E’ una Champions League sempre più ‘europea’: sette Nazioni rappresentate ai quarti di finale

"C'è un italiano, un tedesco e un inglese…."
Potrebbe iniziare così il commento all'ultimo atto degli ottavi di finale di Champions League, quasi fosse una barzelletta. Ma è questo il panorama calcistico che è derivato dopo gli ultimi verdetti di ieri sera, alla fine dei match dai campi di Stamford Bridge e del Bernabeu. Michel Platini, lo sappiamo benissimo, si starà sfregando le mani: missione compiuta, avrà pensato con la conferma della qualificazione del Chelsea di Di Matteo. Un panorama così eterogeneo e variegato ai quarti di finale della massima competizione europea era semplicemente un sogno, quasi un'utopia ben sapendo che le grandi favorite inglesi e spagnole avrebbero rischiato di far ‘man bassa' dei posti a disposizione. Invece, oggi, tra le otto regine d'Europa, figurano ben sette nazioni rappresentate, quasi un en-plein a dimostrazione che il lavoro di cesello, coltivato negli anni passati e sempre portato avanti da tutta l'UEFA, ha raggiunro lo scopo prefissato: allargare il ‘risiko' del calcio continentale anche a quei Paesi storicamente ‘schiacciati' dalle solite superpotenze.
Negli ultimi 15 anni di Champions League non si contano così tante rappresentative di Paesi diversi a giocarsi un psoto in semifinale. Unica a uscire da questa regola e a porre la classica eccezione è la Spagna che annovera le due corazzate Real Madrid e Barcellona pronte a giocarsi tutte le proprie chances per giungere in fondo, ben sapendo però della ‘trappola' voluta proprio da Platini e i suoi, cioè quella di un sorteggio totale, senza più barriere nè paletti e che potrebbe far incontrare in un derby fratricida già ai quarti, i blancos e gli azulgrana.

Una edizione così ‘europea' è un fatto assolutamente nuovo e il raggiungimento massimo per le intezioni, sempre espresse sin dal suo primo giorno da presidente UEFA, di Michel Platini, cioè di permettere tramite la Champions League e le altre competizioni europee di dare ‘credito sportivo' al più alto numero di appresentati di Paesi differenti, col tentativo di creare un bacinosempre più ampio di riconoscimenti anche ‘politici', fondamentali per soddisfare le esigenze di tutti. L'edizione ‘perfetta' precedente a questa, risale alla stagione 1996-1997, vinta poi dal Borussia Dortmund 3-1 sulla Juventus, quando ai quarti di finale di Champions League arrivano otto formazioni di otto Paesi differenti: un ‘filotto' unico e mai più ripetuto, solamente sfiorato in questa edizione targata però proprio da Michel Platini che, nel 1997 non rivestiva ancora alcuna carica di prestigio all'interno del mondo del calcio. Nell'edizione 96-97, l'incredibile perfezione arrivò tramite la qualificazione del Borussia Dortmund (Germania), Auxerre (Francia), Juventus (Italia), Manchester United (Inghilterra), Porto (Portogallo), Ajax (Olanda), Altetico Madrid (Spagna) e Rosenborg (Norvegia).
Questa, dunque, è stata un'edizione quasi perfetta, la migliore della gestione Platini. L'Inghilterra era arrivata ai nastri di partenza da superfavorita con le due squadre di Manchester, l'Arsenal e il Chelsea a farla da padrone. Si prospettava nel primo turno, una qualificazione in massa delle compaggini inglesi che – al contrario – hanno strabiliato al contrario. Eliminate subito sia lo United che il City, i Gunners e i Blues sono appordati agli ottavi con più dubbi che certezze. Dopotutto, proprio le due londinesi non avevano mai convinto da inizio stagione e anche in Premier sono semrpe rimaste in ritardo in confronto delle due rivali di Manchester che si sono da subito alternate in vetta alla classifica. Speranze ridotte al lumicino per cullare sogni di gloria. Il calcio inglese si ritrovava drasticamente ridiemnsionato e ancor più in difficoltà al momento di sapere i sorteggi degli ottavi che lo vedeva confrontarsi con l'Italia del pallone (rappresentata da Milan e Napoli) autrice di un incredibile ‘filotto' di qualificazione.
Due opposti che si sono attratti fino al verdetto finale: se i giovani dell'Arsenal hanno semplicemente sfiorato l'impresa all'Emyrates, vincendo 3-0 sul Milan ma eliminati in virtù del 4-0 subito a San Siro, l'armata di Di Matteo ha compiuto l'impresa, andando a ribaltare il 3-1 del San Paolo, con i Blues vittoriosi ai tempi supplementari 4-1 sul Napoli, incredibilmente eliminato dalla corsa europea. Un verdetto impensabile, anche per Platini che aveva oramai rinunciato a vedere una squadra inglese proseguire il cammino. E invece, i reduci di AVB, affidati all'italiano Di Matteo promosso a primo allenatore, si sono rivelati ancora una volta invincibili, conquistando il 5° successo nelle cinque gare dal cambio di panchina.

Lo stesso entusiasmo, ovviamente sottaciuto, dev'essere esploso alla qualificazione del Bayern Monaco. Il calcio tedesco aveva subito già pesanti umiliazioni con l'eliminazione nel girone di Schalke04 e dei campioni in carica del Dortmund, vedendo agli ottavi i bavaresi insieme al Bayer Leverkusn. Questìultimo, poi, nella doppia sfida degli ottavi con i marziani di Barcellona, aveva ricevuto al Camp Nou una lezione di calcio, con il 7-1 azulgrana della cinquina di Messi, strapazzando e annichilendo i tedeschi. Bundesliga aggrappata, dunque, alla società più blasonata, il Bayern Monaco che, però, arrivava dalla sconfitta cocente di basilea da dover ribaltare. Un Super Mario Gomez (4 gol) e uno straordinario Robben (2 reti) hanno però compiuto il miracolo di portare una squadra tedesca ai quarti: 7-0 al Basilea e Bayern ritornato improvvisamente protagonista.
E se tedeschi e inglesi sono stati ben rappresentati, anche la Francia non ha avuto problemi – con il senno di poi – a portare una sua squadra tra le migliori otto d'Europa. Anche il calcio transalpino, forse il più debole tecnicamente dei quattro campionati più importanti d'Europa (Inghilterra, Spagna, Germania e, appunto, Francia) non ha avuto un buon inizio di Champions League, anzi. Il dramma si era consumato proprio negli ottavi di finale quando il Lione, campione uscente in Ligue1, non era riuscito a sfruttare il sorteggio che l'aveva contrapposto alla cenerentola della Coppa, l'Apoel di Nicosia. L'1-0 in Francia era stato infatti ribaltato dalla ‘Juventus di Cipro' davanti al proprio pubblico costringendo i transalpini ai supplementari e poi ai rigori, eliminandoli incredibilmente dalla competizione. Con il Lione fuori e l'Olympique Marsiglia opposta ad una affamata e disperata Inter, il calcio francese era destinato a lasciare l'Europa. E invece, gli dei del calcio hanno omaggiato i translapini dell'ennesima sorpresa: i gol eni minuti di recupero di Ayew (all'andata) e di Brandao (nel ritorno) hanno consegnato un'insperata qualificazione ai quarti ai danni proprio dei nerazzurri, vittoriosi 2-1 a San Siro, ma eliminati dalla Champions.

Il ‘delitto' perfetto è dunque riuscito a Platini che può festeggiare tra le prime otto d'Europa anche il sorprendente Apoel di Nicosia, capace di ottenere uno storico secondo posto nel girone eliminatorio per poi assurgere a gloria imperitura con l'impresa della qualificazione ai quarti di finale ai danni del Lione. Non solo, perchè l'ultima Nazione ad essere rappresentata è anche il Portogallo nelle vesti del Benfica. Dal match tra i lusitani e lo Zenit di San Pietroburgo, riteniamo, Michel Platini non si aspettasse nulla. Alla fine, chiunque avesse vinto avrebbe rappresentato un Paese che non aveva altre squadre a disposizione e sarebbe stato un successo per l'Uefa al di là di preferenze del momento. E' vero, con l'eliminazione dello Zenit di Spalletti e la caduta del CSKA contro il Real Madrid il calcio russo è forse l'unico che ha subito una vera e propria – ennesima – sconfitta a livello continentale. E in effetti manca una rappresentativa del calcio dell'est, sempre più forte politicamente e impoenente per mezzi economici a disposizione, ma sperare in una uscita anzitempo dei blancos di Spagna sarebbe stato un po' troppo.

E le italiane?
Il nostro calcio ha vissuto la favola del girone di qualificazione con un ‘filotto' imperiale di tre squadre su tre agli ottavi di finale. Una favola che si è rivelata, poi, per quello che era: una menzogna, o la cruda e triste realtà del nostro pallone. Anche se uno strascito di speranza era arrivato anche dai match di andata, con il 4-0 del Milan sull'Arsenal, il 3-1 del Napoli sul Chelsea e la sconfitta di misura e – ferse – immeritata dell'Inter a Marsiglia. C'erano, stringendo i denti e incrociando le dita, i presupposti perchè l'illusione potesse continuare fino a sfociare in un qualche miracolo verso l'Allianz Arena, teatro in maggio della finalissima. E invece, tranne il Milan, Napoli e Inter sono state eliminate. I rossoneri, unica rappresentante del nostro calcio, hanno subito l'umiliazione del 3-0 contro l'Arsenal giocando forse la più brutta gara da inizio stagione, ma sono giustamente ai quarti di finale. Il DNA milanista trova sempre uno stimolo e motivazioni in più quando si gioca in Europa, per quella Coppa che l'ha proiettato ad essere – non a caso – il club più titolato al mondo. Per l'Inter, nello stato attuale delle cose, forse – per assurdo – è stato meglio così, cioè che l'illusione non durasse che l'attimo di un gol maligno di Brandao al 93′. L'uscita dalla Champions è sempre amara ma potrebbe diventare un iniziale placebo perchè ad Appiano ci si renda subito conto che il ciclo è ufficilamente concluso e si debba – senza ulteriori ritardi o scusanti – da subito studiare una rifondazione, lunga dolorosa e completa. Il Napoli ha vissuto la sua notte più triste: a Stamford Bridge è andato in scena un incubo con il 4-1 di Ivanovic ai supplementari che ha spezzato le ginocchia alla corsa verso la gloria degli uomini di Mazzarri. Ma anche in questo caso, l'eliminazione non può essere vista semplicemente come un dramma nazionale: i partenopei hanno disputato una Champions da protagonisti, non cogliendo l'occasione più ghiotta proprio nel momento in cui, cuore, testa ma anche esperienza e sangue freddo contavano più di mille altre motivazioni. E questa è la lezione da tenere stretta: il prossimo anno, semmai in Champions, si farà tesoro di ciò che di ottimo si era conquistato fino ad oggi, perchè – al contrario dell'Inter – il ciclo di questo Napoli sembra essere in pieno svolgimento.