasone con, nell’ordine, Chelsea, Atletico Madrid, Roma e, novità delle novità, il Qarabag di mister Gurban Gurbanov, 135esima debuttante della storia nonché prima compagine azera in grado di entrare nel tabellone principale della “Coppa dalle grandi orecchie”.
- La storia del Qarabag: gavetta contro il dominio di Baku e la massima serie sovietica
- Il conflitto del Nagorno-Qarabag, nasce la squadra senza dimora
- L’esilio e l’arrivo dell'esule Gozal
- La cavalcata europea, Qarabag squadra del Paese
- Il sogno continua allo Stamford Bridge
- Per la Roma viaggio di 7 ore e oltre 3 mila chilometri
Un risultato eccezionale passato per l’incognita dei preliminari (secondo e terzo turno) e poi dei Playoff che ha portato lustro all’intera federazione del Paese che, con l'impresa dei bianconeri di Quzanli, diventa la 33esima ogni epoca rappresentata a questi massimi livelli. Così, dalla storia recente del club, al drammatico conflitto del Nagorno-Qarabag che ha distrutto la città di Agdam e lo stadio di casa fino all’esilio di Baku ed al rientro a Quzanli, alla rinascita ed al sogno europeo, ecco la storia della favola Champions chiamata Qarabag.
La storia del Qarabag: gavetta contro il dominio di Baku e la massima serie sovietica
Il Qarabag nasce nel 1951 ad Agdam, cittadina di grande importanza strategica nella regione del Nagorno-Qarabag, e partecipa fin da subito al campionato repubblicano armeno. In quegli anni però, la gloria ed il dominio sui rettangoli verdi dell’Azerbaigian doveva ancora arrivare con diversi club della capitale Baku (dall’Ordjonikidzeneft all’OIK, all’Araz fino al Termist) a contendersi lo scettro di campione azero.
Eppure, la piccola selezione bianconera può vantare nella sua sessantennale epopea anche alcune partecipazioni nel massimo torneo russo organizzato dall’Urss insieme con altre formazioni del territorio a est dell’Unione Sovietica come il Neftci Baku, il Temp di Baku, la Dinamo Kirovabad ed alcune altre. Col picco massimo del football di marca azera raggiunto dal Neftci con un terzo posto nel 1966, la concessione di 9 nazionali, di cui uno, Igor Ponomaryov, oro olimpico nell’88, nel corso degli anni e la quinta piazza, come nazione poi autonoma, con più punti e più club, dietro Russia, Ucraina, Georgia e Armenia nel torneo dell’Urss.
Uno score niente male per l’intero movimento col Qarabag che, prima dall'indipendenza del proprio Paese del 31 agosto 1991, è riuscito a portare a casa, come antipasto di quello che poi sarebbe stato in futuro, due campionati repubblicani sovietici azeri nel 1988 e nel 1990. Dopo la separazione dal giogo russo e la nascita della federazione (A.F.F.A.) e poi del torneo nazionale la squadra di Agdam riuscirà a portare a casa, ma non prendete alla lettera questa affermazione, 4 campionati, 5 coppe di Azerbaigian e 2 Supercoppe azere prima di imbracciare la gloria e partecipare alla prossima Champions League edizione 2017/18.
Il conflitto del Nagorno-Qarabag, nasce la squadra senza dimora
Dal 1992 ovvero dallo scoppio del conflitto fra Armenia e Azerbaigian per il controllo della regione, autodichiaratasi autonoma, del Nagorno-Qarabag, il club di Agdam non ha più né una città a cui associare il proprio nome, la propria storia e la propria tradizione né uno stadio di casa nel quale accogliere l’avversario di turno, con un lungo peregrinare, una diaspora calcistica conclusasi in quella capitale storicamente avversa.
Con il surriscaldarsi degli animi e la dichiarazione di indipendenza dell’Alto Nagorno, a maggioranza armena, con in più la volontà popolare di unirsi alla vicina Armenia, infatti, l’Azerbaigian scatenò una guerra, durata poi due anni e mezzo, che ancora non ha smesso di provocare odio, violenza, separazione, pulizie etniche reciproche e nuove attività belliche, non ultimo quello dell’aprile 2016, fra le fazioni rivali.
La squadra della città fantasma. Una invasione che ha portato gli armeni a conquistare la città di Agdam, sede del club del Qarabag, alla riduzione ad un cumulo di macerie dell’ex stadio Imarat e alla fuoriuscita dai confini del Nagorno di migliaia e migliaia di azeri verso le zone interne del proprio Paese con la presenza, fra Armenia e Azerbaigian del cuscinetto della Repubblica del Nagorno-Qarabag indipendente, ma non riconosciuta da nessun membro dell’Onu, dal ‘92. Così, proprio nella stagione 1993, quella del primo titolo dei bianconeri post indipendenza dalla Russia non poté essere festeggiato dai supporters degli “Atlilar” (Cavalieri) con un successo nel pieno della tensione e dell’acrimonia coi vicini armeni.
La morte dell’allenatore. Bagirov eroe nazionale
Fra le more del conflitto, troviamo anche una storia decisamente triste con protagonisti alcuni tesserati del Qarabag. La guerra, infatti, privò la squadra di alcuni dei suoi uomini migliori chiamati a difendere il proprio Paese non su un rettangolo verde ma nel tremendo scontro fratricida con l’Armenia. Così, l’allora allenatore Allahverdi Bagirov che, allo stesso tempo, era anche comandante dell’esercito azero, lasciò il club per combattere a difesa di Agdam. Caduto in guerra, in uno dei bombardamenti a tappeto sulla città, oggi viene venerato come un autentico eroe nazionale con uno striscione, nelle frangie più calde del tifo bianconero, a lui dedicato, sempre presente sugli spalti del Bahramov Stadium o della nuova casa della Azersun Arena.
L’esilio e l’arrivo dell'esule Gozal
Dal 1993 quindi, la compagine dei “Cavalieri” non ha più una dimora, o almeno, la casa di sempre, quella di Agdam. Così, negli ultimi anni i bianconeri hanno ricevuto accoglienza nella capitale Baku e, precisamente, prima nello stadio dedicato all’arbitro azero Tofiq Bahramov e poi nella recente Azersun Arena di 6.500 posti, protagonista della segnalazione sul gol/non gol di Hurst nel mondiale 1966, con il rientro, almeno in termini societari, a Quzanli nei pressi di Agdam al confine col Nagorno-Qarabag, dove oggi il clima sembra essere più disteso. Eppure, la storia recente del club non è stata sempre eccellente con, al di là dei problemi relativi alla fuga da Agdam e alla guerra, anche una grossa crisi economica che ha colpito la società azera fino all’orlo del fallimento.
La “squadra dei rifugiati”, quella che mandava letteralmente i pullman nei campi profughi azeri per portare i supporters del Qarabag allo stadio è stata però salvata, come nelle favole più riuscite, da un altro “esule”. Tale Abdullbari Gozal magnate alimentare iraniano di origine turche che dovette ripiegare proprio in Azerbaigian dopo la rivoluzione Khomeinista del 1979. Qui, il patron dell’Azersun Holding ha prelevato il club dalla vecchia proprietà riportandolo agli antichi fasti e facendo guadagnare alla squadra l’appellativo di “Barcellona del Caucaso”.
La cavalcata europea, Qarabag squadra del Paese
La storia del Qarabag però non è ancora finita con un lieto fine ancora da raccontare ed una ideale, astratta unione col popolo azero ancora da spiegare. I bianconeri, emblema, simbolo di un club che, pur allontanato dalla terra natia e scacciato dalle truppe armene, è riuscito a ricostruirsi ed a rinascere, come l’araba fenice, più forte dalle sue ceneri, è l’epitome, l'orgoglio di una nazione che si rispecchia nel Qarabag e spinge affinché questa entità, rivestita di valori ultracalcistici possa dare sempre il massimo sospinta da un intero popolo che, ormai, la definisce: “la squadra del Paese”. Anche i colori sociali del club, rimandano alla città di Agdam e al suo territorio: il bianco richiama appunto alla città, il cui significato in lingua azera è “la casa bianca”; mentre il nero riporta alla regione del Nagorno Qarabag, “il giardino montuoso nero”.
Una squadra che è andata al di là delle più rosee aspettative qualificandosi per il tabellone principale della Champions League dopo aver affrontato due turni preliminari, contro i georgiani del Samtredia, i moldavi dello Sheriff Tiraspol, e, nei decisivo Playoff, i danesi del Copenaghen. Un successo straordinario, inaspettato che ha il sapore dell'impresa ma, soprattutto, del riscatto, almeno sportivo, di un popolo intero.
Il sogno continua allo Stamford Bridge
Oggi, il sogno, dopo la qualificazione europea ai gironi dell’Europa League della stagione 2014/15, con l’incrocio con l’Inter ed il pass per i sedicesimi di finale sfiorati solo all’ultima giornata e la partecipazione all'ultima edizione della predetta manifestazione continentale, diventa realtà nel magico impianto dello Stamford Bridge. Un teatro degno di un racconto speciale con però Gurbanov e compagni intenzionati a dare del filo da torcere a tutti, Roma e Atletico comprese. Guidata dal brasiliano Pedro Henrique, dal norvegese Elyounoussi, ma anche dagli esperti Richard, Dani Quintana e dall’attaccante del destino Ndlovu, autore di 4 reti nei preliminari e del gol qualificazione contro il Copenaghen, i “Cavalieri” azeri tentano di fare il miracolo e portare il calcio del Paese a nuovi, inimmaginabili livelli: sognare, del resto, non costa nulla.
Per la Roma viaggio di 7 ore e oltre 3 mila chilometri
La partita tra Qarabag e Roma è in calendario il 27 settembre 2017 (alle ore 18.00). Il modo più rapido per raggiungere Baku è in aereo. Ci sono voli che partono da Fiumicino e atterrano all'aeroporto azero di Heydar Aliyev. Se fosse una tratta diretta il volo Roma-Baku potrebbe durare anche meno di 5 ore (il tempo per coprire una distanza di 3.151,21 km) ma al momento è necessario sempre effettuare uno scalo, che può allungare i tempi del viaggio anche di alcune ore.
Lo stadio del Qarabag intitolato a un ex arbitro
Lo stadio in cui gioca, di solito, le sue gare europee il Qarabag si chiama ‘Tofiq Bahramov', l'impianto porta il nome dell'ex arbitro che partecipò come guardalinee nella finale del campionato mondiale del 1966. La struttura è 31.200 posti, ed è il secondo lo stadio più grande del Paese. In campionato, invece, la sede dei match casalinghi è quella della recente Azersun Arena inaugurata nel 2015 nel distretto della capitale di Yeni Suraxani dove gli spettatori sono solo 6.500. Con la Roma, la sfida verrà giocata al Baku Olympia Stadionu, categoria 4 dell'Uefa, dove, solitamente, la nazionale azera disputa i propri incontri internazionali.