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A Cardiff la finale di Champions Juve-Real Madrid

Dybala: “Gli inizi furono duri. Papà morì e lontano da casa piangevo di notte in bagno”

La Joya è uno dei protagonisti dei successi recenti della Juventus, l’asso nella manica in vista della finale di Champions. Dalla squadra del piccolo paesino di Laguna Larga fino a Cardiff, in mezzo c’è tutta la storia dell’argentino e il segreto della sua maschera.
A cura di Maurizio De Santis
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La Joya in pillole. Paulo Dybala è uno dei protagonisti della Juventus che in Italia vince a mani basse (scudetto e Coppa Italia) e adesso cerca la definitiva consacrazione in Europa con la conquista della Champions League. Appuntamento a Cardiff, laddove il prossimo 3 giugno ci sarà la sfida con il Real Madrid – detentore del trofeo – e Cristiano Ronaldo, il Pallone d'Oro che vuole fare filotto e agganciare Messi quanto a premi personali (cinque). Un match durissimo che Allegri ha definito come un ‘super bowl', prendendo spunto dal football americano e dall'importanza dell'evento anche a livello internazionale. Una gara che l'ex rosanero – come tutta la squadra – affronterà con la mentalità peculiare dell'ambiente bianconero.

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Mentalità vincente: alla juve niente scuse

L'argentino la spiega così, citando un aneddoto che riguarda il suo primo anno a Torino: "Nello scorso campionato eravamo in difficoltà – ha raccontato il calciatore nell'intervista al Venerdì di Repubblica -, avevamo raccolto 4 punti in 10 partite… Dopo la sconfitta con il Sassuolo, la quarta, Buffonci parlò di umiltà, di senso di responsabilità, di vergogna per le brutte figure. Lì ho capito che alla Juve non si cercano scuse e che il codice per la vittoria non cambia mai".

Il pianto e i gol dedicati al papà morto

Letale su punizione e su azione ma nel lato oscuro della forza di Paulo Dybala c'è anche dell'altro: la grande sofferenza provata per la morte del padre e la lontananza della famiglia agli inizi della carriera. Dalla squadra del piccolo paesino di Laguna Larga a quella dell'Istituto Atletico Central di Cordoba il salto fu durissimo per un ragazzino che nemmeno immaginava cosa gli sarebbe accaduto: Palermo, poi Juventus al posto di Tevez, la convocazione in nazionale, gli scudetti e la Champions… tutto così in fretta. "Non fu facile – ha ricordato Dybala -, ero rimasto orfano da poco e avevo la famiglia lontano. Mi chiudevo in bagno a piangere, ma non ho mollato. L'ho fatto per mio padre che oggi sarebbe orgoglioso di me. I miei gol li dedico a lui. 

Il segreto della ‘maschera'

La ‘Dybalamask' è la tipica esultanza adottata dall'argentino: pollice e indice verso il viso dopo ogni gol, un gesto corredato anche dallo sguardo e le braccia rivolte verso il cielo in memoria del genitore scomparso. Da cosa è nato quel gesto? Dal rigore sbagliato contro il Milan nella finale di Supercoppa italia a Doha. La Joya aveva il morale sotto i tacchi, trovò conforto nella frase di Michael Jordan ("ho fallito più e più volte nella mia vita, e per questo ho avuto successo") e come il Gladiatore ("il film preferito, l'avrò visto una trentina di volte") trovò la forza di rialzarsi e combattere.

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