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Eric Abidal, una storia da raccontare

Il terzino francese ha detto basta al calcio giocato dopo una carriera di vittorie in campo e, soprattutto, nella vita. Eric ha sconfitto la sua malattia – il cancro – con fortuna, forza di volontà e la dedizione dei più grandi.
A cura di Vito Lamorte
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Ci sono storie che trascendono dallo sport. Quella di Eric Abidal è un meraviglioso esempio. Il calciatore francese è entrato nella storia di questo sport per come ha affrontato le varie situazioni che si sono susseguite nella sua carriersa e per lo spirito che ha dimostrato in ognuna di esse. Eric ha commosso il mondo del calcio e dello sport in generale ritirandosi il 20 dicembre scorso in maniera molto serena per sua volontà: "Solo un atleta può capire quando è arrivato il momento di porre fine alla propria carriera e, visto anche cosa mi è successo in passato, penso che la gente comprenderà il motivo della mia decisione". Protagonista fino all’ultimo, il suo esempio nella lotta al cancro non sarà mai dimenticato, così come la grande forza d’animo che lo ha riportato a ricalcare i campi di calcio di mezza Europa.

Al terzino francese venne diagnosticato un cancro al fegato e la sua vita cambiò in un attimo. Dopo l'intervento chirurgico, i medici presero atto con soddisfazione che il suo corpo non aveva respinto il trapianto e avrebbe potuto tornare alla vita normale. Abi capì che era di nuovo pronto a tornare in campo perché ciò che era normale per lui era giocare a calcio: si trattava della sua vita. Prima della sua malattia era una persona impegnata in cause benefiche: aveva costruito una casa di cura per gli anziani e si prese cura di una ragazza francese con problemi motori. Tredici mesi dopo l'intervento Abidal tornò a giocare ai massimi livelli ed è molto grato al personale medico, alla sua famiglia e soprattutto a suo cugino che gli ha donato parte del suo fegato. Eric Abidal tornò a sentirsi calciatore ma in realtà non ha mai cessato di esserlo.

Dopo Thierry Henry, la Francia ha visto appendere le scarpe al chiodo anche un altro grande come Abidal. La carriera di Eric iniziò al Monaco nel 2000. Cresciuto nelle giovanili dell'As Lyon-Duchère, Abidal esordì con la maglia del Monaco il 16 settembre 2000 contro il Tolosa dopo 26 presenze in due anni "Abì" va in esilio al nord, più precisamente al Lille. Dopo due stagioni in maglia rossa, Abidal si trasferì all'Olympique Lyon, club del suo cuore, della sua regione. Nella squadra di Jean-Michel Aulas iniziò a provare il sapore delle grandi vittorie: 3 Ligue 1 e 3 Trophée des champions. La sua bacheca inizia a riempirsi, lentamente ma inesorabilmente. Insieme al suo compagno, Florent Malouda, venne scelto per l'équipe-type dell’UEFA del 2007, formando una delle più formidabili corsie esterne in Europa.

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Dopo l'esperienza all'OL, il 29 giugno 2007Abidal venne acquistato dal Barcellona per 16 milioni di euro. Quella tra il terzino transalpino e il club catalano è una lunga storia d'amore. In sei anni, Eric ha vinto tutto: Liga, Copa del Rey, Supercoppa spagnola, Supercoppa Europea, Champions League e Mondiale per club. In 6 anni Abidal ha vinto qualcosa come 14 trofei. Durante queste strepitosa parentesi in maglia blaugrana arrivò la notizia. Era il 15 marzo 2011. Il tumore. L'operazione. Abidal tornò in campo dopo meno di due mesi e il 28 maggio giocò la finale di Champions League contro il Manchester United, vincendola per 3-1. Al momento della premiazione, Carles Puyol, capitano del Barcellona, gli cedette la fascia di capitano per permettergli di alzare al cielo il trofeo appena conquistato.

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Nonostante l'intervento, fu necessario un trapianto. Il Barcellona annunciò il 15 marzo 2012 che Eric Abidal si sarebbe sottoposto ad un trapianto di fegato. A questo punto nessuno pensava di rivedere "Abì" in campo ma il primo giugno 2012 il chirurgo Juan Carlos Garcia-Valdecasas, che ha eseguito l'operazione al giocatore francese, aprì uno spiraglio alla continuazione dell'attività agonistica da professionista. Il francese nel giro di un anno tornò di nuovo a calcare i campi di calcio: il 6 aprile 2013 entrò al posto di Gerard Pique tra gli applausi e l'emozione di un Camp Nou stracolmo. A fine stagione il club catalano gli offrì un posto da allenatore nelle giovanili ma Eric voleva giocare ancora e rimandò l'offerta ad un prossimo futuro.

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Nella sua ultima partita, al Camp Nou venne organizzata una vera e propria festa: la giusta ricompensa per un giocatore d'acciaio e le sue ottime prestazioni. Abidal decise di lasciare il club blaugrana e di unirsi al suo primo club, Monaco. Un cerchio che si chiudeva. Eric tornò a casa con la speranza di giocare la Coppa del Mondo con Les Blues in Brasile ma non riuscì a mantenere i suoi livelli di gioco.

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Era tornato al suo primo club per completare il cerchio della sua carriera calcistica ma è con un'altra maglia rossa e bianca che Abidal ha chiuso la sua esperienza nel mondo del football: quella greca dell'Olympiakos. Il francese non si trasferì in Grecia per andare in vacanze, ma il POU fu l'ultima sfida della sua carriera.

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É stato detto tutto su Abidal. Non c'è molto da aggiungere. Un esempio in campo e fuori. Una scena rimasta impressa nella memoria di molti appassionati è quella dei festeggiamenti per la Liga del 2011 di calciatori del Barça. In quell'occasione i catalani indossavano una camiseta che recitava: "Non pensare ad una stagione, pensa alla storia". A distanza di tempo sembra cucita addosso alla carriera di Abidal. A volte le cose più immediate e vicine fanno dimenticare quelle più importanti. Grazie di tutto Eric. Grazie per tutto quello che hai dato al calcio. Il tuo talento ma soprattutto la dedizione e la forza mentale che ti hanno permesso di superare qualsiasi prova devono essere un modello e insegnare che non bisogna mai smettere di lottare. Merci Abì!

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