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Doping: preparatore atletico del Cesena nella bufera, chiesti sei anni e sei mesi di squalifica

La Procura antidoping del Coni ha chiesto, per Danilo Chiodi, una megasqualifica per fatti risalenti a quando era sotto contratto con il Rimini.
A cura di Alberto Pucci
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Il doping torna di nuovo ad occupare le prime pagine dei giornali sportivi. Dopo gli sviluppi dell'indagine chiamata "Anabolandia", che ha permesso tempo fa ai carabinieri del Nas di Bologna di sgominare un’associazione a delinquere che, con la complicità di dirigenti e farmacisti, era finalizzata a favorire la prescrizione e l'assunzione di ormoni e anabolizzanti, è arrivata la richiesta della Procura antidoping del Coni nei confronti di Danilo Chiodi, l'ex preparatore atletico del Rimini (oggi al Cesena) coinvolto nel "pasticcio" messo in piedi dal medico Vittorio Emanuele Bianchi, arrestato nel 2011 e tuttora ai domiciliari. La richiesta shock della Procura, sei anni e sei mesi di squalifica, è stata chiesti in seguito al riconoscimento della responsabilità in ordine alla violazione degli articoli 2.8 e 3.2 delle Norme sportive antidoping ("somministrazione o tentata somministrazione ad un atleta durante le competizioni, di un qualsiasi metodo proibito o sostanza vietata" e per essersi avvalso della "consulenza o della prestazione di soggetti inibiti").

I precedenti di Rimini – I fatti risalgono alla stagione 2008/2009 quando il Rimini giocò la finale playout di Serie B contro l'Ancona: "Se metti mano all'ormone, questi giocano da serie A" disse il medico Bianchi a Danilo Chiodi, a quel tempo preparatore atletico del Rimini. La cura che venne somministrata ad alcuni giocatori biancorossi, però, non servì a nulla perché l'undici marchigiano, trascinato da Mastronunzio (oggi fermo per la squalifica relativa al calcioscommesse), riuscì a salvarsi dopo il pareggio al "Del Conero" e la vittoria in trasferta. Come precedentemente sottolineato dall'ordinanza del gip di Rimini, Chiodi nel giugno del 2009 contattò Bianchi concordando con lui il trattamento con Gonasi 5000 ed emotrasfusioni con ozono, ad alcuni giocatori. Ad inchiodare l'attuale preparatore atletico del Cesena, le intercettazioni telefoniche dalle quali sono emersi i continui contatti tra Chiodi ed il dottor Bianchi, accusato di aver procurato farmaci dopanti a sportivi di tutta Italia. Tra gli indagati, figura anche Emiliano Milone, uno dei tre calciatori sottoposti a trattamento in occasione della partita incriminata.

 
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