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E’ l’Inter di Conte e di Lukaku: ritmo, gioco, personalità e gol

Il tecnico nerazzurro ha messo in campo la ‘sua’ Inter. La visione di Conte si è tramutata in splendida realtà per 90 minuti, contaminando con la sua empatia tifosi e giocatori. Tra questi, anche Lukaku già al centro del gioco, cercato dai compagni e in simbiosi con Lautaro. Alla faccia di chi lo voleva grasso e goffo.
A cura di Alessio Pediglieri
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Contro il Lecce non era un compito difficile ma è per questo che l'Inter aveva solamente tutto da perdere. Davanti ad un San Siro sold-out, con una neo promossa, una squadra e un progetto tutti nuovi, i problemi in difesa, la sensazione di un work in progress che averebbe potuto frenare i giocatori soprattutto nella testa. E invece, proprio dalla mentalità messa in campo per 90 minuti, al di là del risultato e dell'avversario, l'Inter ha mostrato già di essere sulla rotta di Antobio Conte, quella ‘ no limits ‘ che il tecnico si ostina a sottolineare in ogni conferenza stampa. Quattro gol, ma soprattutto gioco e idee chiare.

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La visione vincente

Tra le tante scelte vincenti di Conte contro il Lecce c'è certamente l'idea di aver voluto creare un centrocampo che presentava un mix tra fosforo e piedi buoni: Sensi, Brozovic e Vecino a calibrare gli equilibri, Candreva e Asamoah a concentrarsi sui pendolini laterali, senza fermate. Un'Inter di personalità, che sa già ciò che deve fare e lo fa con giudizio, senza fretta consapevole che prima o poi qualcosa di buono arriva.

Il Conte interista

Conte lo aveva detto prima e lo ha dimostrato a San Siro: è un uomo da Inter. Così come lo è stato per la Juventus e per il Chelsea e anche per la nazionale. Esulta, si arrabbia, arringa i tifosi, abbraccia chi sta in panchina e riesce sempre a trasmettere l'empatia del vincente a chi è in campo o chi ci entra a gara in corso. Qualche pecca c'è, soprattutto davanti ad Handanovic a causa del forfait in ultimo di de Vrij e non sempre l'intesa tra Lautaro e Lukaku si è dimostrata perfetta.

Romelu c'è

Proprio il belga però ha mostrato tutte le proprie qualità al suo nuovo pubblico: prestanza fisica, agilità in area di rigore, capacità di gestire la palla o di forza o con sagacia a seconda dell'occasione. E soprattutto è stato un giocatore cercato con costanza dai compagni. Ha lavorato di sponda, ha sfondato quando c'era l'occasione, ha mostrato rapidità in occasione del gol di rapina sulla respinta corta del portiere avversario dopo più di un'ora di sgroppate in campo.

La rivincita del ‘ciccione' Lukaku

Se Icardi è rimasto (e resterà) in tribuna l'Inter e i suoi tifosi non hanno perso qualità e incisività in area di rigore avversaria. Lukaku sembra essersi calato alla perfezione nel ruolo di uomo-faro. Anche con Lautaro ha cercato il fraseggio, ha concesso all'argentino il tiro quando poteva, ha fatto da boa al Toro e agli inserimenti dei centrocampisti. Sovrappeso, poco professionale. A Manchester lo hanno ricordato così. A San Siro non sembrava proprio.

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