Donnarumma e Chiesa non bastano: la meglio gioventù del calcio non gioca in Italia
L'Europa del calcio può essere ancora terra per giovani. Anche se gli spazi tendono a ridursi. È il dato che emerge dall'ultimo studio pubblicato dall'Osservatorio sul calcio del CIES, il Centro Internazionale per gli Studi sullo Sport. Nei cinque principali campionati europei, infatti, nove giocatori hanno disputato il 100% dei minuti disponibili in campionato, compresi Emil Audero, Gianluigi Donnarumma e Nikola Milenkovic, i tre giovani più utilizzati in Serie A. Tuttavia, il minutaggio degli under 21 raggiunge solo il 15,4% in Ligue 1, il 14,7% in Bundesliga, il 9,8% in Serie A, il 6,1% in Liga e il 5,3% in Premier League.

Serie A: l'ottavo campionato più vecchio d'Europa
L'Italia è il secondo dei campionati del Big 5 per impiego di stranieri nel 2018 (60,94% dei minuti), il quinto in assoluto in Europa dietro Cipro, Turchia, Belgio e Inghilterra. Con 27,29 anni di media, la Serie A è l'ottavo campionato più “vecchio” d'Europa. Il Parma (30,02 anni) è una delle sole nove squadre con un'età media superiore ai 30 anni, in un gruppo in cui dominano le squadre della Super League turca che, secondo uno studio del 2016, paga l'eccessiva dipendenza dai diritti tv e la poca trasparenza nella gestione dei club.
Insieme alla Bundesliga, però, è l'unico dei campionati del Big 5 con tre under 21 sempre in campo finora. La Fiorentina, che ha l'età media più bassa della Serie A (23,95 anni), vanta tre dei dieci giovani più utilizzati in stagione: Milenkovic, Federico Chiesa e il portiere Adam Lafont. Ma a parte casi virtuosi, come i viola, come il Sassuolo o il Cagliari, lo scenario italiano che emerge dal Report Calcio 2018 (basato su dati aggiornati al 2017) è tutt'altro che positivo. “Solo il 6,4% dei calciatori fra 15 e 21 anni tesserati per club professionistici nel 2007-08” si legge nel rapporto, “sono operanti nel calcio professionistico nel 2016-17”. In dieci anni risultano svincolati il 28% degli under 21 in Serie A nel 2007, il 29,7% dei giovani in B, il 40,3 di quelli in Lega Pro.

Il preoccupante aumento dell'abbandono dell'attività agonistica che emerge dal Report Calcio si rispecchia nello scarso radicamento dei giovani in Serie A. I calciatori tra i 15 e i 21 anni che hanno militato nell'attuale squadra per almeno tre stagioni hanno disputato solo il 5,25% dei minuti disponibili. E ben sei squadre (Atalanta, Bologna, Inter, Juventus, Sampdoria, Spal) non hanno impiegato nemmeno per un minuto un giocatore che corrisponda a questo profilo. Un elemento che conferma quanto potrebbe essere problematica l'applicazione dell'emendamento Giorgetti al decreto Lotti che, se approvata, vincolerebbe la distribuzione del 10% dei diritti tv all'utilizzo di under 21 rimasti per almeno tre campionati di A nella stessa squadra.

In Ligue 1 il radicamento più diffuso
La Ligue 1, il campionato più giovane nel Big 5, è anche l'unico in cui tutte le squadre abbiano utilizzato almeno un giocatore sotto i 21 in rosa per almeno tre campionati. È un'ulteriore conferma di un modello di business evidente già nel rapporto della lega francese con i dati aggiornati al 2017. In un campionato sempre più attrattivo per i talenti stranieri, innegabile effetto delle politiche espansive del PSG che comunque è la seconda squadra per utilizzo di giovani cresciuti nel vivaio in campionato, diversi club puntano sull'acquisto o la valorizzazione interna di giovani come elemento chiave per far crescere gli introiti. “Il successo di questa strategia è basata sulla riconosciuta efficacia del sistema di allenamento francese e sull'abilità dei club di acquisire talenti per sfruttare al massimo le dinamiche di acquisto prevalenti nei campionati esteri”. Il riferimento implicito è all'accademia di Clairefontaine, la fabbrica dei campioni presa da molti a modello che Alec Cordolcini racconta sull'ultimo numero del Guerin Sportivo.
Valorizzazione che il Bordeaux conosce bene. È infatti dal 2013 nella rosa dei girondini Jules Kaoundé, uno dei due under 21 sempre in campo dal primo minuto in Ligue 1. Difensore nato a Parigi ma vissuto in Gironda dall'età di due anni, si è fatto notare subito con gli U17 regionali di coach Jean-Luc Dogon, che poi gli ha assegnato la fascia di capitano nell'Under 19 che ha vinto il titolo di campione di Francia nel 2017. Peraltro è di proprietà del Bordeaux anche il secondo giovane sempre in campo, il portiere Jules Bernardoni in prestito al Nimes, la squadra con l'età media più bassa del campionato, che più di tutte utilizza giovani nel vivaio per almeno tre stagioni.

Liga, radicamento e appartenenza
La Liga, il campionato più “anziano” del Big 5, è però il secondo dietro la Premier League per fedeltà dei calciatori impiegati. È anche l'unico in cui almeno una squadra abbia utilizzato per oltre metà dei minuti disponibili giovani tesserati per almeno tre anni. Quali sono? Le due basche, Real Sociedad e Athletic Bilbao, che sul senso di appartenenza territoriale hanno basato una precisa politica di gestione, una sorta di sfida culturale alla globalizzazione del calcio moderno.
Anche per questo la Real ha blindato fino al 2024 l'under 21 più utilizzato del campionato, il centrocampista difensivo Igor Zubeldia, che è nato a San Sebastian e da undici anni indossa la stessa maglia. Per evitare ulteriori tentazioni, il club ha inserito nel contratto, il più lungo fra tutti gli elementi della rosa, una clausola di rescissione da 50 milioni come riferiva Marca a giugno.

Bundesliga, il regno delle opportunità
La Bundesliga, dove i giocatori impiegati non cambiano squadra in media da 2,43 anni (la più alta fedeltà del Big 5), rimane il più giovane dei cinque principali campionati europei. Dall'anno scorso, ogni mese viene anche premiato il miglior Rookie, il miglior debuttante in campionato. Nell'ultimo mese il premio è andato alla rivelazione dell'Hoffenheim Reiss Nelson, il più giovane della squadra, che ha ripagato con 3 gol su appena sei tiri e 7 occasioni create la fiducia di coach Julian Nagelsmann. Proprio per lavorare con il giovane prodigio della panchina, ha raccontato al sito della Bundesliga, ha lasciato l'Arsenal in estate.

Nagelsmann si inserisce nella nouvelle vague del calcio tedesco, lanciata da Jurgen Klopp al Mainz, la squadra che ha utilizzato di più i giovani in stagione. Sono quattro, infatti, gli under 21 nella rosa dei Nullfünfer tra i dieci più presenti in Bundesliga quest'anno: Aarón Martín, terzino sinistro in prestito dall'Espanyol, Jean-Philippe Mateta, punta francese paragonata ad Adebayor che arriva dal Le Havre, il portiere Florian Müller, cresciuto nel vivaio che ha debuttato in prima squadra a Marzo senza prendere gol contro l'Amburgo, e Ridle Baku, centrocampista che ha completato l'intera trafila nelle giovanili e cambiato legalmente il nome di battesimo in onore dell'ex attaccante di Lazio e Borussia Dortmund.
Molti dei giovani di spicco, si legge nell'ultimo Bundesliga Report, hanno già brillato in Under 21 o in nazionale maggiore. È lo specchio dell'importanza riservata in Germania ai giovani, come dimostra un'età media complessiva, fra prima e seconda divisione, di 24.5 anni quest'anno, 2,6 in meno rispetto al 2001-2002.

Premier League: Manchester United e Arsenal non fanno scuola
Curioso, infine, il caso della Premier League in cui c'è un solo under 21 in campo sempre, la stellina del Wolverhampton Ruben Neves. Ma i Wolves sono la penultima squadra per impiego dei giovani del vivaio, una graduatoria in cui spiccano Manchester United e Arsenal, e non è certo una sorpresa.

L'utilizzo dei giovani è diffuso ma non cospicuo per squadra. Non è ancora determinate, dunque, l'introduzione del 2016 della Premier League 2, il campionato giovanile esteso agli under 23 articolato in due divisioni da 12 squadre ciascuna, e dell'Elite Performance Plan nato nel 2012 per favorire lo sviluppo e la crescita dei giovani attraverso pratiche mirate di allenamento. Il campionato più ricco d'Europa si muove sempre più sui binari della globalizzazione. Ci sarà anche nel calcio una prossima Brexit, un cambio di rotta? Le prossime stagioni ci diranno di più.