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Euro 2016: Saint-Etienne, città del design e del cioccolato

Lo stadio Geoffroy Guichard ha accompagnato tutte le fasi della storia moderna di Saint-Etienne. Città dal grande passato industriale, oggi ospita la frequentatissima Biennale del Design. Cioccolato, caffè e i vini della Loira sono le principali attrazioni gastronomiche.
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L'orgoglio di una città industriale che vive per il calcio. Unica città francese nominata Città del Design dall’UNESCO, è insieme coesa e luogo di contrasti. Sopravvive l'eredità del grande passato industriale: da qui nel 1832 partiva per Lione la prima ferrovia di Francia. E insieme si fa sempre più forte un dinamismo culturale rivolto alle nuove tendenze che si racchiude intorno alla Città del design e al museo d'arte moderna e contemporanea con la seconda collezione più ricca di Francia dopo il Centre Pompidou (spiccano su tutte le tele di Picasso, Léger, Dubuffet, Soulages, Stella, Kandinsky, Warhol, Polke, Arp, Richier, Calder, Oldenbourg .

Chaudron – Saint-Etienne, però, respira da sempre intorno al Geoffroy Guichard, l'antico “Chaudron”, il Calderone, l'unico grande stadio francese che si trova nel centro urbano. Un polo d'attrazione che durante gli Europei, ha dichiarato Bernard Billo, presidente della Federazione dipartimentale degli uffici del turismo, dovrebbe portare 100 mila turisti nel capoluogo della Loira. Uno stadio che ha seguito, accompagnato, rispecchiato le evoluzioni dei Verts e del tessuto urbano, in un percorso che, grazie alla ricostruzione di Stephane Merle, professore all'Università di Saint-Etienne, pubblicata su Geocarrefour (una delle più antiche e prestigiose riviste specializzate di geografia d'espressione francese) si può distinguere in tre fasi.

Patrimonio familiare – Geoffroy Guichard, fondatore dei magazzini Casino, è un imprenditore in anticipo sui tempi. Crea una società di mutuo soccorso nel 1905, si occupa anche del tempo libero dei dipendenti con l'unione musicale e la squadra di calcio, l'Association sportive du Casino, che diventerà il Saint-Etienne (l'ASSE). Il 19 maggio 1930 compra dalla famiglia Bernou de Rochetaillée, grandi proprietari terrieri della regione, un terreno da 38 mila metri quadri vicino le fabbriche e l'Etivalière, per un franco simbolico. Qui sorgerà lo stadio, realizzato dalla maison Charles Bouhana che aveva costruito l'olimpico di Colombes e inaugurato nel 1931, con un'immediata vocazione polisportiva: il Saint-Etienne perde 9-1 contro il Cannes, la squadra di rugby affronta il Montferrand, e in mezzo si svolgono prove di atletica. Il contesto industriale, i fumi che arrivano dalle fabbriche, rendono difficile valorizzare l'impianto almeno fino agli anni '50. Nel 1957, lo Chaudron diventa di dominio esclusivo della squadra di calcio, il Saint-Etienne conquista il primo dei suoi dieci titoli di Francia e il comune, insieme alla famiglia proprietaria dell'impianto, organizzano una società immobiliare per completare i primi lavori di ammodernamento: via la pista di atletica, lo stadio assume una conformazione rettangolare come gli impianti inglesi, la vera ispirazione di Roger Rocher, a capo della società e futuro presidente del club, che vuole dare all'impianto un'identità forte così come cercherà di dare alla società un'organizzazione moderna.

Sport-spettacolo – Fra gli anni '60 e gli anni '80, gli anni dei trionfi europei e di Platini, si costruisce la storia di successo scritta nel trittico “un club, uno stadio, una città”. È una squadra dal pubblico costituito per metà da operai e impiegati (dati del 1970), abbonati in gran parte da più di 10 anni, che nel 1974 rappresentano il 77% degli introiti del club. Nel 1974, dopo il ritorno dell'ottavo di Coppa Campioni contro l'Hajduk Spalato, la stampa locale conia per la prima volta l'appellativo di “chaudron vert”, calderone verde. Intanto, lo stadio è passato sotto il controllo municipale. I nuovi lavori hanno aggiunto i quattro caratteristici piloni da 60 metri per l'illuminazione artificiale che fino alla metà degli anni '90 hanno rappresentato l'elemento caratterizzante dello stadio, successivamente rivisto per gli Europei del 1984 e per i Mondiali del 1998.

Modernizzazione – Stanno cambiando, però, i principi e la percezione dell'ambiente urbano. L'area del Geoffroy-Guichard è quasi un monumento e gli interventi di modernizzazione devono preservare l'essenza di questa nuova identità nell'ambto di un'operazione di riqualificazione di tutti i quartieri del nord-est cittadino. Cambia anche il tifo all'interno dello stadio, con la crisi dei pilastri industriali dell'economia di Saint-Etienne: emerge una tifoseria che Pascal Charroin ha definito edonistico-mercantile, versatile, giovane, che non ha memoria della “fierezza verde” degli anni '70. Anche i nuovi interventi in vista di Euro 2016, infine, dimostrano come la direzione per la valorizzazione dell'impianto passi per un ritorno alle origini, alla vocazione polisportiva: il calcio fa da motore della notorietà e da guida per la configurazione architettonica, ma l'impianto deve vivere tutto l'anno, anche al di fuori del calcio e dello sport.

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Turismo – Il frequentato museo dei Verts rinforza la memoria di un legame antico, stretto, che il calcio ha mantenuto con la cultura operaia di una delle culle della rivoluzione industriale francese (qui è stata costruita la prima ferrovia dell'Esagono) centro metallurgico cruciale e più grande area mineraria del paese. Una cultura che oggi diventa attrazione turistica al Couriot (classificato come monumento storico), il pozzo dell'ultima miniera attiva, riadattato a museo nel 2014. Fino alla nazionalizzazione delle miniere nel 1946, era il pozzo principale della società anonima delle Miniere della Loira, una delle più importanti compagnie francesi. Qui si estraevano anche 900 mila tonnellate di carbone all'anno. Ridisegnato dagli archietti degli studi Gautier+Conquet e Archipat e dal paesaggista Michel Corajoud, alla galleria sotterranea ricostruita aggiunge due nuove sale e mille metri quadri di spazi espositivi. Dopo la crisi degli anni '70, Saint-Etienne gradualmente cambia pelle. Smette di essere una città a vocazione industriale, acquisisce una dimensione più dinamica, soprattutto a livello culturale. Le Fil diventa una delle sale concerti di riferimento per la musica contemporanea, e el 2008 la scena si arricchisce con lo Zenith, il principale auditorium della regione Rhone-Alpes.

Design – La nuova vocazione della città rimane comunque l'architettura contemporanea. La Biennale del design, ospitata nella Città del Design, è un appuntamento fisso di un settore trainante, che l'anno scorso ha portato introiti per oltre 3,3 milioni di euro. A 10 minuti da Saint-Etienne, poi, a Firminy, rimane il più importante quartiere realizzato in Europa da Le Corbusier, Firminy-Vert, che contiene una delle sue cinque Unité d'Habitation, sintesi del suo principio di fusione fra l'architettura e l'urbanistica, vera e propria “città verticale” che sviluppa le tecniche progettuali del Razionalismo e del Bauhaus. Qui Le Corbusier porta a compimento la sua idea di “macchina per abitare”, di micro-città scandita da una costante commistione fra abitazioni e spazi comuni.

I vini – La nuova via del turismo, però, non sacrifica i due tradizionali poli d'attrazione della valle della Loira: i castelli e i vini. La regione si può dividere in tre macro-aree, seguendo il corso del Rodano. Al nord domina il Sauvignon bianco. Al centro si privilegiano Chenin (da cui si ricavano anche sublimi millesimati liquorosi) e Cabernet franc (a volte chiamato "breton"), che produce vini giovani leggeri e fruttati ma soprattutto ottimi vini da invecchiamento. Scendendo verso l'Atlantico domina il Melon de Bourgogne. Complessivamente, la Valle della Loira, secondo maggior produttore di vini frizzanti dopo la regione di Champagne, offre 87 denominazioni fra AOC (il corrispettivo del nostro DOCG) e VDQS (simile al nostro DOC). In più Saint-Etienne ha saputo valorizzare anche delle sue eccellenze gastronomiche. I rinomati laboratori dei maitres chocolatiers alsaziani Weiss hanno aperto un museo del cioccolato. E a giugno ne aprirà uno dedicato al caffé, voluto dal marchio locale Chapuis.

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