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“E’ tutta colpa del calcio malato”: le scuse del patron del Paok in campo con la pistola

Dopo l’irruzione in campo con una pistola nella fondina, Ivan Savvidis ha provato a dare una spiegazione al suo atteggiamento. Poco convincente: “Mi scuso, è stata una reazione istintiva, ma mi batto ogni giorno per un calcio più pulito e leale”
A cura di Alessio Pediglieri
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In Grecia nell'ultimo weekend si è sfiorata la tragedia per la scellerata decisione del presidente del Paok Salonicco di entrare in campo a protestare contro l'arbitro, portando una pistola con sè nella fondina. Immagini che hanno subito fatto il giro del mondo scatenando l'indignazione generale e la condanna morale per il numero uno della società greca.

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L'invasione con la pistola

Il tutto per un gol annullato. Solamente l'intervento delle forze dell'ordine ha evitato il peggio anche se Ivan Savvidis, il nome del Presidente del Paok, non ha mai estratto l'arma. Ma l'atteggiamento minaccioso e le invettive contro il direttore di gara lasciavano intendere che si potesse arrivare al peggio da un momento all'altro.

Le scuse del presidente

Oggi, a due giorni dall'incidente che ha causato anche la sospensione del campionato greco e una indagine della federcalcio per decidere sull'episodio in questione, sono arrivate le scuse del numero uno del Paok Salonicco: "Sono molto dispiaciuto per quello che è successo, chiaramente non avevo il diritto di entrare in campo in quel modo"

Savvidis è personaggio molto particolare e conosciuto benissimo in Grecia, non solo nell'ambiente calcistico ma anche in quello politico. E' un uomo d'affari greco di origini russe nato in Georgia, uno degli uomini più ricchi del Paese, ex parlamentare russo ed è considerato molto vicino a Putin.

La colpa del calcio malato

Savvidis ha provato a minimizzare il suo gesto facendo un mea culpa che però non ha convinto fino in fondo, Più che colpa sua, per patron del Paok è colpa del calcio malato: "Mi scuso con i sostenitori del Paok, con tutti i tifosi greci e con la comunità calcistica internazionale. Credetemi, non era mia intenzione interferire con gli arbitri. Io, la mia famiglia e miei colleghi siamo vittime ed ostaggi di un calcio malato. Sto combattendo e continuerò a farlo, nonostante i continui attacchi, per un calcio pulito e leale".

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