Edinson Cavani: “Lo scudetto a Napoli non è un sogno lontano”

I tifosi lo adorano, perché quando rifili un cartoccio di sfogliatelle all'avversario di turno hai un caffè pagato a vita. Anche i dentisti lo amano, quel sorriso ingabbiato da un apparecchio ortodontico era uno spot per gli igienisti dentali. E se il capello di Maradona è conservato come una reliquia preziosa in un'edicola votiva, allora la “macchinetta” che Edinson Cavani ha portato in bocca può essere onorata con la devozione che si deve a una capuzzella nel cimitero delle Fontanelle. Fa gol e lo accompagna con un segno di pace.
Non sono arrivato a Napoli per fare di più di Maradona. Sono arrivato qui per entrare nel cuore della gente e lasciare un segno nella storia della mia società. Lo scudetto? Non è un sogno così lontano. Le squadre che vengono prima di noi sono raggiungibili. Diciamo che io e la mia squadra siamo sul pezzo.
Parole sante per le orecchie dei tifosi, che il campione uruguaiano ha rivelato a un'intervista al settimanale "Chi". E come fai a non volere bene al Matador: corre, lotta, si allena e non infastidisce il tecnico; si sacrifica al servizio della squadra; micidiale in attacco, scorrazza in mediana, svetta in difesa; segna e ringrazia Gesù ogni volta che gonfia la rete; legge la Bibbia; si prende cura della moglie e, da bravo papà, di Bautista, la creatura che Maria Soledad reca in grembo e del secondogenito in arrivo, Lucas. Dice le preghiere prima di andare a dormire, perché sa bene che senza gol non si cantano messe. Mistico anche il suo buen ritiro, a lungo immerso nella quiete di Lucrino, un angolo di paradiso nei pressi della porta dell’inferno. Festeggia il compleanno a San Valentino, nel giorno che la tradizione vuole dedicato agli innamorati.
Per me – dice – è un periodo eccezionale e di questo devo ringraziare in primo luogo la mia famiglia. E' qui che trovo tutta la forza di cui ho bisogno: nella dolcezza di mia moglie, nell'allegria di mio figlio. E in Gesù, il mio idolo. La nostra vita deve essere indirizzata a Dio. Lui ci riempie di talenti e noi dobbiamo impegnarci per metterli in mostra, per noi e per rendere testimonianza della sua grandezza. Quando sono sul campo voglio vincere a tutti i costi, fatico a digerire le sconfitte: nella vita si può essere miti come colombe, ma in campo noi calciatori dobbiamo essere aquile. Io studio per questo.
I sogni di Napoli, quelli di oggi e l’epopea di ieri, sono scanditi da vite parallele che filano via come i binari d’un treno, portando lontano la fantasia dei tifosi. Diego era un libro aperto, scritto a trama libera e con un finale amarissimo: straordinario in campo, scavezzacollo fuori. Dell’ex pibe de oro si sapeva quasi tutto, faceva scalpore abbastanza da riempire le pagine del gossip e della cronaca scandalistica: droga, relazioni pericolose e amicizie scomode facevano il paio con la magia che aveva nei piedi. Cavani, invece, preferisce il riserbo e la sua faccia, al massimo, sponsorizza happening religiosi. Mondanità zero, profilo sobrio e abitudini da gente comune come fare la spesa al supermercato, comprare il giornale in edicola e, magari, accompagnare la compagna dal pizzicagnolo di quartiere. Agli antipodi rispetto a Maradona. Da un lato il Matador, molto devoto a Gesù, professionista disciplinato e Atleta di Cristo. Dall’altro il Dieci che si odia o si ama, genio e sregolatezza. L’argentino s’allenava quando gli pareva, amava la noche caliente e la trasgressione, la polvere di stelle e le donne generose. Da una di queste, avventura di una notte, ebbe anche un figlio: Diego junior, schiacciato dalla figura di un padre tanto ingombrante quanto assente.
Mai corteggiato una donna dello spettacolo – aggiunge Cavani -. Non le conosco. Sono stato da Maria De Filippi solo perchè mia moglie è una sua fan, ma, a differenza di tanti miei colleghi, non so distinguere una velina da una conduttrice. La Ferrari? Posso farne tranquillamente a meno. La PlayStation? Non mi entusiasma, preferisco passare il tempo libero nella natura: quando mi ritirerò, tornerò in Uruguay e farò un lavoro a contatto con gli animali.
Chi è il suo calciatore preferito? A dire il vero sono due, l'uno più forte dell'altro…
Quello che amo di più in assoluto è Batistuta. Ma è Gesù l'attaccante più forte nella storia di tutti i tempi.