Fair Play Finanziario: il PSG interpreta le regole. Juve, Inter, Barça pronte a imitarlo
I 700 milioni erogati da uno sponsor qatariota al PSG dei qatarioti ha fatto esplodere il caso Fair Play Finanziario e le sue contraddizioni. Tra contratti di facciata, finanza creativa, punizioni a orologeria e presunti conflitti d’interesse, Platini è chiamato ad uscire allo scoperto.
L'Atletico Madrid prima e il Malaga sono stati i più importanti club ad essere coinvolti dagli ingranaggi del Fair Play Finanziario preteso da Michel Platini per riportare credibilità e conti a posto nel calcio internazionale. Un parametro ferreo e dettato da esigenze economiche precise che – se rispettate – ridaranno una spinta essenziale per il rilancio definitivo dell'intero movimento su scala internazionale. Ecco però il punto: "se". Un aspetto non secondario visto come negli ultimi anni sempre più investitori russi, arabi e asiatici si sono interessati alle sorti di vari club in giro per l'Europa, a suon di milioni di euro, agevolati dalle concessioni del Presidente dell'UEFA che adesso deve fare i conti anche con un chiaro conflitto d'interessi: punire il PSG in cui il figlio Laurent si occupa degli interessi commerciali del club per conto degli investitori qatarioti.
“ I club che non rispetteranno la volontà del calcio europeo ne pagheranno le conseguenze ”
Michel Platini
L'invasione dei magnati del finto calcio – L'Inghilterra è stata la prima grande terra di conquista, iniziata con l'avvento di Abramovich a Londra, sponda Chelsea, per acquistare un glorioso club di Premier da troppi anni escluso dal grande giro che conta. Con il patron russo alla guida della società – e con i suoi milioni di euro – i Blues hanno rivinto la Premier, si sono assestati in modo costante trai primi due-tre club migliori d'Inghilterra e – non ultimo – ha raggiunto il vertice massimo conquistando l'ultima Champions League. Abramovich ha fatto tendenza, visto che poi – sempre in Inghilterra – si sono insediati magnati americani (ricordate il Manchester United?) e poi arabi (il Manchester City è l'esempio più eclatante, ma ci sono anche fortissime ingerenze ‘indirette' a livello di pubblicità, come nell'Arsenal con lo sponsor ‘Emyrates'). Dall'isola britannica è partita pian piano la
colonizzazione del calcio d'Europa. Il Malaga in Spagna, il PSG in Francia per gli sceicchi d'Arabia; gli investitori americani per la Roma; altri russi – oltre al Chelsea – in giro per l'Europa dell'Est; e – ultimamente – si vocifera sempre più fortemente di quote estere prima al Milan (arabi), ora all'Inter (dai cinesi agli albanesi).
“ Il FPF non è stato concepito per mettere in difficoltà i club, ma per valorizzarli ”
Michel Platini
Le falle del FPF e la finanza creativa araba – Un'invasione che è stata accolta dai diretti interessati come la manna, come la prima e principale soluzione a problemi legati da decenni di gestioni scellerate, costruite sulla tanto chiacchierata "finanza creativa", bilanci falsati, fidejussioni fasulle, plus e minus valenze a tavolino. E anche la macchina del FPF voluta da Platini ha preso sotto gamba il problema. Forse coscientemente o forse con ennesima troppa leggerezza. E adesso si ritrova costretta a rincorrere chi sta utilizzando i ‘buchi' nel regolamento del
Fair Play Finanziario per aggirare la legge, mantenendo il proprio ‘status' al di là dei regolamenti. Come il Paris Saint Germain che nei giorni scorsi, per farsi trovare pronto alle verifiche dell'UEFA ha "rimesso a posto" le proprie casse – dissanguate da campagne acquisti fuori mercato – attraverso un accordo commerciale con una società che rappresenta i quartieri generali di Dubai e il Qatar stesso, la Qatar Tourism Authority. Un Ente statale che ha chiuso un contratto di circa 700 milioni in quattro anni, di cui 150 subito e poi un crescendo fino a 250 milioni, dal valore retroattivo (ovvero dal 2011). Tutto ciò per dimostrare che – come vuole Platini e il FPF – malgrado un calciomercato in cui i giocatori sono stati pagati a peso d'oro e hanno ingaggi più alti d'Europa, il club parigino non spende più di quanto incassa.
“ E' un progetto complesso che ritengo di vitale importanza per il futuro del calcio ”
Michel Platini
L'intrigo tra FPF, QTA e QSI – Una colossale presa in giro, in barba ai regolamenti. Il FPF infatti nel suo Statuto ufficiale non ha mai considerato introiti provenienti da sponsorizzazioni di Paesi non europei e quindi si è trovato impreparato alla notizia ufficiale. Tanto più che la QTA ha spiegato che l'accordo non è fraudolento o inteso a trovare soluzioni illegali per far fronte alle costanti spese del club. La sponsorizzazione è avvenuta alla luce del sole e si tratterebbe di un accordo fatto per promuovere il nome del Qatar e del suo turismo estero in Francia. Una motivazione che ha retto l'urto delle verifiche effettuate dalla Direction Nationale du Contrôle de Gestion, l’organo incaricato di vigilare sui conti delle società di calcio francesi, che nell’accordo non ha rilevato alcuna irregolarità. Ma che ha aperto una questione delicata all'interno dell'Uefa di Platini. Ufficialmente il presidente del massimo organo calcistico europeo è attualmente al lavoro per inserire normative che fermino il giochino finanziario degli arabi (pronti però a sostenere le loro ragioni legali) e che non diano adito ad un effetto catena che permetterebbe a chiunque di fare lo stesso, in base alle proprie falle economiche societarie. Le sponsorizzazioni interne sono infatti all'ordine del giorno: come la Juventus sta facendo con la Jeep (marchio Fiat) o da sempre l'Inter fa con il marchio ‘Pirelli' attraverso accordi che legano a doppio filo l'azienda italiana con il cda nerazzurro. O ancora, gli accordi tra Qatar Foundation e il Barcellona, l'Emirates' con Arsenal e Milan e via dicendo.
“ Dal FPF non si torna più indietro ”
Michel Platini
Il conflitto d'interessi della famiglia Platini – L'idea di fondo è definire la mossa del PSG alla stessa stregua di una chiara turbativa di mercato, visto che le somme erogate dal club francese sono del tutto fuori quota,decise solamente per far fronte a
ingaggi e acquisti plurimilionari. Inoltre, si starebbe varando una norma per cui si assumerà una stretta attorno alle sponsorizzazioni – interne ed esterne – delle società, nonchè il rifiuto di accettare contratti ‘retroattivi'. Ma siamo sicuri che si farà tutto ciò? Il pensiero cattivo è presto fatto: proprio Platini ha sempre basato le sue campagne elettorali dando enormi vantaggi ai magnati arabi, russi e asiatici veri investitori anche delle casse dell'Uefa. Ha proposto un Europeo itinerante, una maxi Champions, una parificazione delle date dei vari campionati tra Est e il resto d'Europa per evitare svantaggi a squadre russe costrette a non arrivare al top nei momenti clou degli impegni internazionali. Non solo: Platini tecnicamente è già intervenuto sul PSG, quindi perchè accanirsi ancora, rischiando di far arrabiare investitori multimilionari? Pochi se ne sono accorti ma basta faree due calcoli. Il presidente UEFA ci ha messo pochissimo ad escludere il Malaga dalle competizioni europee proprio per i bilanci fuori controllo. E la società spagnola è (era) gestita da un magnate arabo, l'ennesimo sceicco che altro non è che un parente diretto con il presidente del Paris Saint Germain. Insomma, è come se sull'altare sacrificale fosse stato immolato il piccolo Malaga da dare in pasto all'UEFA, applaudendola per lo zelo dimostrato e non potendola accusare di immobilismo. A favore del pesce più grosso. Ora, però, davanti alle segnalazioni ufficiali – come quella di Rummenigge, presidente del
virtuoso Bayern Monaco uno dei club europei da sempre con i bilanci in attivo – si ritrova a combattere i suoi stessi mostri, non dimenticando che suo figlio Laurent è dentro al QSI (la Qatar Sports Investment) la società controllante gli interessi commerciali del PSG e strettamente collegata con il Governo di Dubai. Proprio come la QTA.