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Doping, Lucioni positivo per colpa dello spray del medico sociale

Il dottor Giorgioni ha ammesso davanti alla Procura di aver personalmente usato uno spray cicatrizzante contente la sostanza proibita senza che il giocatore ne sapesse nulla. Anche se venisse confermata l’assenza di dolo, per il capitano del Benevento ci sarebbe comunque un deferimento.
A cura di Alessio Pediglieri
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Capitan Lucioni sarebbe innocente. Il difensore del Benevento sospeso per essere stato trovato positivo ad un test antidoping avrebbe assunto la sostanza vietata non consapevolmente. La responsabilità sarebbe stata del medico sociale della società neopromossa che avrebbe utilizzato uno spray contenente il farmaco, su una ferita del giocatore. Queste le ultime indiscrezioni attorno ad una vicenda che ha posto ombre sul Benevento in un inizio di stagione disastroso per i campani ancora fermi al palo degli zero punti in classifica dopo sette giornate.

Le ammissioni del dottor Giorgione

Lo spray ‘personale'

Il medico sociale del Benevento, Walter Giorgione sarebbe la causa della positivà di Lucioni.  Il medico infatti ha ammesso le sue responsabilità innanzi alla Procura antidoping di Nado Italia dove è stato ascoltato sulla positività all'anabolizzante Clostabol riscontrata al capitano giallorosso. Per questo motivo Fabio Lucioni era stato sospeso dalla Federcalcio in attesa di riscontri e dell'esito dell'inchiesta

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Anche la società ignara del farmaco

Il medico dei campani ha quindi ammesso di aver applicato uno spray cicatrizzante con all'interno la sostanza incriminata, specificando di possedere personalmente il farmaco che non era quindi nella disponibilità della società Benevento. Una ‘superficialità' che scagiona anche la società dalla responsabilità oggettiva e pone il dottor Giorgione in una posizione scomodissima. Su queste basi, però, dovrà essere emessa la sentenza per il difensore del Benevento.

Il deferimento anche senza dolo

Si attende ora la decisione della Procura che comunque non escluderebbe un probabile deferimento del giocatore e dello stesso medico. Nonostante sia stata appurata l'assenza di dolo, grava su Fabio Lucioni il precedente simile della fondista norvegese, Therese Johaug, successivamente condannata al Tas di Losanna nonostante avesse dimostrato la sua buonafede.

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